Gli Extraliscio lo riportano a Sanremo e Raoul se ne va. Il liscio passa il testimone

Maurizio Stefanini

Sempre capace di reinventarsi, il musicista è morto dopo una decina di giorni di lotta contro il Coronavirus. Ma, ricorda il figlio Mirko, “gli artisti come lui non moriranno mai"

“Il re del liscio”, era chiamato Raoul Casadei. Ora, morto anche lui per il Covid, proprio subito dopo che la presenza degli “eXtraliscio” a Sanremo aveva segnato un ideale passaggio di consegne, in un genere musicale che sopravvive a ogni crisi. E non è solo un passaggio ideale, dal momento che il fondatore degli eXtraliscio Moreno Conficconi fu per molti anni il braccio destro di Raoul.

 

“Moreno il biondo” lo chiamava il pubblico: cantante, clarinettista, sassofonista nonché compositore e arrangiatore. “Io e Raoul che guardiamo il mare, è uno dei ricordi più intensi che ho, una cosa che quasi giornalmente facevamo quando commentavamo, il giorno dopo, lo spettacolo della sera precedente”, è il suo commento a caldo dopo la notizia. “Ho passato 10 anni, dal ’90 al 2000 al suo fianco, ero la sua voce, la voce che raccontava la Romagna. Le nostre famiglie hanno vissuto momenti bellissimi, ricordo la Vigilia di Natale con l’attesa della mezzanotte, con l’immancabile baccalà. Poi le nostre strade artistiche hanno avuto percorsi diversi ma capitava che ci si incontrasse per le strade di Gatteo mare, poche parole ma sempre cariche di rispetto e riconoscenza. Stare al suo fianco è stato un onore e un privilegio”.

Come spiegano gli etnomusicologi, “liscio” è un termine che nasce per definire i ballerini che, allacciati, strusciano i piedi, piuttosto che saltare separati come nei cosiddetti “balli staccati”. Sono “balli staccati” la tarantella-pizzica del sud e il saltarello dell’Italia centrale, ma fino all’inizio del XIX secolo era questo il genere prevalente anche al nord. A inizio ‘800, in epoca napoleonica la Rivoluzione porta nei ceti medio-alti la moda di tre balli in cui l’allacciarsi dei partner è anche simbolo di liberazione sessuale: l’austriaco valzer, la ceca polka e la polacca mazurka. Luogo di esecuzione tipico erano i teatri. A fine ’800, col passaggio dei ceti medio-alti a nuove mode di ballo di origine nord e sud-americana, molti musicisti professionisti iniziano allora a rivolgere il loro repertorio ai ceti bassi e rurali. Nascono così le balere, mentre una importante occasione di ritrovo diventano anche le feste di partito, sindacato o cooperativa.

Sempre gli etnomusicologi segnalano che di questo genere musicale evolvono almeno tre “scuole” regionali. Una piemontese, che alla fisarmonica affianca strumenti di derivazione bandistica come il basso tuba. Una emiliana, imperniata prima sull’organetto e poi sulla fisarmonica. Una romagnola, in cui la fisarmonica fa da accompagnamento, e la parte solista è imperniata su clarinetto e sax.

  

All’inizio, però, lo strumento base era il violino. Ed era appunto un violinista Aurelio Casadei in arte Secondo, detto “lo Strauss di Romagna”. Nato nel 1906 e attivo dal 1924 al 1971, anno della morte. Aveva iniziato con Carlo Brighi “Zaclén”, l’inizitore stesso del “ballo romagnolo”. Già nel 1928 ebbe l’idea di introdurre nell’organico del liscio altri strumenti da orchestra jazz come chitarra, batteria e sax, oltre al clarinetto. Malgrado sia un violinista, non ha timore a iniziare un processo che porterà alla scomparsa degli archi dall’orchestra di liscio. Figlio di sarti, ha anche la trovata di un tipo di “divisa” che diventerà il marchio delle orchestre di liscio. Sono “strumenti” con i quali nel dopoguerra affronterà l’invasione del boogie e lo “sconfiggerà”, come ricorda il titolo del film di Davide Cocchi del 2006. E nel 1954 celebra questo successo scrivendo “Romagna Mia”: la più celebre delle oltre 1000 canzoni da lui composte, capace di diventare inno regionale e del liscio allo stesso tempo. “Romagna Mia” segnala anche l’altra grande innovazione di Secondo: sostituire ai brani strumentali dei testi cantanti, che possono più coinvolgere l’immaginario popolare. Più in dettaglio, il primo cantante uomo è introdotto da Secondo nel 1928, mentre per una voce donne bisogna aspettare il 1952.

