Al direttore - Dopo un percorso di riflessione fatto di valutazioni, confronti di idee e pure qualche inquietudine, approfitto della sua ospitalità per esprimere brevemente i cinque argomenti che mi spingono a votare Sì al prossimo referendum. In primo luogo, siamo di fronte a una modifica costituzionale che, nel suo essere puntuale e limitata, rappresenta al meglio quell’approccio gradualistico, a tappe, negli anni invocato da tanti; e che ormai, dopo il fallimento negli ultimi quindici anni di due referendum di ampio disegno, mi pare sia l’unico metodo che gli italiani di questo tempo considerano accettabile. Non da ultimo perché, laddove non fosse, sarebbe un bel dilemma per chi – e io sono tra questi – ritenesse necessario continuare a provare a riformare in futuro una struttura costituzionale non più adeguata. E – aggiungo – lo sarebbe vieppiù se, dopo il 2006 e il 2016, questo terzo No fosse ancora una volta composto, per lo più, da una miscela di allarmismo ingiustificato per riforme ritenute illiberali e di vetero conservatorismo istituzionale: ingredienti che non fanno altro che contribuire ad affondare la credibilità del testo della Costituzione di fronte alla realtà dei comportamenti ai quali, invece, quotidianamente assistiamo.
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