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LETTERE
Quel che resterà di Cannes '25 è il gran discorso di Kevin Spacey
Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa
Al direttore - Scrive Lucio Caracciolo su Repubblica che “Papa Bergoglio ha svolto un ruolo sotterraneo quanto tangibile nel primo negoziato segreto russo-ucraino mediato dai turchi che nel marzo 2022 aveva prodotto una bozza parafata di preaccordo (poi sabotato da inglesi e americani) basata sulla rinuncia di Kyiv alla Nato e ai territori a forte presenza russa”. Pare non servano a nulla, di fronte al pregiudizio, le decine di smentite di questa ricostruzione; e sembra del tutto inutile ribadire che quella bozza di “preaccordo” altro non rappresentava, basta esaminarne il contenuto, che la resa e l’umiliazione dell’Ucraina, trasformata in una seconda Bielorussia. Inglesi e americani non avevano bisogno di sabotare proprio un bel nulla, perché solo un folle, e Zelensky non lo è, avrebbe potuto sottoscrivere le condizioni dettate dalla Russia di Putin. Eppure anche gli esperti di geopolitica, soprattutto quelli troppo innamorati delle proprie tesi, continuano a diffondere questa bugia. E una bugia, come ricorda un vecchio aforisma, fa in tempo a viaggiare per mezzo mondo mentre la verità si sta ancora mettendo le scarpe.
Luca Rocca
Sarebbe utile poi che i grandi nostalgici di quel vertice famoso ricordassero che dal marzo 2022 a oggi, l’Ucraina ha riconquistato stabilmente circa il 15 per cento del territorio che la Russia aveva occupato dopo l’invasione del 24 febbraio 2022. Territorio massimo occupato dalla Russia nel 2022 (esclusa la Crimea): circa 75.000 chilometri quadrati. Territorio riconquistato e mantenuto dall’Ucraina: circa 11.500 chilometri quadrati (dati Council on Foreign Relations).
Al direttore - Al Festival di Cannes, Tom Cruise ha presentato il capitolo finale di “Mission: Impossible”, in uscita oggi. Se il cinema, dopo il durissimo colpo della pandemia, è sopravvissuto lo deve anche all’impegno di Cruise come attore e produttore nel girare il sequel di “Top Gun” e farlo distribuire in sala e non in streaming. Lo stesso dicasi per la saga di “Mission: Impossible” (di cui si ricorda anche lo sfogo sul set divenuto virale: “E’ per merito nostro che ora a Hollywood sono tornati a fare film! Stiamo creando migliaia di posti di lavoro e non voglio mai più vedervi senza mascherina!”). Ed è anche interessante la sua evoluzione attoriale: da seguace del metodo Stanislavskij a novello Buster Keaton alle prese non con le comiche ma con le epiche. W il cinema e la Mission Possible di Cruise: salvarlo!
Daniele Piccinini
Quello che però resterà di Cannes è altro ed è il gran discorso fatto da Kevin Spacey, pubblicato ieri dal Foglio. Per chi se lo fosse perso: “Grazie a Evan (Evan Lowenstein, il manager di Spacey, ndr), ho imparato a cercare la comprensione invece del giudizio. E con la sua guida, sono riuscito a uscire da questi ultimi anni difficili, non arrabbiato, non amareggiato, non risentito, ma più presente, più amorevole, più comprensivo e più indulgente di quanto non sia mai stato in vita mia (…) Vorrei che tutti voi alzaste i vostri bicchieri e brindaste all’amicizia, che può farci superare qualsiasi cosa in questa vita. Vi mando le vibrazioni più positive. E come disse una volta il mio amico Elton John, il motivo per cui questo significa così tanto per me è che sono ancora in piedi. Sono ancora in piedi”. Tutti in piedi per Spacey.