Efemeridi

Giulia Ciarapica

Cesare Catà
Aguaplano, 160 pp., 16 euro

Non so se vi ricordate di quella volta in cui il più grande scrittore portoghese dai tempi di Luís Vaz de Camões, tale Fernando Pessoa, si ribellò fintamente all’amore della sua vita, Ophelia, per dedicarsi all’ultima cosa che gli rimaneva, la letteratura. Troppo impegnato a scrivere, non avrebbe avuto tempo di sposarla, e neanche di amarla (o forse no, ma ormai è tardi). E ricordate quella volta in cui una ragazza di Brunico, tale Helena Herder, fu salvata da Hermann Hesse? Era l’aprile del 2017, lei aveva intenzione di uccidersi, ma Siddharta le disse che “se si trova il modo di annullare il pensiero illusorio del tempo si annulla ogni dolore”, e allora lei sorrise e non si suicidò.
Attimi di esistenze rubati alla memoria, frangenti che descrivono le vite disordinate e voluttuose di grandi uomini: Cesare Catà in Efemeridi – sfiziosa raccolta di articoli in parte pubblicati sulla rubrica che l’autore cura per Huffington Post Italia, in parte inediti – narra storie, amori e ossessioni – come recita il sottotitolo – di ventisette geni letterari.
Tra di loro c’è anche Franz Kafka, che nel gennaio del 1921 nel sanatorio Matliary si dilettava, con ritmo convulso fin quasi nevrotico, a disegnare mani spezzate su un foglio: Milena è lontana e lui la attende, anche se è già promessa a un altro, eppure questa storia di tutti gli amori persi – per lo più rinnegati – non è poi così chiara. Il giovane K. non riesce a fidanzarsi, dopo qualche mese fugge e sfoga “il veleno che gli pulsa nelle tempie” con la scrittura, perché ogni donna di cui si innamora dopo poco si trasforma in una strega.
C’è chi invece sa per certo, mentre viaggia in una carrozza diretta a Steventon, che rimarrà single per tutta la vita. E’ Jane Austen, la scrittrice-femmina per eccellenza che non si sposò mai perché non trovò un solo uomo che le fece passare la voglia di flirtare con tutti gli altri. Eppure Jane era promessa a Tom Lefroy – non bellissimo ma sapeva tenerle testa: si erano fidanzati l’8 gennaio 1796, lui sarebbe partito il mese successivo per Londra e lei lo avrebbe raggiunto per ufficializzare l’unione. Dunque Jane, la Austen, quella Austen, “smetterà di passare il tempo a scrivere storie. Si sposerà. Avrà dei figli. Accudirà il marito avvocato”. Una catastrofe, il matrimonio non fa per lei. Bye Tom, Jane continuerà a vivere unicamente della sua penna.
Di amore infranto e sospeso nel tempo soffrirà anche Søren Kierkgaard. “L’infinito non appartiene alle creature”, scrive il filosofo, dunque aut/aut, deve scegliere. La vita, se viene vissuta, va incontro alla distruzione, perciò che fare? Rischiare di distruggere la propria esistenza e quella del suo amore, Regine, sposandola e vivendo con lei, oppure abbandonarla senza spiegazioni e soffrire per l’eternità? Il 12 settembre 1841, di ritorno da Gilleleje, Søren rompe il fidanzamento e Regine tenta il suicidio. Non morirà, sei anni dopo sposerà il suo precettore, ma resterà sempre legata a quell’amore incomprensibile, esattamente come Søren che, pochi giorni dopo la partenza di Regine per le Isole Vergini, morirà di un misterioso malessere chiamato dolore.
Un faccia a faccia senza precedenti, quello tra Cesare Catà e questi ventisette grandi scrittori, che, almeno per qualche attimo, diventano personaggi di un’opera più grande di quella letteraria, la loro vita. I momenti che Catà cristallizza in nuvole di inchiostro sono residui della memoria quotidiana (ephemeris, dal greco “giornaliero”): il genio diventa uomo, si denuda e si convince della sua mortalità, le ore fuggono e si schiantano, restano solo brevi scintille di luce che raccontano l’insieme, una parte per il tutto.

 

EFEMERIDI
Cesare Catà
Aguaplano, 160 pp., 16 euro

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