Ansa

lettere al direttore

Rachel Reeves, voce della sinistra non antisionista e non antisemita

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Al di là delle intenzioni dei promotori, il ddl Delrio sull’antisemitismo si sta trasformando in cartina al tornasole dell’antisemitismo della sinistra. Per gli ebrei è una grande tragedia, ma lo è anche per la sinistra. Il ddl si rifà infatti alla definizione Ihra, che afferma in modo inequivocabile: “Le critiche verso Israele simili a quelle rivolte a qualsiasi altro paese non possono essere considerate antisemite”. Il ddl non impedisce, dunque, critiche alla politica di Israele. Inutili sono le contestazioni e le raccolte di firme della sinistra radicale per fermarlo come fosse un attentato alla libertà di parola. C’è invece una sinistra attenta alla volontà di contrastare l’antisemitismo. Ci si sarebbe attesi, infatti, che le critiche da sinistra proponessero modifiche o aggiunte al disegno di legge, non la sua semplice cancellazione. E’ evidente che la sinistra non riconosce l’aumento esponenziale dell’antisemitismo nel nostro paese. Non riconosce che nelle università gli ebrei non possono prendere la parola, anche se si pronunciano contro il governo Netanyahu. Per non dire poi di chi vorrebbe offrire una prospettiva diversa da quella imposta da Hamas. La sinistra non legge i giornali e le cronache degli insulti agli ebrei, turisti e non, nelle nostre città. Non legge l’odio antisemita (non anti israeliano) riversato a viscere aperte sui social. Non legge le condanne di eminenti articolisti e maître à penser televisivi che mescolano Israele e Shoah, giustificando con la politica di Netanyahu la marginalizzazione della Shoah, e propongono indecenti confronti fra tragedie ben diverse, chiamandole tutte, demagogicamente, “genocidio”. Qualche problema con l’ebraismo la sinistra lo ha sempre avuto, sin dai tempi del marxismo storico. L’ebreo è sempre stato un elemento di disturbo, un particolarismo identitario troppo forte per poterlo annullare nell’universalismo politico comunista. Se vi si aggiungono poi l’ideologizzazione terzomondista e i calcoli elettorali, si comprende che garantire il diritto all’esistenza e alla sicurezza dell’ebreo è diventata cosa scomoda, politicamente non conveniente. E’ più semplice compensare assenze e silenzi inviando un messaggio di solidarietà dopo un attentato e qualche morto occasionale. L’antisemitismo della sinistra lo si è visto nelle contestazioni (non ostacolate) alla Brigata ebraica il 25 aprile. Si è esplicitato in modo spudorato e insultante quando incolti e intellettuali hanno cominciato a chiedere agli ebrei ragione della politica di Netanyahu. Ebreo discolpati! Ebreo dissociati! Di’ che sei innocente! Perché di fatto sei a priori colpevole e complice, e allora ti meriti che non si parli più di Shoah. Che la sinistra, Anpi compresa, abbia a cuore il destino degli oppressi (possibilmente con qualche considerazione per il contesto storico!) lo si comprende. Che però desideri farla pagare a chi non c’entra e che si volti dall’altra parte di fronte all’antisemitismo non si riesce invece a giustificarlo. Verrà il momento in cui riconoscerlo sarà troppo tardi. E i messaggi di solidarietà e di cordoglio saranno puro esercizio retorico.

Dario Calimani

 

“Strappare le foto dei bambini rapiti da Hamas; gridare ‘morte all’Idf’ e ‘globalizzare l’Intifada’; equiparare le azioni di Israele a coloro che hanno assassinato sei milioni di ebrei; diffondere oscure cospirazioni sul presunto potere della ‘lobby sionista’; alimentare le tensioni nella comunità per impedire ai tifosi di calcio israeliani di recarsi nella nostra seconda città più grande; pretendere che musicisti, medium e artisti ebrei si impegnino in una sorta di denuncia performativa di Israele prima ancora che venga loro concesso di esibirsi. Qualcuno pensa seriamente che questi non siano atti antisemiti? L’antisemitismo è un crimine”. Rachel Reeves, cancelliere dello Scacchiere inglese, governo Starmer, sinistra, non antisionista, non antisemita.

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