Qualche provocazione sul contante (Ops è anagramma di Pos)

Le lettere al direttore del 16 dicembre 2022

Al direttore - Caro Cerasa, lei ha ragione. Per quanto riguarda il contante fra i tedeschi e noi c’è una piccola differenza: la stessa che esiste tra uso e abuso. Mi è capitato di viaggiare a bordo di un’“auto di produzione tedesca” e notare che il conducente non aveva allacciato la cintura di sicurezza ma il segnale acustico non suonava perché la cintura era stata girata dietro il sedile. Eravamo tutti italiani. Mi chiesi perché la tecnologia tedesca non avesse previsto e provveduto. Mi diedi anche risposta. Per la casa produttrice era impossibile che un tedesco concepisse un simile marchingegno in violazione delle regole.
Giuliano Cazzola

  

Appunto provocatorio a una lettera provocatoria: ma se la circolazione del contante fosse più difficile, le valigie piene di contanti sarebbero di più o di meno? E, in subordine, sarebbe più o meno difficile, per chi ha tanti contanti acquisiti in maniera illecita, utilizzarli in maniera legale? Ops è anagramma di Pos. 


   

Al direttore - Il Qatar gate ha riacceso i riflettori sul delicato rapporto fra portatori di interessi e politica. Quanto emerge dalle accuse è un esteso sistema corruttivo al servizio di paesi stranieri nel cuore dell’Unione europea, dove in teoria esiste uno dei più sofisticati sistemi di trasparenza sulle attività di lobbying del mondo. Un sistema che in realtà così sofisticato lo è solo sulla carta. Mentre la Commissione ha adottato misure rigorose (ma non sempre efficaci) per portare alla luce del sole le attività di influenza delle lobby (grandi aziende, associazioni di categoria, ma anche ong e confessioni religiose), il Parlamento ha storicamente dimostrato una certa resistenza a far suo il registro della trasparenza e le agende degli incontri. Solo di recente i presidenti di commissione, i relatori dei dossier legislativi e i relatori ombra hanno l’obbligo di rendere pubblici gli incontri con i portatori di interessi. Per la maggior parte degli europarlamentari (Kaili compresa) questa disclosure è facoltativa. Non va dimenticato, poi, che non c’è neppure un divieto a svolgere mansioni pagate da terzi durante il mandato parlamentare. Inoltre, come il caso Panzeri dimostra, l’assenza di regole sulle porte girevoli rende estremamente permeabile il Parlamento europeo. Un ex deputato, infatti, può fare il lobbista appena cessato il mandato, mettendo a frutto la sua rete di relazioni e la conoscenza diretta di dossier sui quali ha lavorato. Servirebbe, come previsto dalla Commissione, un periodo di raffreddamento (retribuito, peraltro) di 1-2 anni nel quale astenersi da attività di lobbying. Proprio in materia di porte girevoli, però, negli ultimi anni non sono mancati scandali che hanno travolto anche la Commissione. Da anni proponiamo la creazione di un’autorità etica indipendente comune a tutte le istituzioni capace di monitorare comportamenti a rischio e che abbia poteri istruttori. Von der Layen ha fatto sua la proposta, ma a un anno e mezzo dalla chiusura del ciclo politico 2019-2024 la commissaria Jourová non ha ancora tradotto questo mandato in una proposta legislativa. Se Bruxelles piange, Roma ha ben poco da gioire: in Italia siamo al Far West in materia di regolamentazione del lobbying. E il rischio, come sempre accade, è di varare normative improvvisate sull’onda degli scandali che però, contemporaneamente, contribuiscono a minare sempre più la fiducia verso le istituzioni. 
Federico Anghelé 
direttore The Good Lobby


 

Al direttore - Siamo uno dei paesi più indebitati del pianeta, con un’economia sommersa e un’evasione fiscale stratosferiche. Siamo un paese che ancora non ha una legge sulla concorrenza degna di questo nome. Un paese ostaggio delle gilde sindacali nella scuola e  in altri cruciali servizi pubblici. Un paese in cui lo stato intermedia oltre la metà del pil. Un paese il cui sistema amministrativo, centrale e periferico, vanta un’ipertrofia normativa e una burocrazia asfissiante di tipo sovietico. Un paese in cui il verbo pauperista rischia di dilagare tra le popolazioni meridionali. Un paese al primo posto in Europa per possesso di abitazioni, autoveicoli, cellulari. Al secondo per animali da compagnia. Un paese in cui il giro di affari legato al gioco d’azzardo – legale e illegale – sfiora la cifra incassata dall’Irpef. Un paese che, per conoscere il futuro da maghi e fattucchiere, spende più di quanto viene accantonato annualmente per i fondi previdenziali. Un paese in cui sono più di otto milioni i pensionati assistiti totalmente o parzialmente dalla fiscalità generale, tre milioni i beneficiari del Reddito di cittadinanza e altri tre milioni i beneficiari degli ammortizzatori sociali: moltiplicati per il numero medio di persone a carico, sono circa venti milioni di cittadini che, in un modo o nell’altro, vengono assistiti dall’erario. Cari amici demopopulisti, vi chiedo: che c’azzecca il neoliberismo?
Michele Magno

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