
Foto da thebemagugu.com
Il Foglio della moda - Primafila
Perché è importante ascoltare la voce dei vestiti
Riuscire a rappresentare tutti, nel rispetto dell'ambiente e della comunità di lavoratori dietro le quinte, instaurando un dialogo fra designer e pubblico: un vestito non è costoso solo perché è costoso
Penso che, sebbene negli ultimi decenni sia stata intellettualizzata e spesso discussa in contesti teorici, la moda sia sempre stata utilizzata come mezzo di comunicazione e che dunque debba essere osservata come un significante del suo tempo, che sia per il suo modo di dividere le persone per classe, o per la capacità – data dalla sua immediatezza - di diffondere e rendere popolare un movimento. La moda è un settore estremamente intelligente, che ha la capacità di trasportare, informare e ispirare il pubblico. Che sia buona o cattiva, la sua natura è sempre stata quella di proporre, riflettere o addirittura sfidare idee e concetti. I designer naturalmente comunicano sempre qualcosa attraverso le loro collezioni - che sia profondamente cerebrale o semplicemente delizioso da guardare - e credo che sia questo ciò che rende la moda così eccitante: l’opportunità di instaurare un dialogo con i designer attraverso i vestiti che creano, scegliendo quali parti di questa comunicazione si ritengano coerenti con il proprio modo di vedere e quali no.
La grande capacità di diffusione della moda, che può parlare sia a qualcuno nel cuore di New York City che a qualcuno nella dimenticata città mineraria da cui provengo, è anche però il segno della sua enorme responsabilità. Questa responsabilità include che si assicuri di essere gentile con l'ambiente da cui dipende e anche di garantire che tutti - non solo un certo corpo, una certa razza, un certo genere - si sentano parte di o si sentano almeno rappresentati da questo gigantesco universo.
C’è anche un altro aspetto della moda che non bisogna dimenticare, e che è la conoscenza: se si pensa alle tante mani che contribuiscono alla realizzazione di un capo, si inizia a rispettare di più il processo di produzione e a valorizzare lo stilista. È importante sapere che un capo non è costoso solo perché è costoso, ma che ha un certo prezzo perché sta sostenendo comunità e artigiani di cui si potrebbe non essere nemmeno a conoscenza.
Creo e disegno da un punto di vista personale, che rappresenta gran parte della mia esperienza: sono cresciuto immerso nella cultura sudafricana, che includeva anche molte realtà globalizzate [MTV, Fashion Telecast, Social Media e Internet in generale], quindi il mio stile di design e i riferimenti nelle stampe saranno necessariamente ibridati. Tempo fa a Milano, qualcuno che osservava i miei vestiti esposti in una mostra mi disse che non le sembravano abbastanza “africani”: le risposi che la mia esperienza dell'Africa è più autentica della sua percezione del continente perché la vivo in prima persona. Sia chiaro, non ho intenzione di romanticizzare eccessivamente il discorso, non ho intenzione di colpire nessuno: sto semplicemente presentando il mio background e il contesto in cui realizzo la mia moda. La moda africana e la moda contemporanea non sono opposti.
Thebe Magugu
Stilista, vincitore dell’LVMH Prize 2019, guest designer dell’edizione 100 di Pitti Uomo. Ventisettenne, vive a Johannesburg ma è nato a Kimberley. Ispirato da una cultura multidisciplinare, Thebe Magugu ha studiato Fashion Design, Fashion Photography e Fashion Media, discipline che giocano un ruolo importante nel suo storytelling. Dopo alcuni stage e collaborazioni nel settore, ha lanciato l’etichetta eponima nel 2016. Alla base del pensiero che guida e ispira il suo marchio c’è “la volontà di informare su storie e mestieri”. Ogni collezione si rifà idealmente a materie universitarie come geologia, studi di genere, Studi sull’Africa. Nelle scorse stagioni ha portato il suo pensiero in una mostra fotografica al Palais de Tokyo di Parigi, Ipopeng Ext: un invito a “riscoprire la bellezza” di un popolo e di un paese come dice l’espressione in lingua madre. La rassegna raccoglieva un progetto fotografico di Kristin-Lee Moolman e dello stylist sierraleonese Ibrahim Kamara in cui la linea di Thebe Magugu veniva indossata dagli abitanti di Kimberley: luoghi e persone che, dice, sono per lui la fonte primaria di ispirazione.

Il Foglio della moda
Vesto l'individuo, non il genere. Incontro con Niccolò Pasqualetti

Il Foglio della moda
La sponda della seduzione. Intervista a Sláva Daubnerová in zona palcoscenico
