Foto: Ansa/EttoreFerrari

l'intervista

Achille Lauro torna a Sanremo: "Sono l'Urlo di Munch della musica. La mia è arte che divide"

Giuseppe Fantasia

Il cantante sarà tra i protagonisti del prossimo Festival della canzone italiana con il brano "Domenica". Il nuovo album uscirà a febbraio: "Un disco fuori moda e contro ogni tendenza"

Achille Lauro è una “rolling stone”, una pietra che rotola, una di quelle che vagabonda senza fermarsi mai e che non ama - come ci dice quando lo incontriamo - “stare lì a fare il muschio”. In lui c’è sempre qualcosa di nuovo, una (in)sana voglia di sperimentare, di provare, di fare di più, “che è poi quel ronzio che hai nella testa che ti vuol dire di seguire la giusta strada per trovare te stessi”, aggiunge. “Oggi i ragazzi si guardano attorno, sono costantemente sui social, si rapportano sempre a chi ha avuto successo cercando di emularlo, ma non basta. Dico sempre che bisogna essere curiosi e chiedersi: “chi voglio essere?” – ma, soprattutto - “dove voglio andare?”. Di sicuro non sarà sempre facile trovare la risposta o trovarla in maniera soddisfacente, ma se ci si crede, il momento giusto arriverà per tutti”. 

Camicia celeste su cui ben risaltano i capelli ‘biondo Monroe’, il viso e le mani da cui si intravedono i tanti tatuaggi, Lauro è un fiume in piena. La voce rauca è dovuta, confessa, “a due notti passate senza dormire”, ma non pensate male, almeno voi, perché non c’entrano i bagordi o cose simili, ma solo tanto lavoro sul set per il video musicale del suo nuovo brano, Domenica, che canterà sul palco della 72esima edizione del Festival di Sanremo e che farà parte di Lauro-Achille Idol Superstar, nuova edizione del suo ultimo album in uscita l’11 febbraio. “È una canzone che esprime tutta la libertà di cui si fa portatore quel giorno della settimana, quello in cui si esce, ci si rilassa, si scopa e si fa tutto quello che di bello c’è da fare. O almeno, io lo vedo e lo vivo così”.

“Sanremo – continua il cantautore romano, classe 1990 - è una vetrina dove poter presentare il nostro progetto tra mille altri. Ci vado come se fosse un programma tutto mio in cui ho i miei 4 minuti, ma non c’è alcuna competizione. Voglio portare qualcosa di diverso cercando di essere il meno divisivo possibile, anche se alla fine, divisivo lo sono sempre, è la mia natura. In questo ha inciso e incide molto la musica che per me è qualcosa di più, è un mondo che spazia ovunque dove il visivo e il musicale coincidono, perché la musica per me si guarda, si ascolta e si percepisce. Se uno conosce la mia carriera, sa che ci sono tante sfumature di me che vanno da quelle più intime a quelle più rock and roll”.

Torneremo quindi a guardare - e perché no? Anche a criticare - il suo mondo lirico e non convenzionale già ben raccontato nel libro autobiografico Sono io, Amleto (Rizzoli) e mostrato nel film Achille Lauro No Face: quello di un creativo che non si lascia intrappolare in nessun modello e che non segue alcuna regola, usando parole, corpo e gesti secondo inconsueti percorsi narrativi. Un viaggio psichedelico il suo, nonché visionario, malinconico e poetico. Se piacerà poco o troppo, non conta, ma – ribadisce – “a me non interessa”. Me ne frego, verrebbe da dire, citando il suo omonimo e noto brano. “Sono coerente con quello che sono e sto seguendo la mia strada unica”.

A Sanremo sarà vestito da Gucci e quindi da Alessandro Michele che ne è il direttore creativo, ma guai a parlare di “travestimenti in costume”. “Non mi piace questa definizione, perché la mia è una messinscena totale, è la proiezione di me e di quello che ho in testa con le mie canzoni, la proiezione di un messaggio visivo. Anche una canottiera può essere un costume se arriva a fare questo, perché no?”. Con lui sul palco dell’Ariston ci sarà l'Harlem Gospel Choir, uno dei più importanti d'America (“il brano si presta moltissimo, perché ha un mood corale, di festa, quindi non c’era niente di meglio di un coro”) e nella serata delle cover, prevista il 4 febbraio prossimo, canterà Sei bellissima con Loredana Bertè: “Con sua sorella sono due artiste che hanno messo al centro della loro musica le emozioni, ed è per questo che mi piacciono così tanto. Sei bellissima è un brano incredibile, ha un ritornello tra i più conosciuti della musica italiana e strofe struggenti, quasi teatrali, che raccontano questo amore sofferto, questa dipendenza amorosa, un po' lo svilimento della donna. Non è stata una scelta a caso, perché la trovo una canzone incredibilmente profonda ed emozionale, una di quelle che ha un concetto dietro assolutamente attuale”. 

Da settembre a dicembre dello scorso anno è stato su un’isola deserta dando vita alla nuova veste del disco “fuori moda e contro ogni tendenza, fatto cercando di fare moda - precisa – da buon artigiano della musica quale sono”. “Faccio il prodotto ricordando che ogni cosa ha il suo tempo. Ora mi ritrovo con tante canzoni che vi accompagneranno per i prossimi anni. Ci sono più brani che tempo”.

Dopo il Festival ci sarà anche un tour, “un crossover tra mega show e musical, qualcosa che in modo autonomo possa attraversare i confini nazionali e durare”, e per il futuro Lauro strizza l’occhio anche al cinema e alle nuove tecnologie, ad esempio con il progetto Roblox con cui esplorerà il mondo del metaverso. “Sono anni che cerco di distruggere la mia carriera”, aggiunge poi scherzando, “ma la mia arma vincente è provare a non ripetermi mai”.

“La mia è arte e distruzione e sempre sarà così. L’arte è distruzione perché deve smuovere qualcosa: se non divide, non lo è”. Dividerà anche l’elezione del prossimo presidente della Repubblica, gli facciamo notare, ma sull’argomento preferisce non rispondere. “Ognuno ha la sua visione e non voglio che la mia musica sia giudicata in base alla mia visione politica”, dice e va avanti. “Non mi piace parlare della ‘mia arte’, ma di arte in generale, perché qualunque gesto di qualunque persona che abbia il fine di smuovere qualcosa, è un gesto nobile. Un artista ha le carte e l’opportunità per fare qualcosa di concreto. La mia musica ha tante chiavi di lettura e dalle parole al testo fino ai costumi, ognuno può vederci ciò che vuole. Se fosse un quadro - conclude prima di salutarci - sarebbe L’Urlo di Munch”. Qualcuno ha dei dubbi?

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