Si prova un rigetto nei confronti della politica, di quello che passa per politica, e lo si spiega con la sensazione di inadeguatezza, o francamente di stupidità, dei suoi attori contemporanei. Naturalmente, non è un buon argomento. Del resto una sensazione simile, solo più combattiva e meno dimissionaria, si provava anche per la politica di una o due generazioni fa, e tuttavia allora la sufficienza nei confronti degli attori della politica ufficiale contava meno dell’opposizione alla visione del mondo cui si ispiravano. Questo non è un tempo di visioni del mondo, il mondo è rimasto solo, forse è il compimento della secolarizzazione famosa. Anche il potere è rimasto più solo, e dunque mostra più scopertamente la propria inclinazione a sbagliare i conti e a nuocere agli altri e perfino ai suoi provvisori detentori. Intelligenza o astuzia o furbizia o una loro mescolanza possono favorire in qualche caso la ricerca del potere, ma la smania di conservazione del potere comunque raggiunto istupidisce pressoché inesorabilmente.
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