Ansa

Il foglio della moda

Il corpo delle donne e usi che non passano

Emma Dante

L’influenza dello sguardo maschile sul corpo femminile e il potere del costume teatrale come strumento di verità. Il corpo, nudo o vestito, diventa espressione profonda dell’identità e della narrazione scenica

Lo sguardo degli uomini ha influito incessantemente nella vita delle donne, e non credo che questo sia un fatto semplice da superare. Piuttosto, servirà tempo affinché la donna riprenda questo sguardo su di sé e si diverta a prescindere. Un certo tipo di sensualità, di movimento seducente del corpo della donna, ancora in essere, viene da lì, dal comando dello sguardo maschile. Un po’, c’è da capirlo: i corpi delle donne sono oggettivamente più belli dei corpi degli uomini, al di là di ogni imparità o parità. Il corpo della donna è un paesaggio ricco di vallate, di colline, di curve che raccontano i sentieri. Il corpo dell’uomo è piattume totale, con qualche protuberanza qua e là, e questo marca una differenza anche nel vestirsi. Quando si veste, una donna ha più chance di raccontare le quattro stagioni, essendo quel suo paesaggio molto più vario e divertente. Io, che ho sempre desiderato una figlia femmina, soprattutto per sbizzarrirmi nell’abito, ho invece un figlio maschio; però, è capitato che gli mettessi abiti femminili e che a lui piacesse assai. L’altro giorno, per esempio, gli ho comprato un paio di scarpe rosse, ed era felicissimo. Ci sono dei colori, delle manifatture nei vestiti femminili che sono concepite per attirare l’attenzione, per far posare lo sguardo, come un fiore: più è aperto, più è carnoso, più è colorato, più l’ape va a suggerne il nettare.

Quando, con Vanessa Sannino, abbiamo lavorato sui costumi della “Salome” per il Maggio Musicale Fiorentino e in particolare sulla danza dei sette veli, l’abbiamo pensata come a un momento in cui si compie un rito, e che i sette veli fossero i petali di un fiore mitologico, sbocciato nell’Olimpo, del quale questa fanciulla è il pistillo. Lo stesso costume di Salome è nato gradualmente sulla figura di Lidia Fridman, osservandola muovere le braccia lunghe e aggraziate. Lì è nata l’idea di metterle le ali: il costume è la pelle del personaggio, paradossalmente rende il personaggio vero anche se lo traveste e lo camuffa. Essendo comunque un personaggio un’entità quasi mitologica, il costume dà al suo essere mitologico un’identità, e di questa relazione fondamentale ci rendiamo ancora più conto quando togliamo il costume agli attori in scena. A un certo punto della mia carriera, ho fatto uno spettacolo che si intitolava “Bestie di scena”, in cui l’azione si concentrava sullo svestirsi e rimanere nudi e non potersi più rivestire. C’era questa comunità di persone, di attori e di attrici, che si allenavano sul palcoscenico fino a quando consegnavano, quasi lanciavano le loro tute bagnate agli spettatori e rimanevano nudi per tutto il resto dello spettacolo.

Nei primi momenti restavano smarriti, si coprivano i genitali, le parti intime, perché si vergognavano dello sguardo che il pubblico posava su di loro; questo sguardo si esprimeva in un conflitto, un dolore. Ma nel prosieguo dello spettacolo, la vergogna veniva meno: gli attori si abituavano allo sguardo del pubblico, il pubblico si abituava alla loro nudità. A poco a poco, toglievano le mani dalle parti intime e si lasciavano guardare. La nudità era diventata costume, che per me non è mai un modo per coprire, per mettere i personaggi a loro agio; non è un impermeabile, e non è neanche un elemento che serve per difendersi, così come la musica non è una colonna sonora. Si tratta sempre di drammaturgia, di elementi creativi che aiutano la storia, i personaggi a essere, a esistere. Nel costume non c’è mai un’idea decorativa, ma un ‘idea che ha a che fare con l’essenza del personaggio, della storia, con la verità drammaturgica che si attua in quel momento.

 

Regista, attrice e drammaturga italiana. Il suo ultimo spettacolo in Italia è stato “Salome” di Richard Strauss, che ha appena aperto il Maggio Musicale Fiorentino. Fra i prossimi appuntamenti, un debutto alla Comédie Française.

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