AP Photo/Michel Euler 

Piccola Posta

La stupidità grottesca del potere, tale da procurarsi la propria rovina

Adriano Sofri

La legge sulla sicurezza promossa dal governo francese ha un articolo, il 24, che punisce con un anno di carcere e la contravvenzione fino a 45 mila euro chi filmi o fotografi gli agenti in servizio d’ordine. Inevitabili le proteste

L’enorme manifestazione del sabato dopo, il 28 novembre a Parigi, “per le libertà”, ripresenta l’antico e irrisolto problema della stupidità del potere. Il sabato prima, Michel Zecler, produttore discografico, era stato aggredito da poliziotti davanti e dentro la sede dei suoi studi di registrazione. Zecler aveva indugiato sul portone senza la mascherina ed era rientrato alla vista dei poliziotti, che lo avevano inseguito e picchiato brutalmente gridandogli, come da regolamento, “Sporco negro”. Aiutato da giovani dello studio a sottrarsi alla furia degli agenti, Zecler era stato portato all’interno, e l’edificio chiuso a chiave. Uno degli agenti, che intanto avevano chiamato rinforzi, per costringerli a tornare fuori aveva gettato un lacrimogeno attraverso la fessura di una porta a vetri.

 

Poi avevano ripreso con metodo il pestaggio dell’uomo a terra. Era tutto in regola, compresa l’imputazione: Zecler avrebbe resistito alle forze dell’ordine, avrebbe insultato e aggredito, sottratto loro le armi, costretto gli agenti a difendersi. Tutto secondo copione. Primo caso di imbecillità del potere, piccolo, perché si tratta solo di comuni poliziotti, e però enorme, perché c’era un uomo inerme in loro balìa. Benché la cronaca insegni che un qualche occhio terreno ti vede ormai dovunque (perfino nei sotterranei delle galere, qualche volta, magari per un carceriere obiettore), gli agenti si erano dimenticati delle videocamere di servizio. Così un paio di picchiatori e calunniatori sono in carcere, altri denunciati, e il presidente Macron ha potuto scrivere che “le immagini che abbiamo visto tutti dell’aggressione di Michel Zecler ci fanno vergogna. La Francia non deve mai cedere alla violenza o alla brutalità, da qualunque parte provengano. La Francia non deve mai lasciar prosperare l’odio o il razzismo”.

 

Lo stesso suo ministro dell’interno, Gérald Darmanin, ha dovuto manifestare una sua deplorazione. Tutto ciò è avvenuto in una società scossa da rivelazioni come quella su Adama Traoré, il cittadino francese di origine maliana brutalmente aggredito dalla polizia e morto asfissiato nel 2016, e a ridosso della lezione degli Stati Uniti, dove il video di una meravigliosa giovane donna, Darnella Frazier, sull’assassinio di George Floyd aveva commosso e mosso i milioni, senza impedire – anzi! – ad altri poliziotti accecati dal loro piccolo e spaventoso potere di continuare così, al cospetto di telecamere e telefonini.

 

La legge sulla sicurezza promossa dal governo francese e passata attraverso la prima lettura parlamentare ha un articolo, il 24, che punisce con un anno di carcere e la contravvenzione fino a 45 mila euro chi filmi o fotografi gli agenti in servizio d’ordine. Una simile enormità non mostra tanto l’arroganza del potere quanto la sua stupidità: era una convocazione irresistibile della piazza, che ha risposto, con le rispettose mascherine. Poi sono venute le “precisazioni”: alcune distinguendo fra giornalisti e gente, come se ancora potesse sussistere una tal distinzione nel mondo di Darnella Frazier. Altre spiegando che sarebbero state perseguite solo le immagini accompagnate da incitamenti alla violenza. Stupidità a pié di pagina per chiosare la stupidità di fondo.

 

E l’antica domanda: come mai il potere, in tutte le sue modulazioni, è così grottescamente stupido da procurarsi la propria rovina? Anche quando il suo provvisorio titolare è capace di una squisita commemorazione di Diego Armando Maradona? Domanda senza risposta, forse la contiene in sé. La novità sta nelle dannate videocamere, nei fottuti telefonini.

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