Grillismo e governo: la bandiera dell'onestà è la maschera degli incapaci

Al direttore - Ecco, proprio adesso che servivano qui, le arance le mandano in Cina.

Giuseppe De Filippi

 


 

Al direttore - E’ vero che bisogna evitare il “déjà-vu bancario”, come si intitola un editoriale del Foglio del 21 marzo, ma è anche vero che, pur non volendo far dipendere tutto dalla posizione della Commissione Ue sul presunto aiuto di stato che sarebbe stato realizzato dall’intervento del Fondo interbancario di tutela dei depositi in banche in dissesto – posizione sonoramente bocciata dal Tribunale Ue – la decisione di ricorrere nel 2015 al “burden sharing” per le quattro banche dissestate fu determinata dal ribadimento della Commissione Ue della natura statale o pubblica delle risorse del Fondo e, dunque, dall’impossibilità di ricorrervi, pena la violazione del divieto di aiuti di stato. L’impeccabile ricostruzione riferibile informalmente alla Banca d’Italia e resa pubblica lo dimostra “per tabulas”. Ma vi è anche da rilevare che il ricorso al “burden sharing” – e non al bail-in che entrò in vigore a gennaio 2016 – era stato introdotto da una Comunicazione della Commissione Ue del 2013 che, in quanto tale, non aveva alcuna forza cogente, non essendo né un Regolamento, né una direttiva, né un altro atto dispositivo. Invece, a essa si diede tale forza, nell’inerzia dei governi che da allora si sono succeduti i quali avrebbero dovuto eccepire la mancanza di capacità precettiva. Insomma, avere, la Commissione, considerato in tal modo il suddetto Fondo ha introdotto una distorsione profonda determinando anche danni – innanzitutto alla fiducia nelle banche e nel risparmio – che non possono essere taciuti e non possono essere senza conseguenze. Ma in ciò non vi è alcuna attitudine anti Ue o anti Eurozona. Anzi, la migliore, più efficace difesa dell’adesione all’integrazione comunitaria sta anche nel rilevare gli errori, soprattutto se gravi, commessi dalle istituzioni europee e nel sollecitare a porvi rimedio. Anche in questo comportamento sta l’auspicato esercizio di una sovranità a livello superiore a quello nazionale. Diversamente, queste situazioni diventano dominio degli euroscettici e dei sovranisti – che paradossalmente avrebbero ragione nel sostenere una partecipazione meramente subalterna all’Unione – con tutte le chiaramente prevedibili conseguenze. Con i più cordiali saluti.

Angelo De Mattia

 

Al direttore - Il mercato delle droghe è un mercato del “venditore”: è oligopolistico al centro, ha una consistente fascia di operatori a livello intermedio e una gestione polverizzata dei punti vendita in periferia. La vendita è in mano alla criminalità organizzata che pianifica gli approvvigionamenti, definisce la dinamica dei prezzi e canalizza il mercato verso un prodotto. Spesso si coinvolgono i consumatori nella fase terminale dello spaccio, si riducono alcune droghe per spingerne altre, si spinge l’offerta contemporanea di varie droghe per incentivare la polidipendenza o droghe a prezzi promozionali per spingere un prodotto particolare. E’ una notizia di qualche giorno fa su alcuni giornali che la mafia albanese sta guidando la spinta dell’eroina sul mercato italiano. Sotto di loro, a controllare lo spaccio al dettaglio c’è la criminalità comune. Vedendo i morti di overdose negli ultimi giorni diventa strategico che il governo, investa in educazione, prevenzione e cura, perché se è vero che quello della droga è un mercato del venditore, bisogna anche dire che l’offerta esiste perché c’è una domanda e la domanda c’è, non perché il prodotto è proibito, ma perché corrisponde ad un bisogno la cui origine è psicologica. La domanda di droga se non affrontata in maniera adeguata, continuerà a crescere. Ne va della sicurezza dei nostri figli.

Andrea Zirilli

 


 

Al direttore - Il collasso politico e morale della giunta Raggi è forse al suo epilogo. Nella Capitale è cambiata la geografia del potere, ma l’anima della città in fondo è rimasta la stessa: storie di ordinaria disonestà, di affaristi della domenica, di piccole tangenti, di bustarelle alle clientele e di favori alle corporazioni. Rimane cioè – oggi come ieri – senza “grandi peccatori”. Come scriveva Ennio Flaiano mezzo secolo fa, insieme al denaro la sola grande attrazione resta il sesso. Ma “questa inclinazione del romano verso la Donna non prende mai l’aspetto del rovinoso vizio e della passione. Il Sesso è un conforto, anch’esso vagamente parafamiliare. L’estate scorsa è venuta a Roma Lily Niagara a fare spettacoli di spogliarello. Dopo quattro giorni, nel locale dove lavorava, si entrava con la riduzione dell’Enal” (“La solitudine del satiro”). In altre parole: il vizio a Roma è sempre stato razionale e utilitario, un fatto esteriore, un costume, una moda. Sta qui anche il carattere profondamente meschino della corruzione che infetta la sua società politica e civile. Ci voleva solo la penna di qualche infoiato giornalista per immaginare che i Cinquestelle ne fossero immuni per grazia divina.

Michele Magno

 

Scriveva Benedetto Croce che: “L’ideale che canta nell’anima di tutti gli imbecilli e prende forma nelle non cantate prose delle loro invettive e declamazioni e utopie, è quello di una sorta di areopago, composto di onest’uomini, ai quali dovrebbero affidarsi gli affari del proprio paese”. Io non so se a Roma De Vito, Frongia, Lanzalone, Marra siano dei furfanti: non lo decidiamo noi, non lo decide Rousseau, non lo deciderà il circo mediatico-giudiziario. So però che ogni giorno il sindaco di Roma ci ricorda che chi si candida a governare una città o un paese mostrando come unica qualità la presunta onestà di solito lo fa perché è incapace. E’ il grillismo, bellezza.

 


 

Al direttore - Ho letto con stupore, a causa delle numerose inesattezze, l’articolo pubblicato ieri “No governo, no party” di Valerio Valentini. Non ho mai detto al giornalista che se FdI non entra al governo si estingue, così come che l’accesso all’esecutivo è l’unica soluzione alle nostre ambiguità. Ho piuttosto ribadito che la nostra linea politica è chiara, quella di un’opposizione patriottica che ci porta a fare scelte in Parlamento soltanto sulla base degli interessi degli italiani. Inoltre i sondaggi e le recenti elezioni regionali, dall’Abruzzo alla Sardegna, indicano che nel centrodestra oltre alla Lega Fratelli d’Italia è l’unica forza politica che cresce. A conferma che gli italiani premiano la linea politica che Giorgia Meloni ha tracciato. Perciò, altro che “No governo, no party”, il nostro party è stare alla larga da questo governo. La ringrazio per lo spazio che vorrà concedermi.Distinti saluti.

Sen. Achille Totaro

 

Risponde Valerio Valentini. Non so a quale giornalista il senatore Totaro abbia detto le cose che scrive qui. A me, no. A me, ha detto esattamente quello che ho riportato nel pezzo citato.