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Perché il Festival della canzone italiana si tiene a Sanremo?

Giovanni Battistuzzi

I primi tentativi alla Capannina di Forte dei Marmi, l'idea giusta di uno dei pionieri della radio italiana, lo zampino del ciclismo. Com'è arrivata la musica a Sanremosett'antanni fa

Achille Franceschi si convinse nei primi mesi del 1948 che creare un evento estivo capace di portare i grandi cantanti in Versilia potesse essere una cosa buona per attrarre clienti al suo locale, la Capannina. I grandi cantanti però costavano parecchio e quindi nulla di meglio per alleggerire i costi era quello di inventarsi un premio. Festival Canoro Nazionale, suonava bene, aveva il giusto livello di attrattività e di prestigio. Fu un successo. Almeno il primo anno. Dieci cantanti allietarono gli avventori del locale per due serate, tutta la stampa locale ne parlò e un sacco di gente bene occupò le seggiole della Capannina quell'estate e quella successiva. Il Festival fu replicato, il successo fu lo stesso, ma tutto finì lì. Perché i cantanti chiesero per il terzo anno un ingaggio che Franceschi non era né disposto né possibilitato a pagare. Le sponsorizzazioni erano un concetto non ancora così in voga allora.

   

Nell'estate del 1949 in Versilia, seduto ai tavolini della Capannina, c'era anche Angelo Nizza, giornalista tra i pionieri della radio italiana e all'epoca direttore artistico del Casinò di Sanremo. Fu lui a proporre a inizio del 1950, dopo aver saputo che non ci sarebbe stata una terza edizione del concorso canoro in Versilia a Pier Bussetti, all'epoca gestore del locale da gioco da pochi mesi, di riproporre la manifestazione nella città dei fiori. Bussetti era scettico, riteneva una spesa eccessiva per l'estate. Nizza non si perse d'animo, gli spiegò che un grande evento doveva servire per richiamare i turisti nelle stagioni morte non in quelle dove questi già venivano. Erano quelli  i giorni della Milano-Sanremo, delle migliaia e migliaia di persone che si riversavano lungo le strade della Riviera per vedere la sfida tra Fausto Coppi, vincitore nel 1946, 1948 e 1949, e Gino Bartali, che replicò al successo del 1947 in quel 1950.

 

Riportano le cronache locali di allora che quel 18 marzo per le vie di Sanremo giravano ricchi appassionati di ciclismo provenienti da tutto il Piemonte e da buona parte della Lombardia e che al Casinò vennero aperte tutte le sale. Narra la leggenda che fu proprio quel successo di pubblico che convinse Busseti a dare il via libera per la realizzazione del progetto. Angelo Nizza, prima amico e tifoso di Giovanni Brunero, poi coppiano convinto, ironizzò sul finire degli anni Cinquanta che "ci fu un giorno che dovetti ringraziare Bartali per realizzare una delle mie idee più riuscite".

  

Per rendere possibile il concorso canoro servivano però due cose: il benestare del comune e l'intervento di qualche sponsor che contribuisse a sostenere i costi. Il primo fu semplice ottenerlo. Il sindaco di allora, il democristiano Paolo Manuel Gismondi, sognava di trasformare la città nella capitale della ricca borghesia vacanziera del nord-ovest e un evento musicale di valenza nazionale rientrava in questa suo obbiettivo. Si disse pronto a patrocinare l'iniziativa e a investire risorse pubbliche a patto che l'evento fosse trasmesso via radio. Questa richiesta era la stessa che diverse aziende intenzionate a sponsorizzare il Festival avevano avanzato a Nizza che, nel frattempo, aveva già ripreso i contatti con gli ex colleghi dell'Eiar (Ente italiano per le audizioni radiofoniche) che lavoravano ancora alla Rai. Nunzio Filogamo, che aveva interpretato il personaggio di Aramis nella trasmissione I quattro moschettieri condotta da Nizza, presento a questo il maestro Cinico Angelini, uno dei due direttori delle orchestre della Rai (specializzato in musica leggera), che mise in contatto Nizza con il direttore dei programmi radiofonici Giulio Razzi. L'accordo fu trovato in poche ore, Razzi era da anni che aveva in testa di organizzare un concorso canoro, ma non era mai riuscito a trovare una struttura adatta. Anche qui la storia si mescola con la leggenda. Anchise Bardin, collaboratore di Razzi, raccontò anni dopo al Secolo XIX che in quella riunione "non poteva andare altrimenti. Due coppiani di ferro trovavano sempre un punto d'intesa quando c'era di mezzo un'idea condivisa. La fede ciclistica a quell'epoca era un lasciapassare, una facilitatrice di trattative".

 

Fu così che il 14 novembre 1950 dalla sede Rai di Roma partì una lettera a tutti gli editori musicali che comunicava "l'indizione del Festival della canzone italiana di San Remo, d’intesa con la Direzione del Casinò Municipale di San Remo, nuovo contributo della Rai per la valorizzazione della canzone italiana", invitandole a inviare "entro il 30 novembre una canzone inedita di autore e compositore italiano, che, qualora selezionate dalla commissione, sarebbero state eseguite da un’orchestra della Rai in un doppio spettacolo" allestito, "verso la fine di gennaio, presso il Casinò di Sanremo e trasmesso in radiofonicamente e sui radiocorrieri".

 

Il primo Festival di Sanremo andò in scena al Casinò della città il 29 gennaio 1951. Tre furono gli interpreti che si alternarono sul palco cantando le 20 canzoni in concorso: Nilla Pizzi, il Duo Fasano e Achille Togliani. Vinse la prima con "Grazie dei fior".