Viaggio nella terra dei sogni

Davide D'Alessandro

Maurizio Bettini
il Mulino, 467 pp., 50 euro

Il mio ultimo sogno. Sono seduto dietro a una scrivania, in una stanza buia, è notte fonda, leggo a occhi chiusi un libro di Cioran. Immagino sia Al culmine della disperazione, invece è L’inconveniente di essere nati. Improvvisamente si spalanca la finestra. Entrano, spinti da un vento violento, altri tre libri e si fermano disponendosi stranamente in ordine sul tavolo. Il primo è Dieci lezioni sui classici di Piero Boitani; il secondo, Introduzione a Elias Canetti di Leonard Mazzone; il terzo, Viaggio nella terra dei sogni di Maurizio Bettini. Una voce mi suggerisce che dovrei scriverne sul Foglio. Abbandono Cioran, trascuro Boitani e Mazzone, e prendo tra le mani il libro sui sogni, ammaliato dall’immagine di copertina, dalla carta, dal titolo. Lo sfoglio. Ha uno splendido impianto iconografico, vertiginose illustrazioni a colori che accompagnano la scrittura di uno dei più importanti classicisti italiani. Inizio a leggere, inizio il viaggio, inizio a perdermi tra il sogno degli antichi e quello dei moderni, tra i sogni degli artisti e i messaggi ignoti, tra i sogni antichi e i sogni nuovi, tra i sogni proibiti, anzi osceni, e le premonizioni, tra Ippia-Cesare-Platone-Epicuro e le smorfie di Morfeo, tra Zeus ed Ermes, tra Dioniso e Pan, poi sosto su Edipo, Edipo sul Monte Citterio (quante volte siamo stati Edipo nei sogni inconfessabili di ieri e di oggi?) e ridiscendo tra reincarnazione e oblio.
Ora sono sveglio, il sogno è finito, ma la stanza è illuminata a giorno, un sole potente accarezza e scalda l’anima, la riconcilia con il sussulto provato, perché il sogno è sempre un momento di palpitazione e di sospensione, di rischio e di estasi, ti inoltri in periferie sconosciute e non sai. Quanti sogni avrei voluto fare e non ho fatto, ma li ho ritrovati dentro il libro di Bettini, tra le pagine e le immagini che accompagnano la nostra vita e le tante vite prima della nostra. In molti hanno provato a scrivere sui sogni, a spiegarli, a interpretarli, a leggerli, persino a venderli. Se i Greci li “vedevano”, noi li “facciamo” e sbagliamo, talvolta, a non considerarli, a non prenderli sul serio. Non perché ci debbano banalmente e scioccamente far vincere al Lotto, ma perché disegnano una mappatura del nostro essere e, mentre le difese mollano la presa durante il sonno, azionano e scomodano simboli e metafore, scatenano nuclei profondi e nascosti che chiedono ascolto, che chiedono di venire alla luce per trovare anch’essi un posticino nel mondo conscio, nel mondo della brutale razionalità.
Per Antonino Buono, neuropsichiatra e psicoanalista che ai sogni sta per dedicare un libro destinato a sorprendere, “la domanda di Senso resta pressante nel cuore degli uomini, pur confusi dal rumore del consumismo e dalla illusoria necessità di apparire e di mostrarsi, in un atto recitativo frastornante”. Ah, i sogni! Dopo averli ricordati, andrebbero trascritti con estrema cura. Rivisitano la memoria o è la memoria che torna a farci visita? Sono migliaia, sono infiniti, i nostri sogni. Tutti potremmo pubblicare un libro di sogni. Ma mentre pensiamo di pubblicare, arriva il libro da pubblicare e ammirare davvero, il libro di Bettini, da scoprire pagina dopo pagina, immagine dopo immagine, sogno dopo sogno. E allora occorre fermarsi, rimandare il nostro sogno di pubblicare e gustare il suo con calma. Si parla di noi, riguarda noi. Il sogno accade ma accade dentro di noi. Dice di noi. Nulla ci riguarda più dei nostri sogni.

 

VIAGGIO NELLA TERRA DEI SOGNI
Maurizio Bettini
il Mulino, 467 pp., 50 euro

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