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Piccola Posta

Il distanziamento in carcere? Metti un letto in bagno

Adriano Sofri

In galera i contagi crescono molto più velocemente che fuori, con 1.000 agenti e circa 800 detenuti positivi. Capire il sovraffollamento non è facile. Un esperimento

Ci sono, a ieri, circa 1.000 agenti penitenziari positivi al virus del Covid, e circa 800 detenuti. Ci sono positivi al virus tra i detenuti delle sezioni “irraggiungibili dal contagio” del 41 bis – a Tolmezzo, a Opera e altrove, dicono le cronache più avvertite. C’è un incremento dei contagi di galera molto più veloce che nel mondo di fuori, documentano i sindacalisti degli agenti. Ci sono casi di contagio di bambini incarcerati con le loro madri. Ci sono più di 54.800 detenuti a fronte di 47 mila posti molto teoricamente disponibili.

 

C’è paura e mortificazione. C’è da giorni un digiuno iniziato da Rita Bernardini e Irene Testa, senza scadenza, cui partecipano variamente militanti radicali, personalità e persone solidali, famigliari di detenuti. Le solite cose, insomma. È così raro trovare fatti e parole nuove che vale la pena di trascrivere l’illustrazione del cosiddetto sovraffollamento in tempi di pandemia fornita dal famigerato recidivo Salvatore Buzzi, insieme all’adesione al digiuno: “Per provare a capire cosa si prova basta sistemare un letto nel proprio bagno di casa – continua Buzzi.

 

"A quel punto, quando hai disegnato il lavandino, la brandina, i sanitari, va piazzato un letto sopra a quello già esistente. Quello è il sovraffollamento, e lì come lo applichi il distanziamento sociale?”.

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