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Lettere

L'ideologia tossica che corrode il pacifismo dei nostri giorni

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Che succede se Israele si ferma? Che Hamas si organizza e ricomincia a sterminare ebrei. Il sogno segreto delle piazze europee.
Jori Diego Cherubini

Succede quello che ha sintetizzato bene ieri il primo ministro Benjamin Netanyahu: “Gli orrori perpetrati da Hamas il 7 ottobre ci ricordano che non realizzeremo la promessa di un futuro migliore se noi, il mondo civilizzato, non saremo disposti a combattere i barbari”. Coraggio, Israele.


Al direttore - Un bell’articolo di Giulio Meotti, giorni fa, ci ha presentato una panoramica di letteratura distopica sulla fine di Israele. Io vorrei proporre a tutti i lettori un esercizio di fantasia: il gioco, meglio se di gruppo, del disarmo unilaterale. Immaginate che un paese a rischio di guerra scelga, improvvisamente, di attuare il sogno (o forse l’incubo?) della rinuncia alla difesa. Israele, 13 maggio 2024, Giorno dell’Indipendenza. Con una fiaccolata sul Monte Herzl si festeggia lo scioglimento di Tsahal e la distruzione di tutte le armi, compreso lo scudo antimissile. Che accadrebbe nei giorni successivi? Il genocidio, una nuova diaspora, una difficile convivenza con Hamas? La cosa più probabile non è la cancellazione dell’“entità sionista” sotto la pressione di pogrom ed espropri? Ora ribaltiamo il gioco. Stanchi di sangue e sofferenze, i palestinesi di Gaza e Cisgiordania si affidano a un partito della non violenza. Il nuovo governo consegna razzi, mitra e bombe a una delegazione dell’Onu, i partigiani dell’Olp sono mandati in pensione, quelli di Hamas fuggono in esilio a Doha e Teheran. Quale futuro dipingereste per la Palestina? Potete pensare, seriamente, a uno scenario diverso dall’attuazione degli accordi di Oslo, due popoli due stati, finalmente al riparo dal ricatto terrorista? Il gioco può andare avanti all’infinito applicandosi a nazioni grandi e piccole in ogni angolo del mondo, da Taiwan all’Armenia alla Moldavia. A quale sorte andrebbe incontro l’Ucraina se cedesse le armi, o più semplicemente se gli occidentali cessassero di rifornirla? E quale accoglienza riceverebbe dal mondo occidentale la Russia, con le sue infinite risorse minerarie e culturali, se ci liberasse della minaccia nucleare e della sua marea di blindati? Da quale potenza ostile rischierebbe di essere aggredita? Per concludere, fantastichiamo su un Lindbergh del nostro tempo che induca gli Stati Uniti a rinunciare al ruolo di gendarme del mondo e alla deterrenza nucleare. Sì, non è un’idea originale, ricorda “Il complotto contro l’America” di Philip Roth; ma il problema è che assomiglia per alcuni aspetti ai proclami di Trump, il quale tra un anno potrebbe vincere le elezioni. Quanti anni o mesi durerebbe la Bengodi europea? Proponete questo gioco ad amici e conoscenti. Non farà cambiare idea a nessuno e rischia di fare aumentare il tasso di litigiosità nel vostro ambiente. Ma vi aiuterà a capire come ragionano le persone che frequentate.

Enea Dallaglio

Il pacifismo oggi, se così possiamo chiamarlo, è corroso da un’ideologia tossica, che invita i protagonisti del dibattito pubblico a chiedere all’aggredito di deporre le armi, di non difendersi, di porgere l’altra guancia, per evitare di provocare l’aggressore. Non lo vedi che morde? Lascialo perdere, no? Il pacifismo contemporaneo, dunque, non è neutrale, come vorrebbe far credere, ma è sistematicamente schierato da una parte precisa: dalla parte di chi usa per primo le armi e contro chi le armi le usa solo per difendersi. Coraggio, Israele. 



Al direttore - Le numerose manifestazioni di questi giorni in tutta Europa confermano la sensazione che molti di noi hanno maturato: Hamas ce l’abbiamo in casa. C’è dunque bisogno di una risposta ferma e immediata, organizzata con la stessa sapiente regia che chiaramente agisce dietro quelle che abbiamo visto. Quello all’arco di Tito è stato un bel momento di partecipazione. Oggi è tempo di una grande manifestazione nazionale che ribadisca con forza la non negoziabilità dei nostri valori fondamentali, in Israele come in periferie d’Europa pericolosamente avviate verso la chiusura comunitaria e integralista. Non attendiamoci una simile iniziativa da forze politiche smarrite e attendiste. Al Foglio il merito di aver saputo farsi avanguardia e dunque verso il Foglio l’aspettativa dei suoi lettori e non solo perché essa venga fattivamente promossa.
Duccio Guidi

A proposito di minaccia globale e di esportazione dell’Intifada. Ieri il direttore dell’Fbi Christopher A. Wray ha messo in guardia il Congresso sul fatto che gli attacchi di Hamas a Israele potrebbero motivare minacce simili a quelle poste dall’Isis negli anni scorsi. “Riteniamo – ha detto – che le azioni di Hamas e dei suoi alleati possano servire da ispirazione. Nelle ultime settimane, diverse organizzazioni terroristiche hanno chiesto attacchi contro gli americani e l’occidente”. Coraggio, Israele.