Ansa
Lettere al Direttore
Riconoscere i profili delle sanguisughe delle generazioni future
Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa
Al direttore - Il progetto editoriale del rampollo Leonardo Maria Del Vecchio è fondato sui fatti senza le opinioni. Come dire la lux senza la ottica.
Roberto Alatri
Al direttore - La spiegazione del cafarnao parlamentare sulle pensioni è semplice. Siamo un paese in cui percentualmente i giovani diminuiscono e gli anziani aumentano. Da qui la cura di politici e sindacalisti per i secondi e il disinteresse per i primi. In fondo, la pensano come Woody Allen quando si chiedeva: “Cosa hanno fatto per me le nuove generazioni perché io debba fare qualcosa per loro?”. Un abbraccio agli ucraini che trascorreranno il Natale sotto le bombe di un despota cinico e spietato.
Michele Magno
Le generazioni del presente che avranno una pensione molto in là negli anni dovrebbero imparare a riconoscere quali sono i politici che cercano di conquistare voti provando a fottere il loro futuro. E per imparare a riconoscere quali sono i politici che vogliono fottere il futuro delle nuove generazioni di solito ci sono alcuni indizi che permettono di non sbagliare: spendere soldi per anticipare i pensionamenti del presente, protestare se un politico propone di adeguare l’età dei pensionamenti alla speranza di vita, occuparsi di demografia o parlando solo di immigrati o parlando solo di natalità, disinteressarsi dei numeri del debito pubblico, considerare il rigore come una inaccettabile forma di austerity, proporre provvedimenti economici con coperture creative da scaricare sulle spalle dei lavoratori del futuro. Riconoscere i profili delle sanguisughe delle generazioni del futuro può essere un modo utile per orientarsi e non farsi allegramente infinocchiare.
Al direttore - Quando Donald Trump, il 23 marzo 2023, a Waco in Texas, diede avvio alla sua campagna per le presidenziali del 2024, pronunciò una frase rivelatrice della propria visione: “O il Deep State distrugge l’America, o noi distruggeremo il Deep State”. Con queste parole non soltanto accese gli animi, ma rivelò anche il suo disegno: collocare la Casa Bianca in aperta opposizione agli apparati permanenti dello Stato Profondo, preposti alla sicurezza nazionale. E quel che allora disse è stato poi confermato da due fatti recenti: tra ottobre e novembre dell’anno in corso, è stato rivelato alla stampa – da fonti degli apparati centrali federali – il piano di pace segreto in ventotto punti che umiliava l’Ucraina, destabilizzava l’Europa e consegnava a Mosca un trionfo strategico; a metà dicembre, la trumpiana Tulsi Gabbard (direttrice dell’Intelligence Nazionale – Dni) accusava apertamente gli apparati americani e i media occidentali di volere rovesciare le trattative di pace e preparare così la guerra con la Russia. Che cosa ricaviamo da questi eventi? Che si tratta di uno scontro gravissimo tra il potere politico e gli apparati istituzionali permanenti americani. Quelli che chiamano Deep State, mentre difendono la Nato, mentre sostengono l’Europa, mentre sorreggono Kyiv, custodiscono la credibilità internazionale dell’America. Se Trump insiste su accordi favorevoli a Mosca, il Deep State può essere una forma di reazione positiva a difesa di Kyiv, dell’Europa, della Nato e della stessa America.
Alberto Bianchi