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Il primo caso di rispetto del diritto all'affettività in un carcere italiano
Si è svolto lo scorso 18 aprile il primo incontro intimo fra una persona detenuta e la sua partner. Il piccolo chiasso degli addetti non è mancato, e per ora solo 33 prigioni hanno dichiarato di disporre degli spazi adeguati per replicare. Tuttavia è successo, ed è un bene
Lo scorso 18 aprile si è svolto, in un carcere italiano, il primo incontro intimo – “il diritto all’affettività” – fra una persona detenuta e la sua partner. In ritardo di 14 mesi sul pronunciamento della Corte Costituzionale, in ritardo di molti decennii sulla decenza civile. Solo 33 prigioni hanno dichiarato di poter disporre di spazi adeguati, mentre altre 157 l’hanno negato. Tuttavia è successo.
Attorno a questa prima attuazione, il piccolo chiasso degli addetti non è mancato, ora più simile a un chiacchiericcio di origliatori che a un vero rumore. Non ci sono state interviste ai primi perpetratori, sulla prima volta. Nel pubblico più largo, la cosa è passata sostanzialmente sotto silenzio. Due buone notizie, in una volta sola.


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