La spaccatura della piattaforma Larsen (foto LaPresse)

La mia sorte legata a quella della penisola Larsen

Adriano Sofri

Ripresa dal Corriere, la notizia che “dal mese scorso un’enorme spaccatura è stata registrata lungo la piattaforma di ghiaccio Larsen"

Nel febbraio 1997 ascoltai da un telegiornale che “l’Antartide si scioglie” e che “la penisola di Larsen sparirà entro il ’99”. Siccome ero in una cella di galera, e fra le esistenze cui viene calcolata e annunciata una scadenza si stabilisce un’affinità particolare, mi sentii intimamente coinvolto dall’annuncio sulla penisola di Larsen, cui feci i miei auguri. Ieri ho letto, ripresa dal Corriere, la notizia che “dal mese scorso un’enorme spaccatura è stata registrata lungo la piattaforma di ghiaccio Larsen, che si estende lungo la costa orientale della penisola Antartica da capo Longing fino all’area meridionale dell’isola di Haerst, in Antartide. Stando a quanto osservato dalla Nasa, a oggi una striscia di soli 20 chilometri di ghiaccio tiene attaccata alla Larsen C una massa di 5 mila chilometri quadrati. Se la massa si dovesse staccare, l’enorme iceberg, finirebbe in mare… Se ciò accadesse, si potrebbe verificare un innalzamento delle acque terrestri, secondo alcuni anche di 10 centimetri”. Dunque la penisola di Larsen è durata 17 anni più della sua condanna? No, la spiegazione sta in quella “C”.

La parte della piattaforma Larsen denominata “A” si era dissolta già nel 1995. La parte “B”, stabile da 12 mila anni, ha cominciato a collassare nel 2002 a una velocità inaudita secondo gli studiosi, e si disintegrerà del tutto, pare, entro la fine del decennio attuale. La parte “C”, la più vasta e stabile, ha cominciato a disintegrarsi secondo le rilevazioni dalla scorsa estate. “Se anche questa regione – recita Wikipedia – la cui superficie è grande quanto quelle del New Hampshire e del Vermont messe assieme / cioè più del doppio della Lombardia / dovesse scomparire, allora l’enorme piattaforma Larsen avvistata per la prima volta nel 1893 dal baleniere norvegese Carl Anton Larsen e dai marinai della Jason sarebbe andata in gran parte distrutta meno di un secolo e mezzo dopo la sua scoperta”. So che il freddo arrivato ieri in Italia confermerà qualcuno di voi nell’opinione che il riscaldamento globale, tanto più se imputato all’influenza umana, sia una balla, che Donald Trump si incaricherà di smentire definitivamente. Io avevo legato la mia sorte a quella della penisola Larsen e non intendo staccarmene, nonostante il mio effimero piede libero. Finiremo, e le acque saliranno di undici centimetri almeno.

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