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Lettere

Scioperare demonizzando l'unico paese del medio oriente dove si può scioperare

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Temo che Maurizio Landini, da ieri a capo di un tempo glorioso sindacato ora al traino di sigle estremiste, neanche sappia che il primo sindacato libero in medio oriente è stato l’Histadrut, creato negli anni Venti, prima ancora della nascita dello stato di Israele, nella Palestina mandataria a difesa dei lavoratori ebrei. Temo che sappia, ma facendo finta di niente, che nella Gaza straziata da Hamas dopo il 2005, non si sia nemmeno vista l’ombra di un sindacato libero. Non sanno niente o, quando sanno, fingono di non sapere.
Pierluigi Battista

Manifestare per la pace demonizzando l’unico paese del medio oriente in cui gli scioperi sono consentiti rimuovendo l’orrore portato avanti a Gaza dal sindacato dei jihadisti e avallando limitazioni senza preavviso delle libertà dei lavoratori in nome della difesa della libertà. Dalla Cgil è tutto, a voi studio.

 


 

Al direttore - Lo slogan preferito dai manifestanti pro Pal a Milano era “Palestina libera dal fiume al mare”. Quando si dice sinistri figuri. Con i migliori saluti. 
Roberto Alatri

Non tutti per fortuna. Ma chi non condivide quegli slogan sarebbe bello se al primo “dal fiume al mare” facesse scattare un “buuu” da coro da stadio. Provarci, al prossimo giro.

 


 

Al direttore - In un’intervista a Repubblica Pier Luigi Bersani, parlando di Gaza, ha usato tre volte la parola “genocidio” e zero volte ha citato Hamas e gli ostaggi israeliani. Forse non è un caso se lo ricordiamo come un ottimo ministro e un pessimo leader.
Luca Rocca

 


 

Al direttore - Bisogna farsene una ragione: c’era una volta la Cgil con la stella polare della confederalità e c’era pure la sinistra. Oggi, parafrasando Edmondo Berselli, si vedono solo “sinistrati” del cosiddetto “campo largo” che ritengono di sinistra movimenti populisti che di sinistra non sono. E con questi pensano di poter governare.
Domenico Sugamiele

 


 

Al direttore - Ho letto il più che preoccupante articolo di Lucetta Scaraffia. A quando il giuramento di fedeltà antisionista?
Andrea Cerini

 


 

Al direttore - Cortei lunghi e piazze piene ieri nelle nostre città. Più merito dell’Ubs o della Cgil? Poco importa. Bisogna ammetterlo: il “genocidio” dei palestinesi è un tema che tira. Scalda i cuori, infiamma gli animi, scioglie i muscoli del basso ventre. E quindi mobilita “dal basso”, appunto, le folle: “Agglomerati di persone – nella definizione di Gustave Le Bon – geneticamente predisposti a lasciarsi suggestionare da parole, formule e immagini estremamente semplificate”. Una manna per gli arruffapopoli. Il piano di pace per Gaza? Un progetto neocolonialista. La liberazione degli ostaggi israeliani? Chi se ne cura, ormai sono più morti che vivi. Il disarmo e l’esilio di Hamas? Non si può chiedere la resa a chi non si sente sconfitto. Più o meno velatamente, questo sostengono i sindacati di base, corporativi fino all’osso del collo anche quando proclamano scioperi politici. E il più grande sindacato confederale italiano che fa? Costretto a subire la concorrenza dei suoi antichi nemici, si adegua. Si accoda all’irrazionale ondata emotiva che monta nel paese. Parliamo di quel sindacato che in tre anni non ha organizzato nemmeno un sit in davanti all’ambasciata russa. Un sindacato la cui leadership si vanta del suo pacifismo imbelle, tanto da opporsi persino agli aiuti militari a Kyiv. Occorre riconoscerlo: Netanyahu sta vincendo la guerra sul campo di battaglia, ma l’ha persa sul campo dell’informazione. Un guaio grosso. Si pensi alla storiella della crisi umanitaria, divulgata ossessivamente da media compiacenti. Da noi soltanto la stampa vaticana ha avuto l’onestà di rompere la narrazione mainstream, pubblicando un recente Rapporto delle Nazioni Unite. Esso certifica che tra il 19 maggio e il 2 agosto scorsi sono state scaricate nella Striscia circa quarantamila tonnellate di cibo e medicinali. Ma solo quattromila, ossia il 10 per cento, sono giunte a destinazione a causa dei saccheggi di “persone affamate o attori armati”. Caro Cerasa, l’epopea della flotilla ha smascherato il presunto carattere spontaneo della protesta andata in scena ieri contro lo stato ebraico. Al contrario, l’impressione è che la sua regia sia saldamente nelle mani della diversificata galassia dell’estremismo più radicale, dei “casseur” di “spacchiamo tutto”: collettivi studenteschi, centri sociali, formazioni della sinistra extraparlamentare, Cobas, gruppi anarchici più o meno clandestini. Tutti soggetti, come è noto, non particolarmente affezionati alla nostra democrazia repubblicana. Se ne rende conto la sinistra che alle Camere si è “astenuta per la pace”? Se ne rende conto la confederazione fondata da Giuseppe Di Vittorio? Attenzione a soffiare sul fuoco. Ci si può scottare facilmente.
Michele Magno

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