Il cambiamento: poco boom, molti boomerang. Giusto appello per il Venezuela

Le lettere al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Mi porto avanti: tradizione millenaria a 5 stelle è dare ancora la colpa al Pd.

Giuseppe De Filippi

  


 

Al direttore - L’Italia rischia di diventare il “sick man” d’Europa: è la stessa denominazione, traducendo il titolo di un corsivo del Foglio, che a suo tempo fu affibbiata alla Germania per la situazione in cui versava dalla quale essa seppe, però, risalire con decise riforme strutturali, a cominciare da quelle del mercato del lavoro. Oggi, non solo, come giustamente scrivete, l’èra salviniana dello “spread me lo mangio a colazione” dovrebbe essere finita, ma dovrebbe anche terminare la costante conferma delle proprie stime da parte del governo, come se niente fosse accaduto e, più in particolare, nonostante che tutti i previsori nazionali e internazionali segnalino drastici tagli all’incremento del pil in quest’anno e nei successivi due. Una conferma, in effetti, priva di adeguate motivazioni e disconoscente il fatto che gli eventuali impatti del reddito di cittadinanza e della quota cento sono compresi nelle stime pessimistiche. In effetti, si vuole evitare, così, di aprire il capitolo di una manovra integrativa prima delle elezioni europee. Ma il temporeggiamento nella pericolosa attesa di un evento taumaturgico non potrà che aggravare la situazione che comunque richiede misure organiche efficaci, considerata l’inadeguatezza della legge di Bilancio. E ciò sarebbe necessario anche se non esistessero le regole europee; insomma, per noi stessi e per evitare che l’Italia torni a essere un vaso di coccio costretto a viaggiare con vasi di ferro. Con i più cordiali saluti.

Angelo De Mattia

 

Isolati, indebitati, spendaccioni, assistenzialisti, autolesionisti, recessivi, giustizialisti, improduttivi. Il cambiamento, come testimoniano anche i dati sulla produzione industriale di dicembre, meno 5,5 per cento, peggior dato dal 2012 a oggi, per il momento più che un magnifico boom è un maledetto boomerang.


  

Al direttore - Il Venezuela è preda di una drammatica crisi politica, istituzionale, economica e umanitaria. Le ragioni sono sotto gli occhi di tutti coloro che le vogliano vedere. Il regime chavista di Nicolás Maduro è in guerra con il suo stesso popolo, ne ha cancellato i diritti democratici e le libertà, lo ha condotto alla povertà e alla miseria. L’esperimento “bolivariano” ha distrutto l’economia di un paese dalle grandi potenzialità, trascinando nella povertà la metà della popolazione. L’iperinflazione ha distrutto ogni ricchezza. Milioni di persone sono fuggite dal paese. Il tasso di mortalità ha raggiunto livelli altissimi. Le persone muoiono per mancanza di cure mediche, per lo smantellamento del sistema sanitario e per la carenza di medicinali e attrezzature. Una percentuale altissima di bambini è a rischio vita per malnutrizione. Ancora una volta la negazione della libertà e della democrazia determina un cruento conflitto sociale. L’esautoramento illegittimo del Parlamento liberamente eletto nel dicembre 2015, con una larga maggioranza antiregime, è all’origine della grave emergenza venezuelana. Siamo innanzi a un fallimento politico non dovuto a ingerenze esterne, ma alle scelte autoritarie, dissennate, compiute in piena autonomia da un gruppo dirigente che da anni detiene il potere facendo leva sulla sopraffazione e l’illegalità. Il tasso di violenza è allarmante, la criminalità fuori controllo e la repressione governativa sempre più sanguinosa. Il regime, secondo i principali osservatori internazionali, è artefice di migliaia di casi di tortura, i diritti democratici sono calpestati, le istituzioni repubblicane sono vilipese e usurpate da un’oligarchia corrotta e incapace. Juan Guaidó, presidente pro tempore, esprime la reazione legittima del Parlamento liberamente eletto, ai sensi della Costituzione, espressione di un popolo che nessun imbroglio ha potuto e potrà esautorare, mentre illegali e illegittime sono le elezioni presidenziali dello scorso maggio. Il regime è quindi la causa dei problemi del Venezuela e non può in alcun modo concorrere alla soluzione. Siamo preoccupati per la sorte e le condizioni in cui versa il popolo venezuelano che, tra l’altro, accoglie una delle più importanti comunità italiane dell’America latina cui va la nostra vicinanza. Il governo italiano non può comportarsi in modo pilatesco e fare uscire il nostro paese dal novero delle grandi nazioni che tengono alto il vessillo della democrazia, della libertà e dell’autodeterminazione dei popoli. L’Italia riconosca il legittimo presidente ad interim del Venezuela e il suo impegno affinché si dia corso a una transizione democratica verso libere elezioni che restaurino con esse la legalità costituzionale. Facciamo in modo che si attivi una solidarietà che resti viva fino a quando i venezuelani non riusciranno a conquistare un futuro di libertà, di indipendenza e di progresso.

Stefania Craxi

 

Sacrosanto. Chi vuole può sottoscrivere l’appello qui: [email protected].

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