Chiara Ferragni (foto LaPresse)

Si vede il marsupio? Così la moda torna agli anni Ottanta

Claudia Casiraghi

La “style coach” Carla Gozzi: “I millennial lo vivono come parte della grande magia che è il vintage. Tutto è nuovo, per loro: le ciabatte, i jeans a vita alta, la logo-mania”

Un orpello anacronistico, buono, al massimo, a cingere la vita pasciuta di qualche turista. Il marsupio, retaggio di una cultura primitiva nella quale gli uomini se ne andavano a caccia con cinture stracolme di tasche, è stato bandito dalle passerelle tempo addietro. Negli anni Ottanta, all’incirca, quando la suprema intellighenzia della moda ha deciso che niente avrebbe potuto scusare l’uso di un accessorio tanto orrendo. Figurarsi l’idiozia della funzionalità, già fagocitata dall’antico adagio che alla bellezza sposa la sofferenza.

 

 

 Belle Hadid

 

Il marsupio è stato combattuto, ed è finita che solo pochi coraggiosi hanno continuato imperterriti a servirsi della strana borsetta. I rapper, quelli di serie Z, o i turisti da viaggio organizzato, gli stessi che sudaticci e paonazzi prendono d’assalto le piazze italiane, le piccole calli veneziane, le fontane portafortuna. Ce ne si è liberati del marsupio. O, meglio, ce ne si era liberati. Perché, nel 2018, il borsello ha deciso di reinventarsi, diventando un oggetto “scicchissimo” (e costosissimo).

 

Prada, Gucci, Chanel, Moschino. E poi, Puma, Marc Jacobs, Louis Vuitton. Il marsupio, complice un primo (e riuscito) tentativo di Karl Lagerfeld, ha fatto irruzione nelle collezioni primavera/estate delle più blasonate case di moda. E, nell’assurdo ritorno dell’uguale, s’è accaparrato il titolo di “must have”. Di cult. Di oggetto “cool”. Di accessorio di gran tendenza, insomma, e al diavolo i consigli della nonna, quelli per i quali “Guai a te se porti il rosa con il rosso e la borsetta stretta in vita”. Il marsupio è tornato, e a Chiara Ferragni, Kendall Jenner, Gigi Hadid, alla compagine modaiola di social network e non è toccato adeguarsi.

 

 

Kendall Jenner 

 

“Chi voglia appartenere alla categoria di fashion victim deve scegliere consapevolmente il ruolo di vittima e fare propri tutti i trend di stagione”, spiega al Foglio Carla Gozzi, una che sui consigli di stile ha costruito la sua professione (foto a sinistra). “Chi, invece, voglia riservarsi il diritto di reinterpretare la moda può tenersi alla larga da certi ritorni, o declinarli in maniera intelligente, elegante”. Il marsupio, portato in palmo di mano dagli entusiasti del gender fluid (perché quale altra borsa si adatta tanto bene all’uomo come alla donna?), può dunque farsi piccolo e ornare, “alla stregua di un portamonete o un accessorio gioiello”, gli abiti eleganti.

 

 

Chiara Ferragni

 

Ma l’accorgimento, seppur sensato, non servirà a frenare l’avanzata degli anni Ottanta, che insieme al marsupio ha riempito le strade di ciabatte in gomma, di zaini e pvc. Di quel che, per lungo tempo, ci è stato insegnato a non portare mai, neanche sotto minaccia aliena, fuori di casa propria. “C’è più di una ragione se gli anni Ottanta sono tornati – continua Gozzi – Quell’epoca ha rappresentato un periodo florido per il mercato italiano, che ha visto consacrati a fama internazionale i suoi stilisti. Allora, la moda non era certamente bella né elegante. Ma quando si cerca una fonte di ispirazione è abbastanza scontato volgere lo sguardo verso i giorni di benessere e positività”. Tanto più che, secondo l’esperta, questi giorni sono evocati di continuo anche in politica. “Donald Trump è un presidente anni Ottanta, la sua retorica è anni Ottanta, il suo operato, costellato di giornate per la Vita e le Vittime del Comunismo, è anni Ottanta”, spiega la “style coach”, aggiungendo che oggigiorno le case di moda sono spinte a soddisfare soprattutto le esigenze dei giovani rampolli, meglio se russi o asiatici. “I millennial vivono questo ritorno come parte della grande magia che è il vintage. Tutto è nuovo, per loro: le ciabatte, i jeans a vita alta, la logo-mania che ha caratterizzato gli anni Ottanta”. E i marsupi, la cui bruttezza la moda ha cercato di mistificare attraverso nomi inglesizzati (waist bag, belt bag) e la boiata della “donna multitasking”, che nella giungla quotidiana deve avere le mani libere.

C’è un vago ritorno all’immaginario urbano, alla street style – conclude Gozzi – La moda, oggi, ci induce a vestirci con grande naturalezza e facilità. Stiamo diventando un po’ come i tedeschi che, negli anni Sessanta, mettevano il sandalo con il calzino bianco”. Usanza, questa, ripresentatasi puntuale alla scorsa Fashion week. Poveri noi.

 

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