La mia lotta per la libertà

Giulia Pompili
Yeonmi Park
Bompiani, 297 pp., 18 euro

La storia di Yeonmi Park, esule nordcoreana fuggita a quattordici anni dal suo paese natale, è incredibilmente simile a quella di Hyeonseo Lee, che ha raccontato la sua fuga nel libro “La ragazza dai sette nomi”. Ma la storia di Yeonmi Park è simile a quella di altre decine di esuli nordcoreani che hanno trovato nel racconto delle loro vicende, nell’attivismo umanitario, una ragione di vita oltre la Corea del nord. Quando si leggono storie di questo tipo – che cominciano, con un po’ di ritardo rispetto al resto del mondo, a essere tradotte e diffuse anche in Italia – è necessaria una sana dose di scetticismo perché non sempre chi scappa dalla Corea del nord è in grado di distinguere la fiction dalla realtà. Questo Yeonmi lo sa. E il perché lo spiega lei stessa, soprattutto nella prima parte di questo libro, che vale la pena di essere letto anche solo per il racconto della vita di una bambina che si commuove vedendo “Titanic” e gioca a Super Mario, e che allo stesso tempo sogna di andare a vedere Pyongyang e i monumenti al Caro Leader, che lotta periodicamente con la fame, la malnutrizione, la pellagra. Che nei periodi in cui il governo è a corto di fertilizzante è costretta a conservare con cura i suoi stessi escrementi. Yeonmi è scappata dalla sua vita a Hyesan, un città di 200 mila abitanti nel nord del paese, al confine con la Cina (chi scappa viene quasi sempre dai territori sul confine cinese, dove ci sono soldati da corrompere e contatti). A Hyesan, Yeonmi viveva con la sorella maggiore e i genitori. Racconta che sin da piccoli i bambini vengono addestrati all’adorazione divina dei leader. Oltre alla scuola, è mamma Park a insegnare alle figlie le regole di una pacifica sopravvivenza nell’imminban, le unità di quartiere, l’espressione dello stato di polizia a livello locale: “Mi è stato insegnato a non esprimere mai la mia opinione e a non fare domande, a seguire semplicemente quello che il governo ordinava di dire o pensare. Credevo davvero che il nostro Caro Leader potesse entrare nella mia mente e punirmi per i cattivi pensieri. E se lui non poteva udirmi, c’erano spie dappertutto”. Il padre di Yeonmi traffica nel mercato nero, qualche volta gli affari vanno male, si mette nei guai per un’amante giovane a Pyongyang, finisce in galera. La sorella maggiore, sedicenne, scappa per prima. La seguono Yeonmi e la madre. Ma “l’altra faccia dell’oscurità” – così la chiama Yeonmi – arriva dopo la fuga, attraverso il tormentato attraversamento della Cina per arrivare in Corea del sud (dove i nordcoreani sono riconosciuti legalmente come cittadini). A volte il mondo, lì fuori, è perfino più doloroso. 


LA MIA LOTTA PER LA LIBERTÀ
Yeonmi Park
Bompiani, 297 pp., 18 euro

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  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.