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LETTERE

Con i Radicali, a fianco del popolo iraniano oppresso. En marche!

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa 

Al direttore - Il garantismo è il fondamento dello Stato di diritto. Le proposte di Nordio, quelle in linea con questo principio – penso al rafforzamento della presunzione d’innocenza, alla separazione delle carriere tra pm e giudici, allo stop all’abuso della carcerazione preventiva e alla regolamentazione delle intercettazioni – vanno sostenute, come ha correttamente notato il vostro giornale. Stop al giustizialismo. Sia di destra sia di sinistra.
Giorgio Gori sindaco di Bergamo

Ben detto. 


 

Al direttore - Le recenti parole di Nordio suonano musica davanti alla gratuita violenza della derisione mediatico-moralistica e non lasciano certo indifferenti tutti coloro che vedono nel segreto istruttorio, nelle valutazioni di professionalità dei magistrati, nel giusto processo e nella sua ragionevole durata, i principali cardini di un ordinamento processuale liberale. Ma proprio per il fascino che esercitano simili parole, non sarebbe in alcun modo accettabile un ennesimo tradimento populista. E allora, per non essere travolti dall’incendio solo per il piacere di ascoltare le note di Mozart, vale senz’altro la pena di chiedere subito conto al ministro, non solo dell’assurdo decreto sui rave e sull’ergastolo ostativo (verosimilmente avallato per “distrazione”), ma anche delle sue stravaganti esternazioni su possibili intercettazioni preventive da affidare alla polizia (cfr. “Le vite degli altri”), di un sistema-giustizia che sta andando a rotoli nell’indifferenza generale, delle gravi limitazioni al diritto all’appello contenute nella riforma Cartabia ormai prossima all’entrata in vigore, dell’inaccettabile proliferazione delle più varie forme di sequestro e di confisca in assenza di qualsiasi condanna e di una situazione carceraria che richiede interventi immediati. Perché nell’agone politico alle parole dovranno seguire i fatti, ma anche perché, per chi ci crede davvero, le garanzie devono valere per tutti e devono funzionare principalmente nei luoghi più brutti e sporchi.
Francesco Compagna

Punto giustissimo, caro Compagna. Ieri, sul Corriere della Sera, lo ha spiegato bene Luigi Ferrarella, che ha ricordato il rischio che si correrebbe a passare da un abuso a un altro. Le intercettazioni preventive, ha ricordato Ferrarella, “non valgono nei processi, non sono menzionabili in atti, vengono distrutte, e restano dunque patrimonio conoscitivo della catena gerarchica della cerchia di iniziati a un formidabile serbatoio di potenziali ricatti” e verrebbero sempre più decise non da un pm ma dal ministero dell’Interno, dunque dal governo, o su sua delega ai vertici delle polizie. Non c’è dubbio che se il progetto di Nordio, su questo punto, fosse proprio questo sarebbe un progetto da combattere, e ci auguriamo che Nordio trovi il tempo per chiarire il punto, ma ciò che di fronte a questo tema rischia di provocare sconsolazione è che, quando si parla di giustizia, non esiste un solo fronte politico in Italia in grado di sostenere con coerenza e senza secondi fini le battaglie in difesa della libertà.



Al direttore - Il settimanale Time dedica la sua copertina dell’anno alle donne iraniane in lotta per la libertà. Sarebbe bello, forse perfino di qualche utilità, se il Foglio il 10 dicembre, giornata dei diritti umani (a Roma con una marcia indetta dal Partito radicale in solidarietà con il popolo iraniano oppresso), dedicasse spazio al tema, anche dal punto di vista artistico, con i suoi campioni e le sue magnifiche vignette. 
Valter Vecellio

Ha fatto bene a ricordare la grande marcia del Partito radicale, domani a Roma, alle 10 a piazza della Repubblica, e noi sfruttiamo la sua lettera per ricordare le giuste ragioni per esserci contenute nell’appello del Partito radicale. Qualche passaggio: “Ci appelliamo a tutte le donne e agli uomini di buona volontà dicendo loro: Ucraina-Iran, Kjiv-Teheran: due popoli, stessa lotta per la libertà e la giustizia, senza le quali non ci può essere pace. Ricordiamo, e ostinatamente ricorderemo, a tutti loro che in Iran è in corso una rivoluzione nonviolenta e pacifica, e che non si può restare inerti e indifferenti di fronte a questo storico e drammatico evento. Chiediamo che non si fornisca più supporto economico-commerciale a Teheran; che sia sospeso ogni accordo con il regime teocratico, nucleare compreso; che si attui un embargo economico-commerciale; che siano sanzionati i membri della struttura di potere della Repubblica islamica in Iran con il divieto di viaggiare nei paesi dell’Unione europea; che si attivi la giurisdizione extraterritoriale prevista dai codici penali per procedere nei confronti di coloro che si siano macchiati di crimini contro l’umanità come la tortura, il sequestro di minori e le uccisioni extragiudiziali anche se i delitti sono stati commessi all’estero”. Grazie al Partito radicale. En marche.

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