Lettere

L'autogol a porta vuota di Salvini e il “miracolo” del governo Draghi

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Raccontano che i topi delle stive siano i primi ad abbandonare la nave in vista di un naufragio. In Senato i topi del centrodestra si sono invece affrettati a salirvi per contribuire all’affondamento.
Giuliano Cazzola

Scelta sbagliata, scriteriata, ma non del tutto incomprensibile. Mettetevi nei panni di Salvini: dare la colpa a Conte di aver bruciato Draghi, spaccare il fronte progressista, candidarsi a vincere tutti o quasi i collegi uninominali, far finta di non aver governato tre degli ultimi quattro anni e mezzo di legislatura e fare le liste elettorali in fretta e furia per evitare di farsi mangiare la pappa in testa dai governatori del suo partito. Per un leader che non vedeva l’ora di gettare via la maschera, un gol a porta vuota. Che sia poi un gol nella propria porta, è un altro conto.



Al direttore - Quanto accaduto è stato un vero e proprio atto di sciacallaggio, un voltafaccia da parte di tanti parlamentari e partiti verso Mario Draghi. Il premier è l’unica vera vittima di una politica che non esiste più e che cerca di sopravvivere a colpi di crisi.
Flavio Maria Coticoni

Finale inglorioso, ma i film vanno sempre guardati per intero. E aver avuto un Parlamento, come questo, capace di dare la fiducia per un anno e mezzo a Draghi visto con gli occhi di oggi e con quelli di ieri, con quelli del 4 marzo 2018, è quasi un miracolo.


 

Al direttore - Onore alla ministra Mariastella Gelmini, al ministro Renato Brunetta e al senatore Andrea Cangini. “Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità. Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero” (Proverbio arabo). En attendant la ministra Mara Carfagna.
Michele Magno



Al direttore - Primi effetti della fine del governo Draghi. Leggo sulle agenzie: “Ddl Concorrenza: in Aula lunedì ma salta norma su taxi”. Dettaglio: “Il ddl Concorrenza andrà in Aula alla Camera lunedì prossimo. Il governo, in conferenza dei capigruppo, ha annunciato che chiederà lo stralcio dell’articolo 10 sui tassisti”. Chi esulta? Vi riporto la nota della Lega: “Lunedì prossimo nell’Aula della Camera ci sarà la discussione generale del ddl Concorrenza, senza l’articolo 10. La norma sui taxi è stata infatti stralciata sbloccando così una riforma importante e chiesta dall’Europa per il Pnrr. Una vittoria del buonsenso auspicata dalla Lega e dai lavoratori. Se il governo ci avesse seguito subito avremmo evitato le sabbie mobili in cui si era impantanato. Siamo pronti così per una rapida approvazione del ddl Concorrenza. Ora bisogna concentrarsi sui decreti attuativi per completare l’iter della riforma previsto dalla legge 12 del 2019 su piattaforme tecnologiche, registro delle imprese e foglio di servizio elettronico per tutelare il modello di Tpl non di linea fondato su decine di migliaia di piccole imprese artigiane e su un tessuto cooperativo di grande valore”. Tutto chiaro, no?
Marco Martini

Ci ha provato Pier Luigi Bersani da ministro, ma nulla. Ci ha provato Mario Monti da primo ministro, ma nulla. Ci ha provato Matteo Renzi da capo del governo, ma niente. E ci ha provato anche Mario Draghi, ma anche qui nulla: governo che cade, ddl Concorrenza che si prosciuga, norme sui taxi sfilate via. Eppure il disegno di legge varato dal governo non conteneva alcuna reale minaccia per i tassisti: semplicemente, delegava l’esecutivo a rivedere una disciplina che risale al 1992, quando, come abbiamo scritto sul nostro giornale, non esistevano gli smartphone, nessuno immaginava l’economia delle piattaforme. In quella delega, si parlava genericamente di “adeguare l’offerta alle forme di mobilità che si svolgono mediante l’uso di applicazioni web”, ridurre gli adempimenti amministrativi, promuovere la concorrenza, definire standard nazionali e adeguare il sistema sanzionatorio per contrastare più efficacemente l’abusivismo”. Ancora una volta, nulla. Vincono qualcosa i tassisti, perdono qualcosa i loro clienti.

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