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Lunghi e pazienti incontri con mucche e cavalli

Adriano Sofri

Sull'Alpe di Siusi uno si aspetterebbe di incontrare animali selvatici. Ma ormai l’inversione è avvenuta. Al cancello di casa mia, Tavarnuzze, periferia di Firenze, ho lasciato caprioli, cinghiali e una cucciolata di volpe 

Sull’Alpe di Siusi, Seiser Alm, duemila metri più o meno, prati e boschi – mercoledì giorno pieno di fienagione – montagne bellissime tutto attorno, ci si aspetterebbe di incontrare animali selvatici. Ma ormai l’inversione è avvenuta. Al cancello di casa mia, Tavarnuzze, periferia di Firenze, ho lasciato caprioli, cinghiali e una cucciolata di volpe; appena più in alto, alla fattoria dei Collazzi, si segnalavano le imprese di un lupo. Qui ho visto qualche giovane capriolo e una martora, di corsa – le martore al Passo Sella fanno la fila per i selfie coi turisti.

 

In compenso ho lunghi pazienti incontri con mucche e cavalli. Riferisco qui un caso di cooperazione fra due cavalli avelignesi (Haflinger, quelli che qualcuno chiama avellinesi, ma sono originari di Avelengo/Hafling, Bolzano) che ho osservato mercoledì pomeriggio. Sapete che i cavalli, e le mucche, e i bambini africani, sono tormentati dalle mosche e dai tafani. C’è una vasta letteratura sull’utilità delle mosche: nutrimento di rondini, cardellini, colibrì eccetera, impollinazione, segnalazione dell’ora del decesso in criminologia… Però cavalli e mucche (e bambini africani) sono solo vittime. Il magnifico muso del primo dei due cavalli avelignesi era nero di mosche, e lui lo agitava di continuo per liberarsi da quel supplizio. Come volete che un cavallo, nobilissimo fra gli animali, sviluppi un pensiero metafisico o un cavaturaccioli o un campionato di corse di bipedi umani se deve ininterrottamente agitare il muso per cacciare le tormentose mosche? Il secondo cavallo aveva la testa vicinissima alle terga del primo e a differenza da lui la teneva ferma. Guardavo e mi sono accorto che grazie a quella posizione la coda, anche lei continuamente agitata, del primo cavallo, cacciava le mosche dal muso del compagno. Liberato provvisoriamente dal fastidio, il secondo avelignese dalla bionda criniera avrà cominciato ad applicarsi a qualcosa di gratuito, la metafisica, la musica, la corsa nei sacchi degli animali umani: è questione di tempo.

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