(foto Ansa)

lettere

Viva il governo del possibile! Un'idea per dare un lavoro ai navigator

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Ora prosciogliere la riserva!
Giuseppe De Filippi



Al direttore - Giuliano Ferrara invita da tempo a utilizzare un approccio non ideologico e quindi con i piedi per terra e quindi pragmatico e non fumoso e quindi vanno bene Conte e i suoi sostenitori per fare fronte a quel che sta succedendo. Con due buoni argomenti. La profondità e la vastità dell’attacco del (dei) virus forse destinate a durare e, si parva licet, l’avere evitato un danno peggiore dando in mano il paese ai sovranisti senza testa. C’è però un terzo argomento da considerare. E’ proprio nei tempi di crisi che servirebbero leader capaci e soprattutto buona politica. Altrimenti le cose peggiorano, anziché migliorare. E quindi mollare qualche calcio nel sedere all’attuale governo è il minimo che si possa fare. La linea politica di questa coalizione sembra dettata da due forze. Una esterna, vale a dire la coppia Borghi/Bagnai, traducibile in “debito a tutto spiano tanto si stampa moneta” e una interna, vale a dire i 5 stelle, traducibile in “prebende per tutti”. Ovviamente le due linee convergono. Pd desaparecido in nome del populismo buono e della guerra a Renzi. Di quando questo paese sarà in grado e come di tornare a crescere (e ripagare il debito) pare che non interessi a nessuno, se non agli antipatici. Intanto c’è modo e modo anche per decrescere. Italia meno 10, Germania meno 2, tanto per dire. Poi che persino Gentiloni sia costretto a fare la voce grossa e ancora non si sia capito chi gestirà il Recovery e quali saranno le necessarie riforme per evitare che magistrati, sovrintendenti, Tar, Corte dei conti e azzeccagarbugli vari lo affossino un pochetto, dovrebbe preoccupare.
Chicco Testa 

 

Suggerirei di scolpire sulla pietra questa formidabile frase contenuta nell’articolo di ieri di Giuliano Ferrara: “Dovrebbe essere il momento del pragmatismo inteso non come opportunismo e scivolamento nel particolare ma come sistema, riferimento morale nuovo, come ultima frontiera di una cultura di difesa del possibile, del fattibile”. Il governo del possibile non è il governo dei sogni ma è l’unico che oggi possa permetterci di non avere troppi incubi e di fare persino qualche sogno. 


 

Al direttore - La Felsa, insieme alla Cisl confederale, sostiene da sempre l’urgenza di procedere a una revisione profonda e a un rafforzamento delle politiche attive del lavoro, affinché le misure messe in campo a livello centrale e locale siano realmente in grado di generare nuova occupazione e accompagnare i lavoratori espulsi nel difficile percorso di ricollocazione. Un’esigenza ancora più impellente e che rischia di coglierci impreparati in vista della imminente scadenza del blocco dei licenziamenti. Per questo abbiamo seguito con attenzione l’inserimento dei navigator quali nuovi attori del delicato congegno delle politiche attive del lavoro, figure professionali che hanno superato una selezione pubblica e che, seppur attualmente destinate a uno specifico segmento, stanno maturando importanti esperienze utili all’intero mercato del lavoro. Rinnovata linfa su cui fare leva per superare il mero approccio emergenziale, che troppo spesso caratterizza le iniziative in materia, e raggiungere l’ambizioso – ma non futuristico – disegno di riassetto delle azioni a sostegno di chi cerca lavoro; provando a incidere in maniera decisiva sui tassi di disoccupazione che ci vedono ancora troppo lontani dalla media europea e che in alcune regioni del sud raggiungono livelli allarmanti, specie se riferiti ai giovani e alla partecipazione femminile. Se parliamo di riassetto, poi, non possiamo non ragionare di sinergia rafforzata tra pubblico e privato, che non vanno considerati in una logica di mera concorrenza, ma piuttosto collocati in una visione di sussidiarietà integrata che sappia mettere a sistema il meglio dei due mondi. Se da un lato, infatti, le agenzie per il lavoro possono essere facilitatrici per l’ingresso nel mondo del lavoro, oggi i navigator rappresentano gli unici proattivatori per coloro che spesso restano ai margini. Perché ciò possa realizzarsi è indispensabile garantire continuità a questi lavoratori, prorogando i contratti che scadranno il prossimo 30 aprile. Ma ancora oggi, in prossimità di questo termine, l’argomento navigator resta tabù per il governo. Vani sono stati tutti i tentativi di interloquire con il ministero del Lavoro, che si è mostrato sordo e poco incline – per non dire indifferente – ad avviare un confronto di merito sul tema, magari coinvolgendo anche le regioni nella loro qualità di soggetti gestori delle politiche del lavoro. Tutto ciò appare ancora più incomprensibile considerato che lo stesso ministero ha più volte indicato queste figure come la soluzione alla povertà: oggi non li si ritiene degni nemmeno di un confronto sul loro possibile futuro. Così come occorre una regia nazionale, esercitata dal ministero per il tramite di Anpal servizi, non si può immaginare di calare dall’alto scelte simili, senza che siano concordate e portate avanti convintamente da tutti gli attori. Il rischio, già sperimentato, è che i navigator risultino dei “corpi estranei” e isolati piuttosto che costituire, come auspichiamo, dei fattori strutturali di cui il nostro mercato del lavoro ha estremo bisogno per produrre i risultati attesi. Non si può pensare di cancellare con un colpo di spugna le esperienze maturate, le conoscenze professionali, ripartendo ogni volta da zero. Sono queste le motivazioni che ci hanno spinto a organizzare per il 9 febbraio un presidio presso il Parlamento e le prefetture. Il giusto epilogo per questo paradosso: recarsi sotto la sede di chi li ha tanto voluti per comprendere cosa vogliano fare del loro destino, ma soprattutto quale idea abbiano per il futuro del lavoro (e dei lavoratori).
Mattia Pirulli, segretario generale Felsa Cisl 

 

Piero Fassino aveva avuto una buona idea: “Perché non utilizzare i navigator nell’ambito dello sforzo per garantire lo svolgimento delle attività scolastiche?”. Piuttosto che perdere tempo a fare un lavoro che purtroppo serve a poco, si potrebbero concentrare le forze per aiutare a dare continuità a chi deve occuparsi di fornire una formazione ai lavoratori del futuro.

Di più su questi argomenti: