le lettere al direttore

Liliana Segre spieghi all'Aia la differenza tra vittime e carnefici

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Marcello Pera nel suo intervento nell’Aula del Senato sulla riforma costituzionale ha detto cose apprezzabili circa alcune gravi lacune del progetto governativo, rispetto alle quali ha chiesto invano correzioni alla ministra Casellati. Dico invano perché in sede di replica la ministra e il relatore Balboni hanno ignorato completamente e clamorosamente l’appello di Pera. All’ex presidente del Senato esprimo per questo sentita solidarietà. Allo stesso tempo però debbo invitare Pera a deporre l’argomento che i gruppi di minoranza non hanno voluto lo Statuto dell’opposizione. E’ un argomento infondato che non gli fa onore. Le cose non stanno così e lui lo sa bene. Come gli abbiamo spiegato in commissione, l’opposizione voleva uno Statuto serio e non la scatola vuota da lui proposta. Se si vuole un vero Statuto dell’opposizione non ci si limita a un vaghissimo richiamo che deferisce tutto a regolamenti parlamentari da modificare a babbo morto. Se si vuole un vero Statuto dell’opposizione si accetta di mettere in Costituzione gli istituti che danno un senso all’esistenza di questo strumento che serve a prevenire eventuali abusi di potere della maggioranza: diritto delle minoranze di adire direttamente la Corte costituzionale; riserva di spazi parlamentari per i provvedimenti e le iniziative delle minoranze; innalzamento dei quorum per modificare i regolamenti parlamentari e per eleggere organi di garanzia come il presidente della Repubblica e i presidenti delle Camere; misure contro l’abuso della decretazione d’urgenza. Agli emendamenti in tal senso, molto precisi e molto chiari, presentati dall’opposizione, la maggioranza ha opposto un secco e non motivato diniego. Questi i fatti.
Dario Parrini deputato del Pd

  
In Inghilterra, intanto, vedo che il premier Sunak ha appena annunciato che avvierà le procedure per lo scioglimento delle Camere, per andare a votare. Chiedo, non a lei, ma a molti suoi colleghi: trattasi di fascismo?


  
Al direttore - “Non so, e non mi interessa sapere, se nel mio profondo si annidi un assassino, ma so che vittima incolpevole sono stato ed assassino no; so che gli assassini sono esistiti, non solo in Germania, e ancora esistono, e che confonderli con le loro vittime è una malattia morale o un vezzo estetistico o un sinistro segnale di complicità; soprattutto, è un prezioso servigio reso (volutamente o no) ai negatori della verità”. Così Primo Levi scrive nel suo libro “I Sommersi e i Salvati”. Queste parole oggi sono quanto mai attuali nel mentre, dopo la tragedia terroristica del 7 ottobre, si continua a confondere le vittime con i carnefici. Abbiamo università piene di studenti che per un malcelato senso di odio nei confronti dell’occidente accusano Israele di ogni nefandezza mentre nulla dicono di Hamas che è una associazione terroristica e non una democrazia viva che permette di contestare i propri leader. Abbiamo nelle stesse università stelle di David disegnate sulla porta di professori con scritte infamanti. Abbiamo autorevoli esponenti, anche religiosi, che esprimono il loro profondo cordoglio per la morte del presidente iraniano noto e riconosciuto assassino definendola “grave perdita”. Abbiamo infine la Corte penale internazionale nata dalle ceneri dei processi contro i nazisti a Norimberga che per la prima volta nella storia, facendo accapponare la pelle anche al presidente Biden, mette sullo stesso piano il leader di un paese democratico che si sta difendendo dopo un attacco terroristico, e i leader che quell’attacco terroristico  hanno compiuto.  Sarebbe come se la Corte dopo la prima guerra in Iraq avesse messo sotto accusa tutti i leader della coalizione occidentale che combatterono Saddam Hussein anche con bombardamenti a tappeto utilizzando i B-52. O come se avessero messo sotto accusa i leader della Nato che intervennero in Yugoslavia per evitare un genocidio; o altri episodi che dalla Seconda guerra mondiale in poi hanno visto le democrazie combattere le dittature: e non mi si dica che le operazioni messe in campo a tutela dei civili in quei casi furono più ampie di quelle che sta mettendo in campo Israele perché chi lo dice mente sapendo di mentire ed è un ipocrita. Gli assassini esistono e sono esistiti e confonderli con le vittime è il frutto della malattia morale che purtroppo porterà ancora una volta il popolo ebraico a essere perseguitato. La Storia si ripete: sempre. 
Marco Carrai, console di Israele

  

A queste riflessioni, aggiungerei due frasi meravigliose di Liliana Segre, dedicate agli utili idioti dell’antisemitismo. La prima l’ha detta due giorni fa: “Accusare Israele di genocidio è una bestemmia”. La seconda, sempre sullo stesso tema, l’ha detta a marzo: “Genocidio? Adesso è una parola che viene usata per parlare di qualunque cosa, di qualunque guerra, di qualunque battaglia, di qualunque presa di posizione. Mentre io l’ho conosciuta e per miracolo mi ha risparmiata”. Mandare la senatrice alla Corte dell’Aia e spiegare ai giudici tontoloni e in malafede che differenza c’è tra vittime e carnefici.