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Nuove nomine
Gucci, Balmain e Louis Vitton: nella moda i manager italiani sono i migliori
Pietro Beccari, già presidente e ceo di Louis Vitton, è stato nominato presidente e ceo di Lvmh Fashion Group, di lui Bernard Arnault dice che è "un grande leader e un talento unico dall'energia sconfinata che sa come circondarsi di talenti e svilupparli per preparare il futuro delle maison”
Con la nomina di Pietro Beccari a presidente e ceo di Lvmh Fashion Group, carica che va ad aggiungersi e non a sostituire quella di presidente e ceo di Louis Vuitton, e l’attivismo di cui sta dando prova il nuovo ceo di Kering, Luca De Meo, è chiaro che per gli italiani sia arrivato il momento di rivedere la narrativa, o per meglio dire la lagna, su tutti-i-grandi-marchi-che-ci-siamo-venduti e che-cosa-ci è rimasto. Ci è rimasto molto, il closing di poche ore fa dell’operazione Versace da parte di Prada, che riporta in Italia il brand della Medusa dopo quasi un decennio, la crescita costante di Moncler anche sul fronte del welfare, il rafforzamento della compagine organizzativa in Giorgio Armani, l’organizzazione della filiera per holding, per citare i primi quattro argomenti che ci vengono in mente ma potremmo menzionare anche Brunello Cucinelli, premiato due sere fa a Londra e che domani sera presenterà a Roma il docu-film biografico diretto da Giuseppe Tornatore, Zegna, il recupero lento ma significativo di Ferragamo, dimostrano piuttosto due altre cose. La prima: l’asse italo-francese è l’unico possibile per contrastare l’avanzata cinese dell’ultra fast fashion sulla quale la Ue continua a non sentire ragioni, tanto che i miliardi di pacchi che i dazi di Trump hanno reso anti-economico spedire negli Usa si stanno riversando sull’Europa a ritmi di crescita mensili a doppia cifra. La seconda: i manager italiani, almeno nella moda, sono considerati i migliori, vedi Francesca Bellettini, ceo di Gucci; Matteo Sgarbossa, ceo di Balmain del gruppo Mayhoola; Gianfranco Gianangeli, ceo di Balenciaga. Per capire quanto una figura carismatica sia diventata rilevante nel settore, bisogna leggere fra le righe della dichiarazione di Arnault in calce all’annuncio della nomina di Beccari: “Un grande leader e un talento unico dall'energia sconfinata che sa come circondarsi di talenti e svilupparli per preparare il futuro delle maison”. Sembrano frasi di circostanza: non lo sono affatto. La capacità di circondarsi di talenti e di valorizzarli, trasformandoli in leve strategiche, in anni di crisi come questi è fondamentale, tanto che tutti i grandi gruppi hanno investito nell’ultima stagione in direttori creativi di spicco e grande notorietà (che poi diano loro fiducia e non li abbandonino nelle mani dell’ufficio merchandising perché producano pletore di cinture e portafogli è un’altra questione, che attiene appunto alla leadership: il principio, comunque, resta valido). Nel caso di Beccari, le capacità gestionali pare siano state prese in considerazione anche per un altro motivo: a Parigi è infatti opinione comune che l’eccessiva indipendenza delle maison del gruppo Lvmh (inclusi quelli relativi alla divisione Moet Hennessy, ne controlla settantacinque) avesse creato quella difficoltà di coordinamento, e di visione comune, che ha portato non solo alla creazione di piccoli potentati autonomi, come sempre succede in questi casi e, si parva licet, come la storia dell’Impero Romano insegna, ma anche a qualche vero inciampo sui mercati internazionali, vedi Loro Piana con le accuse di caporalato, che ad Arnault sono molto poco piaciute. Beccari ha modi, garbo, gestisce con fermezza senza parere, amatissimo anche dai cinque figli del patron che ormai hanno tutti cariche dirigenziali nel gruppo. Insomma ha quelle caratteristiche che vent’anni fa, al suo ingresso nel gruppo, l’allora ceo di Vuitton Yves Carcelle vide in lui, giovane dirigente della divisione haircare della Henkel: gli promise che nel lusso Lvmh avrebbe conosciuto artisti e gestito talenti eccezionali impossibili da conoscere in altri settori, ovviamente aveva ragione. Beccari prende il posto di Sidney Toledano, che lascia le cariche operative per riservarsi il ruolo di consigliere di Arnault, mentre Damien Bertrand, attuale Vice Amministratore Delegato di Louis Vuitton, diventerà membro del Comitato Esecutivo di LVMH.