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le lettere al direttore

Il vuoto nella Chiesa che Francesco colma con la fede ambientalista

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Biden: “Il muro col Messico non funziona”. Vai col blocco navale!
Giuseppe De Filippi

 


 

Al direttore - Fra tante incertezze e più di un dubbio, da qualche giorno è entrato nel vivo il Sinodo sulla sinodalità cosiddetto. C’è solo da sperare che non ne esca una versione ulteriormente edulcorata e politicamente corretta del cristianesimo, anzi meglio del cattolicesimo. Le premesse, inutile dirlo, ci sono tutte. Si discuterà tanto e su tanti argomenti. C’è però un tema, per così dire, “a monte” sul quale forse sarebbe opportuno che la variegata assemblea riflettesse seriamente. Il tema è che se è vero che Cristo è morto per tutti, il Vangelo non è per tutti. Ciò che rende il cristianesimo esclusivo e non inclusivo, checché ne dica la narrazione ecclesiale mainstream. Gesù stesso non ha lasciato scampo a equivoci: “Molti sono i chiamati, ma pochi gli eletti” (Mt 22, 14). Né la vita cristiana è a costo zero: il Vangelo è esigente, comporta un combattimento e, in alcuni casi, rinunce anche molto serie. E questo perché, lo ricorda l’Apostolo, “siete stati comprati a caro prezzo” (1 Cor. 6, 20). Se la Chiesa cede su questo è finita. Anche se il mondo su tante questioni rifiuta ormai il suo insegnamento giudicandolo troppo “rigido” o “fondamentalista” o “intransigente”, non per questo la Chiesa può scendere a compromessi. Sempre che, ovvio, creda ancora che il Vangelo sia “la” parola in grado di salvare l’uomo e sempre ammesso che ci sia ancora un uomo da salvare. Con buona pace dei teorici della complessità, nel cristianesimo le cose sono estremamente semplici, limpide, cristalline. Senza se e senza ma. Se dunque al mondo la dottrina della Chiesa, come ’o presepe a Nennillo di “Natale a casa Cupiello”, non piace, non c’è problema, va bene così. Basta che sia chiaro che non è la dottrina della Chiesa il problema, è al mondo che non piace. E se non gli piace, libero il mondo di rivolgersi altrove e di vivere come meglio crede. Ma voler riscrivere la grammatica del cristianesimo ricorrendo oltretutto a improbabili funambolismi teologico-pastorali, perché il mondo si rifiuta di accettare la Rivelazione di Dio sull’uomo e su tutto il resto, anche no, grazie. “Il buon Dio – fa dire Bernanos al curato di Torcy – non ha scritto che noi fossimo il miele della terra, ragazzo mio, ma il sale. Ora, il nostro povero mondo somiglia al vecchio Giobbe, pieno di piaghe e di ulcere sul suo letame. Il sale, sulla carne viva, brucia. E tuttavia le impedisce di marcire”. Oggi come ieri e come domani, la scelta che la Chiesa ha davanti a sé è sempre la stessa: adottare il “modello Aronne”, ossia dare al mondo un po’ di miele dicendo ciò che il mondo vuole sentirsi dire anche a costo di dire ciò che non piace a Dio; oppure adottare il “modello Mosè”, tornando a essere sale, e sale che brucia sulla pelle, dicendo al mondo ciò che piace a Dio anche se ciò che dice non piace al mondo. Purtroppo non sono mancati nel recente passato né mancano oggi esempi del primo tipo, con parole spesso ambigue da parte di vescovi e sacerdoti (come pure di teologi o sedicenti tali). Il Sinodo è una buona occasione per cambiare rotta e tornare a essere la Chiesa che Cristo ha pensato e voluto, “segno di contraddizione” e che predica un Vangelo che è “scandalo per i giudei e stoltezza per i pagani”. Staremo a vedere.
Luca Del Pozzo

“Io – disse Joseph Ratzinger nel 1969 – sono certo di ciò che rimarrà alla fine: non la Chiesa del culto politico, ma la Chiesa della fede. Una Chiesa che non sarà più la forza sociale dominante nella misura in cui lo era fino a pochi anni fa, ma una Chiesa che conoscerà una nuova fioritura e apparirà come la casa dell’uomo, dove trovare vita e speranza oltre la morte”. Anni dopo, il Sinodo è lì a dirci che di fronte al secolarismo galoppante la Chiesa di Francesco ha perso di vista l’obiettivo di conquistare nuovi fedeli e ha scelto di colmare il vuoto creato attraverso la declinazione di una nuova fede: quella ambientalista. Leggere per credere l’Enciclica 2.0 che trovate sul Foglio di oggi.

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