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Lettere

Lo slogan degli anti Draghi? “Non so, non ho visto, se c'ero dormivo”

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Chi quota 100, chi quota 1.000. Poi dice che non lo sovrasta.
Giuseppe De Filippi

 


Al direttore - Diceva Voltaire che nessun fiocco di neve si è mai sentito responsabile di una valanga. Lo pensano anche Conte, Berlusconi e Salvini (che pure non sono filosofi).
Michele Magno

 

Era dai tempi del referendum costituzionale del 2016, ai tempi di Renzi, che il M5s, Forza Italia, la Lega e Fratelli d’Italia non si ritrovavano a  festeggiare tutti insieme, a casa Travaglio. Con una piccola differenza: nel 2016, i partiti responsabili dell’affossamento del referendum festeggiavano tutti insieme a viso aperto, sotto la curva, con il pollice e l’indice distesi davanti alla bocca come farebbe Dybala.  Oggi, nel 2022, i partiti responsabili dell’affossamento di Draghi sembrano essere usciti da una pièce teatrale di Luigi Lunari: “Non so, non ho visto, se c’ero dormivo”.


 

Al direttore - Si sono disciolti come neve al sole “i poteri forti” e le “ingerenze esterne” fautori del Conticidio. Dimostrazione plastica di quanto quel tipo di narrazione abbia il solo scopo di vendere copie e monetizzare le paranoie umane. Drammatico pensare quanto ampi settori del cosiddetto “fronte progressista” siano stati concordi con quel tipo di fandonie.
Giovanni Fangio

 

Per i posteri: i poteri forti, come dire, sono una boiata pazzesca.


 

Al direttore - Lo scudo antiframmentazione della trasmissione della politica monetaria varato dalla Bce è stato una misura azzeccata, a patto che sia chiaro che non è un “lasciapassare” per qualsiasi comportamento  dei paesi dell’Eurozona. La sua introduzione poggia, comunque, su di una realtà – la situazione dei partner comunitari con le loro diversità e con la pluralità delle politiche economiche e fiscali, a fronte dell’unicità della politica monetaria – che si conosce da oltre trenta anni quanto agli effetti che si sarebbero prodotti con l’unificazione monetaria (si vedano le tesi e gli scritti di Paolo Baffi e di Antonio Fazio). C’è voluto tutto questo tempo per porre in atto una importante misura di contrasto. Quanto ci vorrà ancora per far compiere dei passi avanti al progetto di unione bancaria che resta da lungo tempo in mezzo al guado per cui non si avanza nell’integrazione, ma neppure si valorizza il principio di sussidiarietà verticale e permane una confusione nelle regole e negli ordinamenti? Con i più cordiali saluti. 
Angelo De Mattia

 

L’Unione bancaria è certamente un tema cruciale per il futuro dell’Europa, ma lo scudo antispread approvato due giorni fa dalla Bce merita di essere ulteriormente elogiato per una ragione semplice: tra i criteri necessari per attivarlo, in caso di spread impazzito, vi è il dovere da parte dello stato che richiede un aiuto, del “rispetto degli impegni presentati” nei Piani nazionali di ripresa e resilienza, ovvero  i Pnrr, e avere uno scudo capace di scattare non automaticamente ma solo a condizione che quel paese abbia fatto i suoi compiti, come si sarebbe detto  un tempo, è  una garanzia di stabilità indiretta:  costringe i partiti di ogni genere a non esagerare con  l’agenda dell’irresponsabilità e consente all’agenda dei doveri di avere nel  futuro una sua degna cittadinanza. Non è poco.

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