Foto di Mauro Scrobogna, via LaPresse 

Lettere

Solo Pannella potrebbe salvare Soumahoro dalla gogna e da se stesso

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Ogni quarto sabato di novembre si commemorano i milioni di morti ucraini dell’Holodomor, la carestia pianificata dal regime sovietico tra il 1929 e il 1933 per ridurre alla fame i contadini kulaki e quanti si opponevano alla collettivizzazione delle campagne. Oggi il “figlioccio” di Stalin sta pianificando l’annientamento dello stesso popolo costringendolo a vivere al buio e al freddo, senza acqua e con poco cibo. Epperò i “costruttori di pace” non battono ciglio. Non chiedono al tiranno del Cremlino di fermarsi e di fare un passo indietro. Chiedono di non dare più armi a Kyiv. Non sono (ma alcuni lo sono) filoputiniani. Sono solo gli eredi dei Neville Chamberlain e dei Lord Halifax dell’appeasement con Hitler. Come diceva lo storico inglese Thomas Fuller (1654-1734), è “follia per la pecora parlare di pace con il lupo”. Significa che non bisogna trattare con l’autocrate del Cremlino? No, significa che non si può trattare con chi ti tiene puntata la pistola (meglio, un missile) alla tempia. Non mi pare difficile da capire. Poscritto per i teorici della “guerra per procura”: vista anche la piega che ha preso l’offensiva russa nelle ultime settimane, spero che si siano finalmente resi conto di aver avvelenato, con la loro ignobile minchiata, i pozzi di un retto ragionare dell’opinione pubblica.
Michele Magno

 

Come ha ricordato giustamente ieri il sindaco di Bergamo Giorgio Gori, in giro per il mondo quindici paesi hanno esplicitamente riconosciuto l’Holodomor come “genocidio”, e diversi altri come “tragedia ucraina”, commemorandolo ufficialmente. Tra questi paesi, purtroppo, non c’è l’Italia. Che aspettiamo?


 

Al direttore - La gogna a Soumahoro è montata a sinistra, sui giornali progressisti, quelli di Mani pulite, allineati a stringere il cappio ai parenti di un corpo estraneo per un’inchiesta che forse c’è, forse no, garantisti sì, ma. La destra, proprio nel giorno dell’ennesima assoluzione di Berlusconi, avrebbe potuto difendere il deputato vittima di un attacco mediatico, inchiodando la sinistra al suo giustizialismo e costringendoli a tenersi un anti sistema in grado di consumarla dall’interno. Invece ha cavalcato lo stereotipo del nero criminale, aiutando la sinistra a espellere il corpo estraneo alla ditta. A questo punto solo Matteo Renzi può chiamare Aboubakar, invitandolo a entrare in Italia viva. A difesa delle garanzie, del diritto, della famiglia e dell’umanità, contro i processi mediatici degli avversari e degli amici. Oggi il “mostro” è Aboubakar Soumahoro.
Annarita Digiorgio

 

Solo un Marco Pannella potrebbe salvare Soumahoro non solo dalla gogna ma anche da se stesso.

Di più su questi argomenti: