Foto di Matteo Rasero, via LaPresse  

Il "prima"

Il brodo Sanremo: stasera la prima serata, ma il Festival è già cominciato

Massimo Adinolfi

Lo spettacolo dell'Ariston si sviluppa in trasmissioni radiofoniche, conferenze stampa, polemiche e siparietti. A precedere i brani ci sono le anticipazioni e i testi già diffusi. Ma bisogna aver fiducia nella musica, perché alla fine lo spettacolo si costruisce su quella 

Stasera inizia il Festival, che in realtà è già iniziato. Tutti i filosofi dialettici del mondo ci vanno a nozze, con un simile cominciamento, che scappa via e non si lascia cogliere sul fatto. “Con che si deve cominciare la scienza?”, si chiedeva Hegel nella “Scienza della Logica”, la sua opera più grande. La domanda impegna, nell’edizione che ho davanti, diciassette pagine, dopo le quali, come ognuno vede, la scienza è cominciata da un pezzo. Così è anche il Festival: dov’è che incomincia? Alle 20.40 di stasera, quando Amadeus dichiarerà aperta la manifestazione? Ma a quell’ora ci sarà già stato perlomeno il “Prima Festival”, che sul sito della Rai è presentato come “un breve notiziario che segue il Festival marcandolo stretto”, ma che in realtà, marcatura a parte, non segue affatto il Festival, visto che è cominciato sabato scorso (brava Andrea Delogu, anche se sul suo profilo twitter, prima di dar spazio agli outfit sanremesi, è scivolata dagli scacchi a campo minato, una vera débâcle intellettuale).

 

E che dire di tutti gli annunci delle scorse settimane – i cantanti gli ospiti le conduttrici –, che dire delle anticipazioni, dei testi ufficiali delle canzoni già diramati, delle apparizioni di Amadeus in questa o quella trasmissione? La dialettica vi vede “l’automovimento” con cui la cosa – il Festival – trionfa delle proprie negazioni e contraddizioni, ma c’è anche chi in quel movimento non si vuol fare trascinare: preferisce disporlo su una tavola anatomica e vivisezionarlo. Nessun testo ce la fa da solo, nessun testo si presenta nudo, dice Gérard Genette in “Soglie”, ma si accompagna sempre “a un certo numero di produzioni che lo rinforzano e accompagnano”.

 

Lui pensava a titoli e sottotitoli, prefazioni e postfazioni, note a margine e epigrafi, fascette e sovraccoperte; io penso a Sanremo e al suo brodo di conferenza stampa di presentazione, copertura giornalistica, trasmissioni radiofoniche, Fantasanremo, polemiche e siparietti. E questa è la lezione dello strutturalismo, che per la verità, inforcando gli occhiali dell’analisi, un po’ di piacere nell’ascolto te lo toglie. Il direttore Coletta ha detto infatti che il pubblico non apprezza troppe sovrastrutture – mentre però parlava dell’“onestà della testualità” delle canzoni di quest’anno, e Fiorello osservava che non si capiva una cippa – e, stando anche noi fra il pubblico, bisogna che ci rassegniamo: vanno ascoltate proprio le canzoni, tutte e fino all’ultima nota. Amadeus, credeteci: il Festival lo costituisce a partire dalle canzoni (più la musica che i testi, dice), perché il successo lo decretano gli artisti e le canzoni, “le polemiche non mi interessano e l’unica cosa che mi interessa è che parta lo spettacolo”.

 

Che parta dunque: diamogli fiducia. Anche se è già partito, anche se siamo da un bel po’, con Zelensky e con Madame, nel “paratesto” del Festival, anche se sappiamo già quasi tutto di quel che ci aspetta: bando alle scuse e alle precisazioni, temi e stereotipi obbligati di ogni articolo di presentazione, “mi sono già abbastanza attardato sulla soglia della soglia”. Così finisce Genette, e così finisco pure io.

Di più su questi argomenti: