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Alfabeto Fred Buscaglione

Gino Cervi

Dall'anonima banchieri allo Zucchero passando per Portofino e Kriminal Tango. Il cantante in 18 canzoni e 18 curiosità che forse non sapete

Cento anni fa, il 23 novembre 1921, nasceva a Torino Ferdinando Buscaglione. Figlio di un imbianchino – ma la sorella, Anna, in arte Anita Di Landa, fu una famosa sciantosa da café concert che duettava con Ettore Petrolini – e di una portinaia – ma, occasionalmente, anche insegnante di pianoforte -, Ferdinando, detto Nando, divenne Fred solo nel dopoguerra, quando iniziò a suonare con la propria orchestra – già lui era da solo un’orchestra, sapendo suonare pianoforte, tromba e fisarmonica – la Asternovas, rinnovata formazione che già si era esibita durante la guerra, quando Buscaglione era stato fatto prigioniero in Sardegna dagli alleati. In coppia con Leo Chiosso, amico e paroliere, negli anni Cinquanta diventerà un fenomeno musicale e popolare. Morì in un incidente d’auto a meno di quarant’anni, il 3 febbraio 1960, un mese dopo Fausto Coppi. Difficile non volergli bene al Campionissimo dello swing.

 

A come Anonima Banchieri

Da non confondere con l’Anonima Assassini (che fa rima con cretini). Per l’Anonima Banchieri, invece, massimo rispetto: “Occhio, qui son tutti seri” (Ciao Joe, 1959).

 

B come Buonasera signorina, buonasera

Come in “Tu vuò fa l’americano” (che è del 1956, vale a dire di due anni prima), anche qui siamo a Napoli ma l’inglese di mischia all’italiano: “Buonasera, signorina, kiss me goodnight” (Buonasera signorina, 1958).

 

C come Criminalmente bella

Così chiamava Fred la Thunderbird rosa su cui, al culmine del successo – tra dischi, serate, televisione e cinema - , andava in giro per fare effetto ed essere paparazzato a beneficio dei rotocalchi. E che, criminalmente, lo tradì all’alba del 3 febbraio 1960,  quando venne presa in pieno a un incrocio nel quartiere Parioli da un autocarro Lancia Esatau carico di pietrisco. Per Fred l’impatto fu letale. La corsa all’ospedale dell’autobus della linea 90 non servì a nulla.

 

D come Damon Runyon

La fonte principale delle microstorie raccontate nelle canzone di Fred, e sceneggiate dal quel genio dello sketch canzonettistico che era Leo Chiosso, è Damon Runyon (1880-1946), scrittore e giornalista americano, che negli anni del proibizionismo sapeva narrare, nelle sue cronache ma con un piglio di gran narratore, i gangster e le corse dei cavalli, le esecuzioni sulla sedia elettrica e le femmes fatales di Broadway.

 

F come Fatima Robin’s

Fatima Robin’s era il nome d’arte di Fatima Ben Embarek, acrobata e contorsionista di origine maghrebina, che per anni fu la compagna e poi la moglie di Fred. Un rapporto turbolento, fatto di litigi e di riconciliazioni, che alimentò a lungo i pettegolezzi in quadricromia dei rotocalchi popolari. Si concluse a fine anni Cinquanta, per l’ennesimo presunto tradimento di Fred. Poche settimane prima dell’incidente automobilistico i due si ritrovarono a Firenze e c’è chi sostiene che sarebbero di nuovo tornati insieme.

 

G come Gaetano, Rino

Nel 1980 in una trasmissione televisiva che rendeva omaggio alla memoria di Fred a vent’anni dalla sua scomparsa, Rino Gaetano cantò Il dritto di Chicago, in un’originale versione adattata a sua immagine e somiglianza (“Sono il dritto di Chicago Sugar Bin, mischio pop e disco music con lo swing”). Fu una delle sue ultime apparizioni televisive. Il 2 giugno del 1981 morì in un incidente d’auto sulla via Nomentana, dopo un frontale contro un camion.

 

I come I found my love in Portofino

I testi di Leo Chiosso sono, nel panorama della canzonetta, un rivoluzionario esempio di pastiche linguistico. Se Gadda in quegli anni mischia il romanesco, l’abruzzese, il burocratico e altro ancora nel suo Pasticciaccio, in questo caso la mescidazione linguistica è tutta anglo-italiana. E questa strofa ne è il più clamoroso esempio: “The sun was shining that mattino / And so my words were just a few / I close my eyes and so vicino / In Portofino, I still see you” (Love in Portofino, 1958).

 

J come Juke Box

“C'è la macchina dei dischi che va / Tanta musica per noi suonerà / Con Sinatra e Johnny Rave / Franky Lane e Doris Day / Ogni cuore sognerà, / Juke box, è una magica invenzion / Juke box, pochi soldi una canzon / Juke box un gettone, la felicità» (Juke Box, 1958).

 

K come Kriminal Tango

“Allacciamoci nel tango / Bella pupa fior del fango / Questo tango galeotto / All'amor ci legherà / Un boccale di tequila / Fa bruciare la mia gola / Ma le labbra tue procaci / Fan bruciare molto più” (Kriminal Tango, 1960).

