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Nella Gabbia di governo, Salvini cita De Gasperi e poi fa il contrario

Al direttore - Per un pelo, è arrivata prima la foto della fidanzata di Di Maio di quella del buco nero.

Giuseppe De Filippi

 


 

Al direttore - Se la raccontano e se la cantano da soli. Grazie all’intervento sul reddito di cittadinanza – secondo il Def – il pil si accrescerebbe di 0,2 punti percentuali nel 2019 e di 0,4 punti percentuali nel 2020. Considerando che un punto di pil vale tra i 16 e 17 miliardi e che gli stanziamenti previsti, per il reddito ammazza-povertà,  ammontano, fra prestazioni e misure organizzative, a 7,1 miliardi nel 2019 e 8,06 miliardi nel 2020, basta un calcolo elementare per accorgersi che, coi ricavi, non copriremo neppure le spese.

Giuliano Cazzola

 


 

Al direttore - Da qualche tempo lo sbrindellato sistema politico italiano ha preso di mira il sistema bancario, Bankitalia compresa, ritenuto la fonte di ogni problema economico e a seguire di ogni disagio sociale. Come in ogni settore anche nel sistema finanziario vi sono opacità ed episodi di mala gestione ma nel suo complesso il sistema ha tenuto e, contrariamente a quanto è avvenuto e avviene anche in questi mesi in Europa, non ha richiesto notevoli risorse pubbliche. Gli unici soldi non recuperabili sono i 5,5 mld di euro utilizzati per salvare le banche venete mentre l’utilizzo di circa 15 mld di euro impegnati per una ricapitalizzazione parziale del Monte Paschi di Siena e per il fondo Atlante 2 potranno rientrare in parte o in toto allo stato quando sarà venduto ciò che è stato acquistato con quelle risorse. Altri paesi europei hanno impegnato decine e decine di miliardi di euro per nazionalizzare o ricapitalizzare in parte molte banche nazionali e oggi la Germania prenderà forse il 15 per cento della nuova banca che nascerà dalla fusione tra Deutsche Bank e Commerzbank e si appresta a ricapitalizzare anche delle banche di alcuni länder alla faccia della direttiva del bail-in. Peraltro l’acquiescenza della politica italiana sia a livello europeo sia a livello nazionale al varo del bail-in contrasta con la battaglia che ha fatto Bankitalia contro questa follia che trasferisce i poteri ultimi dallo stato al mercato. L’attuale direttore generale di Bankitalia, Fabio Panetta, infatti si opponeva sia alla Nouy in sede di Vigilanza europea così come faceva Visco nel consiglio della Bce mentre il nostro governo girava la testa dall’altra parte e i ministri del Tesoro tecnici tenevano bordone in silenzio al direttivo della Bce. Nelle scorse settimane il capo della Vigilanza di Bankitalia, Carmelo Barbagallo, ha detto chiaro che il bail-in mette a rischio la stabilità del sistema bancario e già in sede europea (Consob, Eba) si sta ragionando su profonde modifiche alla direttiva in questione. Ma c’è di più. Qualche anno fa sul caso Banca Etruria e le altre tre banche i vertici di Bankitalia sostenevano la legittimità dell’intervento del fondo interbancario alimentato da risorse private contestando l’interpretazione della Commissione europea che a causa dell’obbligo di legge che avevano le banche a versare pro quota le rispettive risorse, le riteneva pubbliche. Un governo della Prima Repubblica avrebbe seguito la sua Banca centrale lasciando poi alla Corte di giustizia europea dirimere il quesito. In quella occasione il governo Renzi si adeguò alla Commissione europea e oggi a distanza di qualche anno la Corte di giustizia ha dato ragione alla nostra Banca centrale. All’epoca noi sostenevamo che l’on. Boschi non doveva essere attaccata per aver tentato di salvare Banca Etruria ma al contrario per essersi sottratta al dovere di salvarla facendo propria la posizione della Banca d’Italia. Se ricordiamo queste cose alla vigilia della commissione di inchiesta sulle banche è per sottolineare l’incompetenza crassa dell’attuale Parlamento a ragionare sul sistema bancario preda come è di pregiudizi, di facili slogan e di drammatica superficialità. E se pensiamo poi al possibile candidato alla presidenza, noi preferiremmo che il senatore Gianluigi Paragone tornasse alle sue trasmissioni televisive ed alla sua chitarra onde evitare strafalcioni e danni reputazionali.

Paolo Cirino Pomicino

 

Un paese che trasforma il complottismo di un format televisivo nel programma di governo della settima economia del mondo, usando gli stessi ospiti, le stesse idee, gli stessi protagonisti, è un paese che, semplicemente, sceglie di essere fottuto.

 


 

Al direttore - Ho ascoltato ieri il ministro dell’Interno Matteo Salvini dire, alla celebrazione del 167esimo anniversario della fondazione della Polizia di stato, che il suo modello di governo è Alcide De Gasperi: “Non bisogna guardare alle prossime elezioni, ma alle prossime generazioni”. Caro direttore, come avrebbe detto il commissario Pasquale Bellachioma, “Vai avanti tu che mi  vien  da ridere”.

Mauro Martini

 

Salvini guarda alle prossime elezioni, gli statisti alle prossime generazioni.

 


 

Al direttore - Ignazio Marino è stato assolto in Cassazione con formula piena, una notizia che rende felici tutti perché restituisce dignità alla politica e giustizia all’ex sindaco. Io ho vissuto quel tempo avendo ricoperto un ruolo di responsabilità politica di vertice del Pd nazionale e romano. Oggi i “vinti” di allora invocano le scuse dai “vinti” di adesso per le scelte operate nei confronti del sindaco Marino, dimenticando le comuni responsabilità e provando in questo modo a continuare ad autoassolversi senza alcun pudore come se nulla fosse successo e tutto fosse esclusivamente riconducibile a una decisione della Cassazione sui giustificativi di un paio di scontrini. Sono convinto che se a qualcuno va chiesto scusa, questa è solo la Capitale, a Roma che forse mai come adesso ha raggiunto un livello tale di malgoverno, anche e specialmente per le responsabilità di chi la vive per nascita o per scelta, per piacere o per dovere e da essa prende soltanto senza nulla dare in cambio, anzi la maltratta e la deride per lo stato in cui versa e, al massimo, impreca e non contento se ne va, o resta, ma nulla fa per cambiare. Roma. Se puoi. Perdonaci.

Angelo Argento

 

Valeva ieri per Ignazio Marino e vale oggi per Virginia Raggi: non c’è bisogno di una sentenza per condannare un sindaco alla sua incapacità.

 


 

Al direttore - In merito a quanto pubblicato dalla vostra testata in data 4 aprile 2019, ci teniamo a precisare che il canone di locazione per gli spazi Atac è pari a 160 mila euro, più il 25 per cento della raccolta. La Rome Startup Week e la Maratona Internazionale di Roma sono due recenti eventi ospitati da Urban Value pro bono perché crediamo che si tratti di iniziative utili alla società e vogliamo dare il nostro contributo. Ninetynine è una realtà imprenditoriale attiva da 12 anni, quindi non si tratta di una startup.

Simone Mazzarelli, Ceo di Ninetynine Urban Value

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