Alex Britti: “La velocità digitale non deve uccidere la creatività”

Raffaele Rossi

Il cantautore romano festeggia l'album “It.Pop” nel suo “non anniversario": torna con Clementino per “Solo una volta” e suona per la prima volta a Caracalla. “Oggi basta un pc per fare un disco, io dovetti smontare casa per campionarlo. Tornare a Sanremo? Pago lo scotto di non stare con una major”

Nel 1815 l'inventore, ingegnere e showman tedesco Johann Nepomuk Mälzel creò il primo metronomo. L'introduzione di questo strumento ha rivoluzionato il modo in cui i compositori potevano indicare il tempo esatto per l'esecuzione delle loro opere. Nonostante alcune resistenze iniziali da parte dei musicisti, divenne rapidamente un congegno indispensabile per lo studio e l'esecuzione musicale che ha incarnato la fluidità del tempo. La disciplina fornita dal metronomo non ha soffocato però la creatività artistica e l'attitudine da autodidatta di Alex Britti, ma al contrario l'ha liberata. Con una carriera nata nel blues nei locali di Roma e d'Europa, il cantautore e chitarrista romano classe 1968 continua il suo tour estivo: si esibirà per la prima volta sul palco delle Terme di Caracalla domenica 22 giugno per un live speciale con ospiti. A poche settimane dal primo Feat.Pop insieme a Marco Mengoni (“Oggi sono io”), Britti continua i festeggiamenti per i quasi tre decenni del suo album di successo “It.Pop” uscito nel 1998. Venerdì 13 giugno uscirà infatti in radio e in digitale “Solo una volta” insieme al rapper Clementino. “Però noi artisti – racconta al Foglio – dobbiamo anteporre il processo creativo alla velocità digitale e poi sfruttarla. Oggi puoi farti un disco in un attimo a casa. Basta un computer, un microfono e una scheda audio. Una volta non era possibile". 

 

Lei ha fatto una lunga gavetta.
Io ho girato tutti i locali, suonavo ovunque. Oggi le esibizioni le fai su Instagram, è quella la nuova vetrina. Non parlo solo dei social ma anche i talent come Amici e X-Factor. Quando finiscono questi programmi tanti ragazzi vanno in analisi per aver avuto una parvenza di successo. Manca una preparazione alla base.

 

Secondo lei è colpa del "sistema"?
Non credo, nessuno li obbliga a fare i talent o a suonare negli stadi. Puoi rifiutarti. Ma noi artisti siamo piacioni.

 

Eppure lei ha fatto il docente ad "Amici" e, recentemente, a "Ora o mai più".

Sì è vero. Ma per quanto riguarda Ora o mai più, sono tutte persone che hanno avuto già la loro esposizione e sono tornate in televisione. Qualcuno lo ha fatto per tornare anche solo ad avere qualche mese di gloria.


Dopo Mengoni ha scelto Clementino per cantare “Solo una volta”. Come vi siete incontrati?
Con Clemente ci siamo incontrati su diversi palchi negli anni. Era tanto tempo che ci eravamo promessi di fare qualcosa insieme. E io ho accolto il suo mondo sonoro di appartenenza nel mio brano.

 

Le piace il rap?
Mi eccitano tutti i tipi di musica da quando sono ragazzino. Poi ovviamente amo il blues, vengo da lì, ma ascolto tutto. Per me la musica si divide in suonata male e suonata bene. Mi è sempre piaciuto sfidarmi a suonare qualsiasi cosa.

 

Per esempio?
Da adolescente mi esibivo al Big Mama, suonavo jazz con una band, metal con un'altra. Avevo amici che facevano rap. Mi è sempre piaciuto pensare alla musica a 360 gradi.

 

Come mai ha deciso di festeggiare “It.Pop” a 27 anni dalla sua uscita?

Sono tutti bravi a festeggiare i numeri tondi. C'è sempre un'occasione per festeggiare un “non” anniversario.

  

Domenica 22 giugno suonerà per la prima volta a Caracalla. È emozionato?
Percepisci un'atmosfera magnifica solo entrando in quel luogo. Il live sarà tutto una sorpresa, c'è una lista variegata di ospiti.

  

Per esempio?

Ci sarà sicuramente Clementino, faremo “Solo una volta” e anche altre cose. Mi piacerebbe molto venisse Renato Zero, sono stato suo ospite al Circo Massimo.
   
In generale è pronto a riportare sul palco le atmosfere dell'album che le ha dato il successo?

Quel successo che nel '98 mi ha preso alla sprovvista... Negli anni precedenti ero un chitarrista che suonava nei locali di Trastevere. Giravo anche a Parigi, Dortmund, Anversa. Ero di base a Amsterdam ma mi sono ristabilito definitivamente a Roma per il disco “It.Pop”.

 

Ci racconta com'è nato “It.Pop”?

È stato creato in 25 metri quadri di casa. In cucina ho levato il lavandino per poter campionare il disco. Per pagare le bollette quell'anno feci il chitarrista della band di Irene Grandi, chiedendole di aprire il concerto suonando, tra le altre, “Solo una volta”, che aveva iniziato a girare in radio. Fino a che, poi, non sono arrivato secondo in classifica dietro agli Aerosmith con “I don't want to miss a thing”.

 

E poi?
Me ne andai a Milano per due anni a fare la nuova popstar. Ho vinto Sanremo, il Premio Italiano della Musica, sono stato premiato al Festivalbar...

 

Aveva il sogno del successo?

Non ho mai sognato di diventare famoso, ma ho sempre voluto il successo per le mie canzoni. Mi fa sempre sentire bene quando la gente riconosce le mie canzoni.

  

Ormai sono anni che non la vediamo a Sanremo. Le manca quel palco?
Ho mandato diverse canzoni in questi anni ma forse non mi vogliono. Negli ultimi anni probabilmente pago lo scotto di non avere una major alle spalle. Ma vivo bene lo stesso.

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