Ansa
Lettere al direttore
In gioco c'è la dignità dell'Europa, stretta nella morsa trumpian-putiniana
Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa
Al direttore - Caro Cerasa, fino a quando Giorgia Meloni potrà continuare a nascondere la polvere sotto il tappeto? Minimizzare la rottura drammatica tra le due sponde dell’Atlantico non porta da nessuna parte. Posso anche comprenderne l’imbarazzo ad alzare la voce di fronte a un uomo che l’ha sempre incensata e adulata, fin da quando ha varcato la porta della Casa Bianca. Ma oggi è in gioco non un rapporto personale, bensì la dignità – per non parlare del suo ruolo nel mondo – dell’Europa. E quindi anche dell’Italia. A meno che la leader di FdI non si senta rassicurata e appagata dal grottesco endorsement di Trump per i “partiti patriottici” dell’Ue. Oppure che una posizione netta contro la National Security Strategy possa compromettere la tenuta del governo? Ma la perizia di uno statista – come di un nocchiere – si misura dal coraggio con cui guida la sua nave, seguendo la rotta giusta, nelle acque più tempestose. Anche Macron, Starmer e Merz hanno i loro Salvini. Eppure forse (sottolineo forse) si stanno rendendo conto che è ora di gettare il cuore oltre l’ostacolo. E ora non basta essere “volenterosi” con l’Ucraina – predestinata vittima sacrificale del patto non più occulto tra Washington e Mosca. Occorre rilanciare con determinazione una politica di sicurezza e di difesa europea perfino sfidando, se necessario, le opinioni pubbliche nazionali. E facendo capire che quella tra “burro o cannoni” è una falsa alternativa. Parafrasando Churchill, in questo passaggio storico si può scegliere la pancia piena e avere lo stesso la guerra (dei dazi o dei missili di Putin). Poscritto: sulla miseria morale e politica della sinistra italiana, silente sulla tragedia ucraina e balbettante in un tempo che è “fuori sesto”, come si lamentava l’Amleto shakespeariano, per il momento mi taccio.
Michele Magno
Sempre a voler parafrasare Churchill, solo con una piccola sfumatura in più. Possiamo ancora scegliere tra il disonore e la guerra, sapendo che se sceglieremo il disonore rischieremo di avere la guerra.
Al direttore - Dura la vita del monarca. Carlo III d’Inghilterra, ad esempio, ha la sfortuna di essere nato con una certa insofferenza per gli abomini architettonici in un’epoca che ne è prodiga. Nel 1984, di fronte ai membri del Royal Institute of British Architects, arrivò a paragonare un infelice progetto di ampliamento della National Gallery a “una pustola sul volto di un caro amico”. L’architettura brutalista del National Theatre? “Una centrale nucleare”. La biblioteca di Birmingham? “Un edificio dove ci si aspetterebbe che i libri vengano inceneriti”. Il modernismo? “Peggio della Luftwaffe”. E come se non bastasse il cattivo gusto dei sudditi, ci si metterà presto di mezzo la diplomazia, con l’ingrato compito di complimentarsi con un presidente palazzinaro per gli stucchi della sua big, beautiful sala da ballo.
Giorgio Felici
Al direttore - La recente EU Drugs Strategy 2025-2030 introduce un impianto avanzato di governance multilivello, fondato su prevenzione, evidenze scientifiche, cooperazione interistituzionale e approccio integrato tra salute pubblica e sicurezza. Nel rileggerla, ho riconosciuto alcuni elementi che avevo evidenziato anni fa nella mia lettera del 2019: la necessità di intervenire precocemente, di rafforzare le agenzie educative, di mobilitare la comunità e di sviluppare competenze sociali e relazionali nei giovani come fattore protettivo. E’ interessante osservare come, nel ciclo delle politiche pubbliche, segnali che emergono dal territorio, attraverso pratiche educative, osservazione quotidiana e confronto con attori sociali, possano anticipare priorità che, solo in una fase successiva, vengono formalizzate a livello europeo. Questo allineamento a posteriori conferma l’importanza dell’“intelligenza sociale” nei processi di agenda-setting. In questo senso, la prevenzione non è soltanto un orientamento valoriale: è una scelta di policy fondata su dati, sostenibilità e impatto sistemico. Quando viene posta al centro, permette alle istituzioni di passare da un approccio reattivo a uno strategico, con benefici collettivi misurabili nel medio-lungo periodo.
Andrea Zirilli