
Ansa
Lettere
Né quorum né messaggio né campo. Il flop act del centrosinistra
Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa
Al direttore - L’articolo di ieri di Nona Mikhelidze era bellissimo. Mi piaceva soprattutto che una storia personale piuttosto speciale, le cinque lingue, Berlino-Pisa-Roma e co.co.pro, e il viavai tra gli sportelli dell’anagrafe, andasse insieme al plurale “noi georgiane”.
Adriano Sofri
Al direttore - Con tutto il rispetto per l’istituto referendario e per chi ha votato e non votato o si è astenuto, però nel complesso il tutto mi ricorda la battuta di quel tale che riempito di botte con orgoglio rispondeva: “Sì, mi hanno menato, però quante gliene ho dette!”.
Valerio Gironi
Il fatto che il centrosinistra festeggi per il risultato del referendum conferma poi che l’obiettivo vero di molti promotori non era il quorum ma era usare il referendum per provare a risolvere problemi interni alla coalizione del centrosinistra. Tema: chi è che svilisce gli strumenti della democrazia?
Al direttore - Maurizio Landini è nato a Castelnovo ne’ Monti (Re) un comune confinante con Canossa, dove è atteso per commentare l’esito dei referendum.
Giuliano Cazzola
Al direttore - Ora che la sconfitta referendaria è stata sonora, il Pd la minimizzerà o la declassificherà. Si trincererà dietro l’idea che l’Italia migliore ha capito e votato. Spostando l’asticella dal 50 per cento + 1 al 30 per cento. Chissà se invece si renderà conto dell’errore storico di essersi imbarcato in un referendum anti Meloni quando in realtà era contro la sua stessa storia. Salario minimo, immigrazione, diritto d’asilo, AI: queste sono le sfide di oggi. Il Pd ha puntato tutto su una battaglia di retroguardia scontentando anche la base riformista del partito. Un partito pluralista è una risorsa, ma non può contenere tutto e il contrario di tutto, pacifismo e bellicismo liberismo e comunismo. Perfino il legittimo astensionismo informato degli elettori, di autorevoli esponenti e di sindacati come la Cisl, è stato letto come melonismo o attentato costituzionale sebbene praticato in passato in più occasioni. Fare l’opposizione è in teoria semplice ma se si vuole divenire forza di governo bisogna ragionare e votare come si fosse a capo dell’esecutivo. Con coerenza. Se la stella polare diventa l’anti melonismo, epigono dell’anti berlusconismo, la premier può dormire beatamente. Mi piacerebbe sentire un po’ di autocritica e di assunzione di responsabilità ma la politica non è uno sport serio come il calcio (e infatti queste parole le ho sentite da Spalletti). Che non era il ct giusto per questa Nazionale ma si è preso le colpe della Federazione e dei giocatori senza battere ciglio. Il ct ha perso, l’uomo ne esce vincitore. Un uomo che dice che non avrebbe mai lasciato nella sconfitta (e infatti a Napoli ha lasciato all’apice del successo) è un esempio per la nostra politica. Come diceva l’avvocato Tom Cruise al marine in “Codice d’onore”: “Non serve una mostrina per essere un uomo d’onore”.
Daniele Piccinini
Il centrosinistra voleva raggiungere il quorum, non c’è riuscito. In assenza del quorum voleva mandare un messaggio al governo, non c’è riuscito. In assenza del messaggio, voleva dimostrare di saper allargare il suo bacino, rispetto al 2022, e non è successo. Flop act. E campo stretto.