(foto Ansa)

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Inps? Lo scandalo non è lo stipendio. Cos'è una chiesa arrendevole

Le lettere del 29 settembre al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Il prof. Pasquale Tridico è certamente inadeguato a presiedere un ente importante come l’Inps, soprattutto in una fase di grave emergenza come l’attuale. Ma è incredibile che la vicenda della sua indennità – stabilita da un provvedimento congiunto Lavoro-Economia come dispone  una norma del decreto sul Rdc e quota 100 e dintorni – arrivi sulle prime pagine, persino nell’apertura, dei grandi quotidiani, nei palinsesti dei tg e nelle scalette delle fumerie d’oppio dei talk-show; e se ne parli come se si trattasse di uno scippo ai cassintegrati. Un caro e avvilito  saluto paterno.
Giuliano Cazzola 

 

Bisognerebbe effettivamente puntualizzare: lo scandalo non è lo stipendio del presidente dell’Inps; lo scandalo è il presidente dell’Inps.



Al direttore - Dal 21 settembre sono tornati la pioggia, il freddo, gli ombrelli e gli starnuti. Mi potete dire perché l’autunno più puntuale degli ultimi cento anni non fa notizia?
Gianni Brasani


 

Al direttore - “Gesù era a Betania, in casa di Simone il lebbroso; mentre egli era a tavola entrò una donna che aveva un vaso di alabastro pieno d’olio profumato, di nardo puro, di gran valore; rotto l’alabastro, gli versò l’olio sul capo. Alcuni, indignatisi, dicevano tra di loro: “Perché si è fatto questo spreco d’olio? Si poteva vendere quest’olio per più di trecento denari, e darli ai poveri”. Ed erano irritati contro di lei. Ma Gesù disse: “Lasciatela stare! Perché le date noia? Ha fatto un’azione buona verso di me. Poiché i poveri li avete sempre con voi; quando volete, potete far loro del bene; ma me non mi avete per sempre” (Mc 14, 3-7). A quanti, fuori e dentro le sacre mura, si fossero anch'essi “indignati” per come il card. Becciu avrebbe (leggi bene: avrebbe, o vogliamo applicare anche nella chiesa la stravagante dottrina secondo cui esistono solo colpevoli che non sanno di esserlo?) utilizzato in modo improprio denari e oboli vari destinati ai poveri, si potrebbe far notare un altro aspetto, niente affatto marginale, di questa vicenda. Ed è che se tanta considerazione, sia pure per un nobile fine (che tuttavia, è bene ricordarlo, non è “il” fine della missione della Chiesa questo essendo la salus animarum), viene riposta nel denaro e in come lo si usa, vuol dire che c’è qualcosa che non torna. Vuol dire cioè che da una parte e dall’altra il denaro sta parecchio in alto nella scala dei valori. E da questo punto di vista, i benpensanti se ne facciano una ragione, poco importa che lo si utilizzi bene o male. Sempre attaccato al denaro sei. Poi ovvio che in punto di diritto se sei colpevole è un conto e se sei innocente è un altro paio di maniche; così come non può essere moralmente messo sullo stesso piano chi compie un’opera malvagia e chi un’opera virtuosa. Ma non è neanche questo il punto. Il punto è cosa la chiesa mette al primo posto, se cioè sia più importante – come ritenevano quegli indignati di cui parla il Vangelo – fare una buona azione a favore dei poveri e della giustizia, o non piuttosto a favore del vero bene degli uomini. Tutto il resto viene di conseguenza. 
Luca Del Pozzo 

 

La scazzottata tra Becciu e Papa Francesco mi ha fatto tornare alla mente una vecchia intervista di Marcello Pera rilasciata a questo giornale. Era il 2017. “Vedo – diceva Pera – il rischio di un fraintendimento: che il cristianesimo sia inteso come la religione dei diritti, anziché dei doveri dell’uomo verso Dio e verso gli altri uomini. Se si parte dai doveri, Dio ha un ruolo, perché è colui che li detta; se si parte dai diritti, Dio scompare: l’uomo basta a se stesso. Ma Cristo è crocifisso non perché qualcuno ha violato i suoi diritti a un giusto processo con l’avvocato difensore, ma perché ha adempiuto al suo dovere di rispettare il padre”. E ancora: “Se si pensa che la curia sia da riformare, si deve avere riguardo di non toccare i capisaldi della fede. Se poi si vuole davvero ritoccare questi capisaldi, allora si devono usare procedure, atti e parole adeguate. Magari misericordiose. Autorizzare un qualunque prete a indossare le vesti di Vysinskij per additare quattro cardinali come nemici del popolo che ‘cincischiano’ è un’ingiuria intollerabile. Dai giacobini a Hitler a Stalin così si comportano solo i regimi totalitari. E poi aveva ragione il cardinale Caffarra: una chiesa con meno dottrina, non è più misericordiosa, è solo più ignorante. E più ignorante significa più arrendevole”. Riflettere, please.

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