Guerre, terrore e pena capitale

Adriano Sofri

Il Kurdistan commuta la pena di morte in detenzione a 15 anni

Il parlamento del Krg, il governo regionale curdo-iracheno, ha votato un’amnistia che commuta le condanne a morte nella pena carceraria per 15 anni. Ne sono esclusi i condannati “per terrorismo, attentato alla sicurezza nazionale e uccisione di donne per il cosiddetto omicidio d’onore”. La notizia suscita sentimenti complicati. E’ un passo verso la riduzione del ricorso alla pena di morte, che peraltro è eseguita “di rado” – ammesso che si possa dire così. Dal 2008 all’agosto 2015 c’era stata una sospensione di fatto, tranne casi di terrorismo, interrotta dall’esecuzione di un uomo e due donne che avevano rapito, violentato e ucciso due bambine di 11 anni. Il voto del parlamento dunque è una buona notizia, tanto più che non sostituisce alla pena capitale l’ergastolo, ma una pena massima di 15 anni. In Europa l’Italia, che vanta un primato nel ripudio morale della pena di morte, mantiene l’ergastolo e anzi gli ha affiancato l’ergastolo cosiddetto ostativo, iperbole che vuole escludere la remissione e votarsi alla spietatezza. L’ergastolo è abolito in Spagna, dove la pena massima è di 20 anni (che salgono a 30 per il terrorismo), in Portogallo, in Croazia, Bosnia e Serbia, e nella Città del Vaticano. In Norvegia, abbiamo appreso con l’infame Breivik, la pena massima è di 21 anni. D’altra parte l’amnistia curda conserva la pena di morte per alcuni reati. Bisogna ricordare che fino a dieci anni fa in Kurdistan vigeva la legge irachena che prevedeva la pena di morte anche per il furto. L’inclusione fra le eccezioni all’amnistia del cosiddetto omicidio (cioè femminicidio) d’onore è il segno di un’attenzione peculiare a questa pratica e alla cultura che la giustifica. Un dubbio inquietante riguarda l’esclusione dai reati più gravi delle torture e degli omicidi contro oppositori che abbiano usato della libertà di opinione, di parola e di informazione. Ci sono luoghi in cui guerre e terrore sembrano costringere a conservare o reintrodurre la pena di morte: tanto più significativo è che il tribunale penale internazionale, che giudica proprio quei più gravi crimini contro l’umanità, escluda per statuto la pena capitale (pur prevedendo l’ergastolo). Passi avanti, passi indietro.

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