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lettere al direttore

Nel dubbio, non affidare a Caracciolo la difesa dei confini nazionali

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - All eyes on Famiglia nel bosco.

Jori Diego Cherubini

 


 

Al direttore - Tentando di giustificare la pubblicazione su Limes di mappe con la Crimea coi colori della Russia, Lucio Caracciolo, in un colloquio col Fatto quotidiano, afferma che “chiunque sbarchi a Sebastopoli si accorge che si trova in Russia e non in Ucraina, e per dichiarazione dello stesso Zelensky gli ucraini non sono in grado di recuperare quei territori”. Dunque, se domattina la Germania, attraversando l’Austria, decidesse di invadere l’Italia, si presume che Limes, un minuto dopo, si affretterebbe a pubblicare una mappa in cui, per dire, il Trentino-Alto Adige assume i colori dello stendardo tedesco? Legittimo, per carità, ma non ci venga a dire, Caracciolo, che lui analizza semplicemente i conflitti senza, così ha dichiarato, “metterci da una parte contro l’altra”. Non ce lo venga a dire perché questo è esattamente ciò che ha fatto. E la parte che ha scelto non è certamente l’Ucraina.

Luca Rocca

 

Se fossi un cittadino dell’Estonia nord-orientale (Narva e Ida-Viru), della Lettonia orientale (Latgale), di alcune zone della Finlandia orientale, di tutte quelle aree russofone che si trovano in Europa (leggete il bellissimo libro di Carlo Masala: “Se la Russia attacca l’occidente”), avrei qualche dubbio ad affidare a Lucio Caracciolo la difesa dei confini in caso di aggressione futura della Russia.

   


   

Al direttore - I giornalisti di Repubblica assicurano che continueranno a smontare le narrazioni fasulle di autocrati, despoti e guerrafondai. Vasto programma, che richiede di tenere sempre le antenne dritte. Con i migliori saluti.

Roberto Alatri

   


   

Al direttore - Non è facilmente spiegabile l’esultanza di una parte per l’inclusione, nel noto emendamento alla legge di Bilancio, dell’appartenenza al popolo italiano delle riserve auree della Banca d’Italia: un dato, questo, pacifico, riconosciuto “ab immemorabili”, come, del resto, per qualsiasi bene pubblico dello stato – persona giuridica o delle istituzioni partecipate dallo stato stesso. Ma l’emendamento in questione contiene, prima di tutto, il riferimento al Trattato per il funzionamento dell’Unione sull’autonomia delle banche centrali dell’Eurosistema e sull’oro, trattato che per l’Italia ha il rango di norma costituzionale; l’iscrizione di tali riserve nel bilancio della Banca d’Italia; la loro detenzione e gestione da parte di quest’ultima. Norme che, insomma, confermano (se ce ne fosse stato mai bisogno) lo status delle riserve nella condizione di sempre. Con le “istruzioni” rettificatrici della Bce e della Banca d’Italia, si è compiuto così un giro per tornare all’indiscutibile punto di partenza. E’ ridicola, invece, la motivazione secondo la quale l’appartenenza al popolo sia stata esplicitata per prevenire indebite appropriazioni delle riserve. Nel migliore dei casi, bisognerebbe osservare “o beata simplicitas” per non andare oltre.

Angelo De Mattia

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