 

L come Leo Chiosso

Leo Chiosso aveva un anno di più di Fred (era nato a Chieri nel 1920). Anche se i due si conobbero già da ragazzi, a metà anni Trenta, nel dopoguerra si legarono in una relazione di amicizia e professionale che fu alla base del grande successo di Buscaglione: Leo fu il paroliere di quasi tutti i successi di Fred. Dopo la morte di Fred, Chiosso continuò nella sua attività di autore di testi per canzoni (tra i più famosi La torpedo blu cantata da Giorgio Gaber e Parole, parole di Mina) e programmi televisivi.

M come Marilyn

Insomma se Fred è lì a cantare e a incantare, avvolto in una nuvola di fumo di sigarette, è tutto merito di Cristoforo Colombo che s’interstardì nel voler navigare a occidente per arrivar a oriente. I calcoli non erano proprio quelli che pensava ma convinse il Re e la Regina di Spagna, e lo stettero a sentir pure «i dotti venuti a Salamanca / seduti sulla panca». E fu così che la scoperta dell’America vuol dire «New York e il Dixieland /la gomma che si mastica al tempo di jazz band« e poi «il gioco del baseball / i gangster che passeggiano / col mitra ad arma col»; e ancora Jesse James, Toro Seduto e Buffalo Bill. Ma il vero obiettivo di Fred è un altro: «la Marilyn Monroe / la donna supersonica / che l'atomo spezzò / vive laggiù in America / la bella Marilyn / che ancheggia assai più morbida / di un ritmo medium swing».

 

N come Noi duri

Noi duri s’intitolava il film che uscì postumo, il 24 febbraio 1960. Fred Buscaglione interpretava un’agente dell’FBI, di nome Fred Bombardone, che s’infiltrava nel giro dell’Algerino, un narcotrafficante, interpretato da Totò. La sceneggiatura era di Leo Chiosso e la regia di Camillo Mastrocinque. Tra gli altri attori, Scilla Gabel, nel ruolo di Joysette, e Paolo Panelli e Bice Valori.

 

 

P come Porfirio Villarosa

Porfirio Villarosa è la parodia di Porfirio Rubirosa Ariza, uno dei più famosi playboy del Novecento: diplomatico, pilota automobilistico e giocatore di polo. Collezionatore di mogli – cantanti, attrici e miliardarie americane – morì anche lui nel 1965 in un incidente automobilistico a Parigi, al Bois de Boulogne a bordo della sua Ferrari 250 GT Cabriolet. Ma il Porfirio Villarosa di Buscaglione-Chiosso (1956) “che faceva el manoval alla Viscosa” è un antesignano del Gigi Lamera di Enzo Jannacci, protagonista Prendeva il treno (1972).

 

R come Rocky il gran campion

Qualche volta capita che “la bambola” non ci stia e al broccolamento swing reagisca così: «Poi si mette bene in guardia come Rocky, il gran campion, / finta il destro e di sinistro lei m'incolla ad un lampion». Che bambola!, uno dei primi successi di Fred è del 1955 e “Rocky il gran campion” non può che essere Rocky Marciano, all’anagrafe Rocco Francis Marchegiano (padre chietino di Ripa Teatina e madre beneventana di San Bartolomeo in Galdo), campione del mondo dei pesi massimi dal 1952 al 1956 (Che bambola!, 1955).

S come Sugar Bing

Ovvero il figlioccio di Al Capone, il Dritto di Chicago, allattato dalla madre a whiskey e gin, spara la pistola a ritmo di swing, d’estate va in vacanza giù a Sing Sing. Ma, in fin dei conti “tiene ‘o fascino latin” (Il dritto di Chicago, 1959).7

 

T come Tchumbala-Bey

Tchumbala-Bey è la canzone che Buscaglione-Chiosso scrissero per Gino Latilla e che aprì le porte della scena discografica al duo torinese. Il testo non è un capolavoro: «Tchumbala-Bey, Tchumbala-Bey, Tchumbala-Bey, / io sono il grande Tchumbala-Bey / il folle cavaliere che per la steppa va / veloce come il vento / nessun mi fermerà”. Ma il colpo di maestro è la risata da forsennato che chiude le strofe.

 

V come Vanchiglia

Il quartiere di Torino in cui, nei primi anni del dopoguerra, Buscaglione e Chiosso vivevano, in via Eusebio Bava, in due palazzi prospicienti.

 

Z come Zucchero da far

“Ma per un appuntamento, se c'è zucchero da far, / quando esiste l'argomento lo sapete so rischiar”. L’argomento è la bionda “che fa il pieno al Roxy Bar, l’amichetta tutta curva del capoccia Billy Car” e il rischio è di incontrare gli scherani del capoccia: ovvero «Buck La Pasta, Jack Bidone e i fratelli Bolivar». Il tutto avviene in una notte di nebbia (e ti pareva): neanche fosse “Rocky il gran campion”, i gangster vengono conciati per le feste (“ho un sinistro da un quintale, ed il destro, vi dirò, / solo un altro ce l' ha eguale ma l' ho messo KO”). Però i conti non tornano. Le vittime dei pugni pesanti di Fred (o di chi per lui) sono sei (“ma dalla nebbia ne spuntano altri sei”, “Che notte, Che botte quella notte! Mi ricordo di sei mascelle rotte”): ma se li contate bene, ne manca uno. Forse la nebbia, chissa?! (Che notte!, 1959).

https://www.youtube.com/watch?v=0ollC8L9P0Q

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