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Lettere al direttore
Sarà la destra a salvare la sinistra dalla crisi del progressismo?
Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa
Al direttore - Sciopero Cgil travolgente, Landini pronto come faccia nuova.
Giuseppe De Filippi
Al direttore - Non capisco che interesse possa avere un greco a controllare un bel numero di giornali. Non sa che non c’è più nessuna Mediobanca da comprare e nessun fabbricante di occhiali con cui mettersi d’accordo? Un caro saluto.
Franco Debenedetti
La verità è che l’egemonia della destra nel mondo, combinata con l’irrilevanza inarrestabile del pensiero progressista, è ormai così totalizzante da essersi impossessata di tutto. La destra moderata (Meloni) è un antidoto alla destra illiberale (Salvini). La destra conservatrice (Murdoch) è un antidoto alla destra liberticida (Trump). La destra europeista (Merz) è un antidoto alla destra neonazista (AfD). E forse l’unico modo che può avere la sinistra per provare a tirarsi su è cercare, ovviamente a certe condizioni, di rubare linfa anche ai mondi che ha sempre combattuto. Sarà la destra a salvare la sinistra? Chissà.
Al direttore - Noemi Di Segni ha ricordato che l’Unione delle comunità ebraiche italiane, che presiede, ha presentato nel 2025 cinquanta denunce e segnalato 766 episodi di antisemitismo nel nostro paese. A ricordarci l’importanza di guardare anche oltre i nostri confini arriva l’artista svizzero Nemo – nomen omen – che ha restituito il trofeo Eurovision ottenuto nel 2024 per la mancata esclusione quest’anno di Israele. Non basta ricordare che la mamma dei cretini è sempre incinta. C’è davvero di che preoccuparsi.
Roberto Alatri
Al direttore - Nell’ultimo rapporto di Reporters sans frontières sulla libertà di stampa, Italia, Usa, Francia, Germania e Israele (per fare qualche esempio) sono state declassate. Cioè, secondo il rapporto, da noi come in altri paesi, c’è sempre meno libertà di editare e scrivere. Non conosco i parametri usati dagli estensori del citato rapporto, però il sospetto che sia stato redatto in una serata conviviale con open bar (e mica solo quello) è molto forte.
Valerio Gironi
Al direttore - La tecnologia dell’eolico offshore rappresenta una delle soluzioni più efficaci e pronte per contribuire all’indipendenza energetica e al processo di decarbonizzazione della nostra economia. Purtroppo, la sua esclusione dai primi bandi del Fer2 costituisce, a oggi, un grave ostacolo allo sviluppo del settore, impedendo all’industria italiana di rimanere competitiva rispetto ai progressi, ormai avanzati, di altri stati europei e internazionali e arreca un danno diretto a numerose imprese che hanno già investito circa 300 milioni di euro per sviluppare progetti da presentare alle aste previste dal decreto. Il comparto si trova oggi in una condizione di forte incertezza, sia sul piano delle tempistiche sia su quello della trasparenza dei processi decisionali. Per questo motivo, nei giorni scorsi ho scritto al ministro on. Pichetto Fratin segnalando che è necessaria una correzione di rotta immediata: il paese non può permettersi ulteriori ritardi, partendo da una pronta pubblicazione del calendario delle aste, con una prima asta nel 2026, passaggio essenziale per sbloccare i 3,8 GW del decreto Fer2 dedicati all’eolico offshore. Molte delle società da me rappresentate segnalano la forte insofferenza del settore e, laddove dovessero prolungarsi i tempi per l’avvio delle aste, sarebbero costrette a prendere tutti quei provvedimenti urgenti e opportuni a tutela degli ingenti investimenti messi in campo, con il serio rischio di precipitare in un contenzioso amministrativo che vorremmo assolutamente evitare e che dovremmo, tutti insieme, scongiurare.
Fulvio Mamone Capriapresidente Associazione delle Energie Rinnovabili Offshore (Aero)