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La Costituzione più ambientalmente sostenibile del mondo? No, grazie

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Ma Salvini punta all’autonomia del Nord proprio ora che riaprono le discoteche?
Giuseppe De Filippi


 

Al direttore - Trovo vergognoso il trattamento a cui è sottoposto – col pretesto della culpa in vigilando in un caso di pedofilia – un sant’uomo e grande teologo come Papa Ratzinger, applicando nei suoi confronti lo sdrucito teorema del “non poteva non sapere”. Se la guerra dei dossier arriva in Vaticano, dubito che la Chiesa potrà contare ancora a lungo sull’immortalità che le fu promessa dal Signore.
Giuliano Cazzola

Dice benissimo Matteo Matzuzzi: i giornali, con, Ratzinger non cercano di fare giustizia, cercano solo di ottenere uno scalpo. 

 

Al direttore - La miglior risposta ai tanti che dalla terra di Lutero spingono per rivedere in senso aperturista la disciplina del celibato usando come grimaldello gli scandali a sfondo pedofilo del clero, è arrivata da chi meno uno se lo sarebbe aspettato. Vale a dire il principale accusatore di Benedetto XVI, Wilfried Fesselmann. Il quale, intervistato ieri da Repubblica, ha detto testuale che il processo riformatore avviato dal cardinale Marx (che per inciso Fesselmann vorrebbe che fosse cacciato insieme ad altri cardinali) appunto in tema di celibato ecc. “non risolve il problema degli abusi. Quelli sono criminali, che c’entra il celibato? Una moglie risolverebbe il problema, secondo lei? Mi sembra che anche su quello ci sia tanta confusione, nella testa del cardinale Marx”. Naturalmente saranno eventualmente i tribunali a stabilire se, come dice il signor Fesselmann, si tratta di criminali. Di sicuro, chi commette simili abusi si macchia di un peccato orrendo e della peggiore specie. Ciò che qui preme sottolineare è che purtroppo il cardinale Marx non è il solo a essere confuso. E non solo in Germania. Le statistiche parlano chiaro: il vero problema quando si parla di pedofilia – problema che curiosamente viene spesso e volentieri rimosso o sottaciuto – ha un nome preciso e si chiama omosessualità. E questo con buona pace della narrativa mainstream che mette il clericalismo sul banco degli imputati, quando lo sanno pure i muri che al massimo il clericalismo può essere un’aggravante, certo non la causa principale. O è un caso che almeno l’80 per cento dei preti pedofili sia omosessuale (uno su tutti, l’abusatore seriale ed ex cardinale McCarrick)? Va da sé che eliminare o anche solo rivedere il celibato per contrastare la pedofilia equivarrebbe a continuare a guardare il dito per non vedere la luna oltre che essere la classica toppa peggiore del buco, posto che un omosessuale non saprebbe cosa farsene di potersi accoppiare con una donna. Piuttosto, anziché accanirsi contro un quasi novantacinquenne dalla salute cagionevole, lorsignori meglio farebbero a rileggere e meditare gli scritti, guarda un po’, proprio di Joseph Ratzinger, che in epoca non sospetta aveva messo il dito nella piaga, quella vera. Che non è la pedofilia, ma la spaventosa crisi di fede che ha investito la Chiesa soprattutto dopo il Sessantotto, e da cui anche la pedofilia come tutto il lassismo morale che ne è seguito, deriva. Torna il monito di Pascal: bien penser pour bien agir. 
Luca Del Pozzo

 

Al direttore - Che l’Ambiente (con la A maiuscola per evitare equivoci e appropriazioni indebite) entri in Costituzione è cosa buona e giusta. Anche se, va detto chiaro e forte, non basta la dignità costituzionale a tutelarlo e salvarlo. Da noi, infatti, è un vizio piuttosto diffuso quello di pensare che la faccenda riguardi sempre  qualcun altro oppure limitarsi a recitare a memoria l’articolo per essere a posto con la coscienza (vedi all’articolo 11 la voluta e limitata conoscenza delle sole prime quattro parole: “L’Italia ripudia la guerra…”).
Valerio Gironi

Che sia cosa buona e giusta è tutto da vedere però. E onestamente il tripudio per la Costituzione ambientalmente sostenibile è ingiustificato. Lo abbiamo già spiegato qualche mese fa. In natura non esiste una sola attività umana che potenzialmente non sia un piccolo o un grande pericolo per l’ambiente. E affermare il principio che ogni iniziativa economica privata non debba arrecare alcun danno all’ambiente significa voler spalancare la porta a interpretazioni della legge di carattere squisitamente anti industriale. C’è davvero poco da festeggiare.

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