  

Nato a Gatteo in provincia di Forlì il 15 agosto 1937, Raoul Casadei non era il figlio di Secondo, ma il nipote. Per incentivare in lui in gusto della musica lo zio a 16 anni gli aveva regalato una chitarra, ma il ragazzo all’inizio aveva preferito fare il maestro. Per 17 anni. Solo a fine anni ’50 decide infine di andare a suonare con lo zio, che nel 1967 ribattezza la formazione “Orchestra spettacolo Secondo & Raoul Casadei”. È una vera e propria investitura, e infatti nel 1971 alla morte di Secondo Raoul ne prende l’eredità di musicista, mentre la figlia Riccarda gestisce le edizioni musicali. Attenzione: è Secondo a strutturare il liscio romagnolo moderno, ma è Raoul a lanciare il nome di “liscio” per quello che prima era chiamato semplicemente “ballo romagnolo”. È lui anche a farne un fenomeno di moda nazionale, sfruttando anche quella moda del “revival” che pure è di inizio anni ’70.

   

Nel 1973 con “Ciao Mare” Raoul scala le classifiche di vendita discografica. Brani come “Simpatia”, “La mazurka di periferia”, “Romagna e Sangiovese”, “Romagna Capitale”, “Tavola grande” saranno altre hit, mentre nel 1973 la Orchestra Casadei sbarca al Festivalbar, nel 1974 al Festival di Sanremo, nel 1975 a Un disco per l’Estate. “Da solo”, ricorderà Raoul Casadei, “vendevo più dischi di tutti quelli che erano nella mia casa discografica”: la Produttori Associati, in cui stava pure Fabrizio De Andrè. “Facevo 300/350 concerti l'anno. Incredibile".

  

In effetti già nel 1980 Raoul si ritira dal palcoscenico, ma continua a gestire l’orchestra da dietro le quinte, ed a cercare di far reggere al liscio la crescente concorrenza di Disco Music e balli latinoamericani con trovate tipo le balere galleggianti o, dal 2011, il nuovo look del figlio Mirko Casadei, che ribattezza l’orchestra Beach Band e ne aggiorna repertorio e arrangiamenti.

  

Un po’ dappertutto, le vecchie orchestre di lascio si sono infatti trasformate prima in Orchestre Spettacolo e poi in Cover Band, capaci di fare repertori variegati in cui però fanno accettare i vecchi brani anche ai più giovani: anche se non mancano altri gruppi specializzati invece nella riproposizione filologica. “Il liscio è più vivo che mai perché non va contro le mode ma le interpreta e le fa sue. Cerchiamo di avvicinarle il più possibile con l’obiettivo di esaltare la nostra musica, di fare qualcosa di personale sull’onda di ciò che piace al pubblico”, ha spiegato Moreno Conficconi, ricordando che suonano liscio “almeno 100 orchestre professioniste e 100 semi-professioniste con una media di cinque musicisti ciascuna” e “altrettante sono sparse nel resto d’Italia”. Una musica che “dà da mangiare a migliaia di famiglie”. Anche Raoul d’altronde è capace di reinventarsi in continuazione. Nel 2006 partecipa all’Isola dei Famosi. Nel 2013 scrive un libro.

  

Ricoverato il 2 marzo all'ospedale Bufalini di Cesena per Covid, è morto dopo una decina di giorni di lotta contro il virus. Ma, ricorda il foglio Mirko, “gli artisti come Raoul non moriranno mai. Rimarrà sempre vivo nella sua musica e nelle sue canzoni che viaggiano nell'aria e continuano a esistere”.

 

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