Barbero, Cacciari e la giusta separazione delle carriere culturali

Le lettere al direttore Claudio Cerasa del 10 settembre 2021

Al direttore - Come saggiamente suggerisce Guido Vitiello, prima di parlare di certe cose è necessario recitare la professione di fede: “La cancel culture non esiste!”. Detto questo, sorprende la posizione di Stefano Feltri sul Domani che invita a “boicottare Alessandro Barbero e gli altri evasori vaccinali”, colpevoli di aver sottoscritto un appello di professori  contro il green pass. “In questi tempi di ferro, al fuoco si risponde col fuoco – scrive il direttore del Domani –: studenti e professori vaccinati dovrebbero rifiutarsi di collaborare con chi, per un capriccio antiscientifico, vuole esporli al rischio di contrarre la peste della nostra epoca. Ora sappiamo i nomi di chi non si fa scrupoli a mettere a rischio la nostra salute”. Quindi, che fare? “Gli studenti potrebbero rifiutarsi di avere a che fare con docenti e colleghi senza green pass, i professori di sedere nelle stesse stanze ai seminari. O i diritti fondamentali dei vaccinati sono di minor valore? Chi si indigna per le posizioni di Barbero, o di Massimo Cacciari, ma non frequenta le università può sempre votare con le sue scelte di acquisto: basta smettere di comprare i loro libri o guardare i loro video su YouTube o ascoltare i loro podcast”. A parte il fatto che se Barbero e Cacciari non hanno il green pass, i loro colleghi non dovranno evitare di sedere nelle stesse stanze ai seminari: il green pass serve proprio a impedire a chi non ce l’ha di entrare in università. Ma non si capisce  il senso della campagna: Barbero e Cacciari dicono cose pericolose sul green pass, e per questo smettiamo di leggere o ascoltare cosa hanno da dire sulla battaglia di Lepanto e Bonifacio VIII o su Nietzsche e Wittgenstein? L’esito sarebbe che questi untori continuerebbero a seminare morte e noi resteremmo più ignoranti. Contagiati e mazziati. Se davvero come scrive Feltri “al fuoco si risponde col fuoco” e se davvero “ora sappiamo i nomi di chi non si fa scrupoli a mettere a rischio la nostra salute”, se cioè contro questi nemici pubblici serve una risposta esemplare, allora andiamo a prenderli casa per casa e diamogli una bella lezione: sbattiamoli in un lazzaretto, mandiamoli ai lavori forzati, mettiamoli alla gogna in piazza, lanciamogli i pomodori in faccia... ma perché dovremmo privarci delle loro eccellenti opere intellettuali?
Luciano Capone

Il problema è sempre il solito: l’incapacità di comprendere quanto sia importante la separazione delle carriere. Non solo nel mondo della giustizia, che vabbè, ma anche nel mondo della cultura, del cinema, della letteratura, dello spettacolo. Si può essere un bravo divulgatore e un pessimo firmatario di appelli. Si può essere un bravo regista e un pericoloso molestatore. Si può essere un buon filosofo e un pessimo fantavirologo. Il green pass è meglio usarlo per prevenire i contagi, non per cancellare le idee. 

 

Al direttore - A rendere oltremodo irricevibile quanto affermato di recente dal prof. Tomaso Montanari a proposito della Giornata del ricordo delle foibe, la cui istituzione “a ridosso e in evidente opposizione a quella della memoria (della Shoah)” rappresenta secondo l’eletto rettore dell’Università per stranieri di Siena “il più clamoroso successo di questa falsificazione storica”, è la strabiliante miopia della narrativa sottostante. Narrativa che nonostante gli orrori perpetrati dal comunismo ovunque abbia attecchito e nonostante anche i muri sappiano che nel caso delle foibe si trattò né più né meno di un caso da manuale di pulizia etnica, continua a veicolare la doppia e simultanea equazione fascismo = male assoluto e comunismo = amico fraterno dell’umanità. Montanari ha ragione a parlare di “falsificazione storica”; a patto tuttavia di chiarire che la falsificazione la opera chi, appunto, in spregio alla verità dei fatti, ancora si trastulla con schemi ideologici tanto autoconsolatori quanto infondati. Per essere più chiari: qui la questione non è fare di tutta l’erba un fascio o di voler mettere sullo stesso piano crimini diversi per condannare gli uni e gli altri; qui la questione è che va detto una volta per tutte che il comunismo è stato ben peggiore del fascismo. E il fatto che la Costituzione più bella del mondo abbia un retroterra culturale antifascista non sposta di una virgola la verità dei fatti. Le cose andarono come andarono per il semplice motivo che Mussolini la guerra la perse, ciò che comportò la sacrosanta condanna del fascismo, Ma da qui alla beatificazione laica del comunismo ce ne passa. Non scherziamo. Il punto casomai è un altro: proprio in ossequio alla memoria delle vittime “rosse” sarebbe quanto mai opportuno rimettere mano al testo costituzionale auspicabilmente riscrivendolo secondo verità e giustizia. 
Luca Del Pozzo
 

Di più su questi argomenti: