Il dramma di un paese che si avvicina all'iceberg senza una scialuppa

Al direttore - Salta il limite delle due manovre!

Giuseppe De Filippi

 


 

Al direttore - Dovrebbe apparire intollerabile che si muova nei confronti della Banca d’Italia una dissennata triade composta da attacchi alle nomine di vertice di competenza del Consiglio superiore unitamente a quelle concernenti l’Ivass, alle riserve auree e all’indipendenza, da ultimo con lo strampalato disegno di nazionalizzazione. Ci si dovrebbe domandare quale furore “destruens” possa alimentare una tale strategia – se a essa si può dare questo nome che è nobilitante – nei confronti di una istituzione che rende onore al paese e che gode di alta credibilità a livello internazionale. Un attacco della specie, attraverso iniziative normative che calpestano l’autonomia e indipendenza della Banca e contrastano frontalmente con il Trattato Ue e con la Costituzione italiana, non era stato mai mosso, neppure durante il fascismo. Addirittura, siamo alla “pochade”: si pensa di statizzare l’Istituto, verosimilmente per costruire una Gosbank sovietica, facendo rimborsare i partecipanti al capitale con le risorse finanziarie dello stesso Istituto. Ma ciò che stupisce è il silenzio del presidente del Consiglio. Forse attende ancora che si giochi non so quale partita tra le due forze della maggioranza per potere arbitrare? E i poteri di indirizzo e di guida che la Costituzione gli dà come potere-dovere? Possibile che per ora sia solo spettatore? A questo punto non ci si potrà che rivolgere al Quirinale, anche perché sono tuttora in sospeso due decisioni sulle quali rigorosamente è stato attivato il prescritto iter: la conferma del vicedirettore generale di Luigi Federico Signorini, deliberata dal Consiglio superiore dell’Istituto e, del pari, la conferma del secondo componente esterno dell’Ivass. Si vogliono almeno rispettare le norme e le relative competenze? Ella, direttore, che con il Foglio fa riferimento al popolo che abbocca a tutto, come giudica questa situazione, che a me pare di infimo livello? Con i migliori saluti.

Angelo De Mattia

 

In nove mesi l’Italia è diventato un paese inaffidabile, che non riesce a rassicurare gli investitori internazionali, non riesce a creare lavoro, non riesce a frenare la decrescita, non riesce e anzi non vuole far ripartire gli investimenti. Ignazio Visco, in un importante discorso fatto a inizio febbraio al Forex, ha detto che la situazione economica italiana è molto delicata e che “le condizioni dei mercati finanziari rimangono tese”. “Rispetto al picco della scorsa primavera – ha detto Visco – i corsi azionari sono calati del 12 per cento nell’area dell’euro e del 17 in Italia; nello stesso periodo i rendimenti delle obbligazioni private sono aumentati rispettivamente di 40 e 100 punti base (all’1,6 e al 2,5 per cento). La divergenza rispetto alla media dell’area è stata più marcata nel settore bancario, dove gli indici di Borsa sono diminuiti in media di quasi il 40 per cento, a fronte di un calo del 30 nell’area dell’euro, e i rendimenti delle obbligazioni sono quasi raddoppiati, al 2,4 per cento, contro un aumento medio di 0,3 punti percentuali nel complesso dell’area”. Un paese che si ritrova in queste condizioni ha la necessità di fare tutto ciò che è necessario fare per combattere il clima di sfiducia. Ma un paese che sceglie di trasformare le autorità indipendenti non in bastioni da proteggere ma in avversari da abbattere è un paese che ha scelto di avvicinarsi a un iceberg senza avere neppure una scialuppa di salvataggio.

 


 

Al direttore - Ieri a “Omnibus” il giornalista del Fatto Antonello Caporale ha chiesto al deputato del M5s Alvise Maniero, faccia sveglia, se nel mondo esistono esempi di trasmissione della leadership per via ereditaria simili al caso di Casaleggio. Risposta di Maniero: “Nelle dittature esiste, Kim Jong-un…”. Gioco, partita, incontro.

Marco Moroni

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