Partigiani impegnati sul passo del Mortirolo

Gianni Perona e la bellezza di essere fedeli a se stessi

Adriano Sofri

È stato uno studioso appassionato della storia della Resistenza in Italia e in Francia. È morto a Torino domenica 17 febbraio, aveva 76 anni

Gianni Perona (foto a sinistra) è morto a Torino domenica, a 76 anni. Era nato a Biella, nel 1961 era entrato alla Scuola Normale pisana, primo di quell’anno. E’ stato uno studioso appassionato della storia della Resistenza in Italia e in Francia. Ho trovato gli appunti di una sua lezione in cui spiega che gli italiani avevano preso il termine “Resistenza” dalla Francia del 1941-42, ma ne rintraccia l’origine nella Dichiarazione dei diritti dell’Ottantanove, che proclamava “la resistenza all’oppressione” fra i diritti naturali imprescrittibili dell’uomo; e nella inapplicata Dichiarazione del 1793 che recitava: “Articolo 33: La resistenza all’oppressione è la conseguenza degli altri diritti dell’uomo; articolo 34: C’è oppressione contro il corpo della società, quando uno solo dei suoi membri è oppresso; c’è oppressione contro ogni membro, quando il corpo della società è oppresso. L’espressione “studioso militante” può suonare losca: nell’esempio di Perona e del suo insegnamento torinese ha avuto intera la sua nobiltà. Comunicando la notizia della sua morte, il nostro comune amico Michele Feo ha scritto: “Era un grande estimatore di Boezio e della Consolatio philosophiae, e si era procurato subito l’edizione critica della traduzione del Varchi, uscita da poco. È stato fedele a se stesso”. E’ bello essere stati fedeli a se stessi, quando non si sia vissuto solo per se stessi.

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