Storia dell'Egitto

Alfredo Galdi

Massimo Campanini
Il Mulino, 278 pp., 20 euro

Una rapida ricerca online conferma il terribile sospetto: manca in Italia un libro, accessibile e aggiornato, che tratti della storia dell’Egitto. Da qui il sospetto si allarga: che ci sia una tendenza della cultura italiana, ben celata da troppa retorica sul Mediterraneo, a evitare l’approfondimento vero e proprio attorno agli affari e ai popoli di quel mare che pure una volta era detto nostrum?
Quale che sia la risposta, a partire da quest’anno è finalmente possibile dire che un simile libro mancava: il bel volume confezionato da Massimo Campanini e Il Mulino colma questo tragico vuoto editoriale e culturale, favorendo una nuova abitudine ad orientarsi nelle vicende egiziane, e quindi anche nelle vicende islamiche, arabe e mediterranee.
Il libro, che è molto di più della banale narrazione degli eventi principali della storia egiziana, è senza dubbio impreziosito dall’attenzione riservata alla trattazione dei fenomeni, che qualcuno impropriamente relega a mera sovrastruttura, di ordine religioso e culturale. È infatti un bene che Campanini si conceda questi détours attraverso la storia delle religioni e della cultura: diversamente risulterebbe difficile rendere conto delle caratteristiche proprie dell’Egitto nel mondo arabo.
Molte di queste “deviazioni” meritano: dall’esposizione sui movimenti politici del primo Novecento, al paragrafo su Al-Azhar, fulcro dell’istruzione musulmana. Fra queste, il paragrafo sulla teologia fatimide, illustra meglio di tutte le caratteristiche del saggio: in pagine esemplari la concatenazione degli enunciati e l’illustrazione delle dottrine si svolgono con non scontati, per un saggio storico, rigore e chiarezza. Stessa chiarezza si ritrova nel resoconto dei processi storici, e anche nella disamina delle ideologie contemporanee.
Il collegamento religione-politica non viene qui suggerito casualmente: in entrambi gli ambiti si evince la posizione particolare della Storia dell’Egitto. Nello specifico, la natura intermedia dell’opera, che quindi non è né completamente un’introduzione, né, però, un testo per specialisti. Ciò si desume, per esempio, quando parlando d’Islam sono date per scontate la conoscenza, non approfondita, del Corano e di alcune correnti musulmane, ed esplorando le teorizzazioni di Nasser lo è certa terminologia marxiana. Campanini, d’altra parte, si ferma prima di delineare una trattazione troppo specialistica, non rinunciando però ad indicare sempre, per chi volesse approfondire, un’interessante e ricca bibliografia, curiosamente – e fastidiosamente – non ordinata in sezione apposita ma dispersa fra le note ai capitoli. In fin dei conti, tutto è già denunciato dalla scelta di occuparsi “dalla conquista araba a oggi”, e ribadito da alcuni capitoli particolarmente sintetici: il capitolo intitolato ai Mamelucchi e all’“Egitto in età ottomana” coprono ciascuno tre secoli, perché tendenzialmente – si perdoni l’anglicismo – uneventful.
Sarebbe ridicolo muovere, a partire da queste considerazioni, un’accusa: un saggio di storia, per quanto più divulgativo che specialistico, richiede inevitabilmente delle conoscenze pregresse. Sembra tuttavia opportuno esplicitarlo, poiché alla Storia d’Egitto si rivolgerà, auspicabilmente, un pubblico generico: a tutti gli effetti, tenendo conto anche del formato compatto del volume, lo si potrebbe considerare un utile vademecum, da consultare con facilità.
Al lettore incalzato dal susseguirsi degli eventi, che sfuggono all’inadeguatezza delle narrazioni più comuni e alla superficialità dei mezzi d’informazione, sia chiaro, non potrebbe capitare lettura migliore.

 

STORIA DELL'EGITTO
Massimo Campanini
Il Mulino, 278 pp., 20 euro

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