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Piccola Posta

I vicini di casa in un mondo in cui non esiste il prossimo, ma solo il nemico

Adriano Sofri

Il prossimo di un israeliano è un palestinese: non di rado vive nella casa che fu sua, occupa la casa da cui l'ha appena buttato fuori. Bezalel Smotrich, infimo tra gli uomini promosso ministro, è capace della visione che annulla la presenza del prossimo di Gaza come spazzerebbe delle formiche dal tavolo

Basterebbe smettere una volta per tutte con espressioni inveterate come “i nostri simili”, “il mio prossimo”. La somiglianza, la vicinanza, la fraternità addirittura, cui fanno riferimento – di figli di Dio, o di nati da donna, o quello che volete – è semplicemente una menzogna, o un malinteso. Il prossimo di un israeliano è un palestinese: non di rado vive nella casa che fu sua, non di rado occupa la casa da cui l’ha appena buttato fuori, non di rado gli sta radendo al suolo le case. E a un palestinese può esser bastato un deltaplano o un furgoncino per andare a caccia nel rave appena oltre il filo, e nei kibbutzim dei pacifici dirimpettai.

Il prossimo: vuol dire il vicino di casa. Bezalel Smotrich, infimo fra gli uomini promosso ministro, è capace della visione magnanima che annulla la presenza del prossimo di Gaza come spazzerebbe via con un gesto della mano dal suo tavolo di cucina una processione di formiche, e gli fa immaginare la riviera, il giacimento d’oro immobiliare. Meglio che aprire le acque del Mar Rosso. Non c’è nessuno dissimile quanto i nostri simili, nessuno così distante come il nostro prossimo. E’ tempo di smettere di trastullarsi con falsi problemi come amare il prossimo tuo, o addirittura amare il proprio nemico. Il prossimo non esiste, il nemico sì, quasi solo lui, e amarlo è una boutade di smidollati o di imbroglioni. Basta disporre di una parte di potenza, la parte adeguata alla propria situazione, per dedicarsi, per accanirsi, a cancellare i tuoi simili, il tuo prossimo.

E’ reciproco, del resto: chi vorrebbe sentirsi simile a Bezalel Smotrich, chi suo prossimo? Comprereste un’auto usata da Smotrich? Dareste vostra figlia in sposa a Bezalel Smotrich? (Così si diceva infatti delle figlie una volta, prima della scoperta dell’automobile, e si dice e si fa ancora). Come potrebbe una creatura infima come Smotrich rinunciare a trarre vendetta del suo prossimo?

Prendete il Papa, uno capace di parlare ancora di umanità, e della disumanità come se fosse il contrario dell’umanità, e non il suo intimo segreto. Uno capace di dire ancora “Ama il tuo nemico”, senza ridere e senza piangere. Il Papa, duemila e passa anni di sacra solennità, l’investimento innumerevole dei fedeli, il titolo di vicario di un Dio incarnato e giustiziato, e volete che un uomo infimo, un Dmitrij Medvedev, non sappia immaginare di spedire la sua bomba e carbonizzare Papa e vestito bianco e fedeli e cupola di Michelangelo: che cosa c’è di più umano?

Ci stiamo avvicinando alla verità, con un moto via via più veloce, com’è sempre verso la fine. Figurarsi verso la fine di tutto, la Fine. Il genere umano non ha simili ma dissimili, dissimile ciascuno a se stesso. Odia il prossimo suo come se stesso. Niente di disumano gli è estraneo. I suoi campioni l’hanno capito e lo vanno praticando. Gli manca solo un congegno che li preservi in solido, impedendo loro di cancellarsi reciprocamente. A questo lembo di egoismo riservato a tre o quattro figuri e al loro codazzo può affidarsi la premura dei milioni di milioni per i loro piccoli. Al superamento di un altro dei nomi con cui gli esseri umani si riconobbero simili agli altri animali: i mortali. L’affabile conversazione del terzetto di Pechino sui continui trapianti capaci di assicurare 150 anni e oltre – l’immortalità, dopotutto, perché no? – è una ragione di speranza. Avranno pur sempre bisogno, e voglia, di qualcuno da asservire, da trucidare. Gente di Gaza, genti del mondo: è il dì dei morti, allegri.
 

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