Il Viandante sul mare di nebbia, olio su tela del pittore romantico tedesco Caspar David Friedrich, realizzato nel 1818 e conservato alla Hamburger Kunsthalle 

Piccola Posta

Dal Viandante di Caspar David Friedrich a “Viceversa. Il mondo visto di spalle”

Adriano Sofri

L'idea di mettere insieme un catalogo di figure viste di spalle e di indagarne i sensi è di quelle elementari che eccitano l'invidia e l'emulazione. "Viceversa. Il mondo visto di spalle", il libro di Eleonora Marangoni

Martedì sera avevo guardato su Sky un film di Wenders, “Submergence”. Cominciava con un incontro clandestino fra l’agente segreto britannico e i suoi capi in un museo berlinese: nei film gli agenti segreti si incontrano sui divani e le panche dei musei e delle mostre. Wenders piazza sulla scena un visitatore nella posa e nell’abbigliamento esatti del “Viandante sul mare di nebbia” di Caspar David Friedrich, la “figura di spalle” per eccellenza. Non è un personaggio che torni nel film, è il Viandante di Friedrich che guarda gli agenti segreti che devono guardarsi alle spalle fingendo di guardare i dipinti mentre noi spettatori guardiamo tutto quanto. Poi film noioso, ma non importa.

 

Mercoledì pomeriggio, a Radio 3, a “Fahrenheit”, ho sentito il dialogo fra il conduttore, Tommaso Giartosio, e l’autrice di un libro intitolato “Viceversa. Il mondo visto di spalle”, Eleonora Marangoni. Scrittrice giovane e già illustre, finora non a me che vivo piuttosto altrove. L’idea che ha avuto, di mettere insieme un catalogo di figure viste di spalle e di indagarne i sensi, è di quelle elementari che eccitano l’invidia (“Perché non ci ho pensato io? Ci avevo pensato anch’io, ma poi…”) e l’emulazione. Il mio turbante dipinto di spalle è quello di Munch, che ha più varianti, intitolato “Amore, morte e solitudine”.

 

Seguivo con curiosità l’intervista a Marangoni, un po’ per il cognome (il libro poteva intitolarsi “Saper vedere di schiena”) un po’ perché ha un suo modo di parlare allungando i monosillabi, articoli e preposizioni – uuuun…, laaaa…, peeeer… – e facendo poi una pausa, quelle pause che mettono in ansia l’ascoltatore, “non le viene la parola…”, e invece le viene, ogni volta, pregnante. Ha accostato il Viandante di Amburgo al quasi coetaneo “Infinito” di Recanati. Insomma ho cercato il libro online, ma non c’era l’ebook e aspettando la spedizione ho immaginato una specie di recensione alla cieca. (Tipico, “non ho letto il libro, e non ne ho nemmeno scritto la recensione”).

 

Mi sono chiesto se si sia interrogata sul mestiere del guardaspalle – chi è visto di spalle è esposto e indifeso. Guardiano e guardone (fra i sinonimi: Gorilla. Allo zoo di Roma forse c’è ancora un magnifico gorilla che se ne sta seduto con la schiena contro le sbarre, dando le spalle ai visitatori e al mondo intero). E sulle statue, che quando non stanno dentro una nicchia possono essere aggirate, raggirate e guardate alle spalle: il girotondo che si fa attorno al David dell’Accademia, ai bronzi di Reggio Calabria e all’efebo di Mozia, oltre che alle Veneri che girano un po’ il viso per paura di essere guardate, per sincerarsi di essere guardate (il Marangoni Matteo aveva una fotografia del San Giorgio di Donatello e spiegava che, pur destinata dall’origine a starsene nella nicchia esterna a Orsanmichele, la statua era perfettamente rifinita anche di dietro, dove nessuno l’avrebbe vista).

 

E sulla parentela fra lo spettatore uomo che guarda l’immagine della donna di spalle e l’immagine dello spettatore uomo sveglio che guarda la donna che dorme. E sulla fucilazione alla schiena, e il rifiuto fiero di farsi fucilare alla schiena. E sulle figure che voltano le spalle sdegnose, o offese, o danno le spalle invitanti, o si scusano di dare le spalle. E su quell’originario sguardo di spalle, alle cui innumerevoli e contrastanti implicazioni non mi attento, che è dell’uomo che si unisce alla donna da tergo, e quando risponde a un desiderio condiviso combina il piacere di vedere col piacere di esser vista.

Di più su questi argomenti: