Matteo Salvini e Luigi Di Maio (elaborazione grafica Il Foglio)

Ceppa o inceppato? Il Pd in Puglia si iscrive alla Casaleggio Associati

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Governo inceppato!

Giuseppe De Filippi

 

E in modalità rutto libero.

 

Al direttore - Lei è troppo ottimista. Il consenso di cui godono Salvini e Di Maio non dipende dalla fuffa delle loro promesse. Gli italiani lo hanno già capito. La verità è che i populisti hanno saputo intercettare una trasformazione profonda della società. Hanno sdoganato i sentimenti di odio e invidia, liberato gli spiriti maligni, i pregiudizi, i disvalori che covano dentro ciascuno di noi e che sono rimossi attraverso l’educazione, lo studio, la cultura alla tolleranza e la crescita civile. “Non vergognarti più del mister Hyde che è in te”, potrebbe essere il loro viatico.

Giuliano Cazzola

 

Salvini e Di Maio farebbero bene a rileggersi un formidabile aforisma di George Bernard Shaw: “Uno è tanto più rispettabile quante più sono le cose di cui si vergogna”. Non provare più vergogna per nulla in effetti è a suo modo un cambiamento.

 

Al direttore - In un libro pubblicato nel 1939, “Eretici italiani del Cinquecento”, lo storico Delio Cantimori accenna a quella forma di “dissimulazione ragionata” che al tempo della Riforma era nota col nome di nicodemismo, consistente nella giustificazione dottrinaria del comportamento di coloro i quali “tenevano celata la propria fede, aspettando per manifestarla che cessasse il timore del martirio”. Forse una forma di nicodemismo può essere considerata anche la mia decisione di sospendere la propria fiducia nel Pd, almeno fino a quando non cesserà di tormentare iscritti e militanti con le sue lotte intestine e le sue irresolutezze strategiche. Riemerse con forza in una campagna congressuale confusa e interminabile, hanno prodotto molti aspiranti segretari e scarse idee condivise su leadership, alleanze, programma, organizzazione del partito. Ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso di chi scrive è stata l’incredibile ricandidatura ante litteram di Michele Emiliano a governatore della Puglia, dove le elezioni regionali si terranno tra due anni. Devo presumere, dato il loro silenzio, con l’assenso dei vertici romani dei democratici. Vista dall’alto, questa scelta è un suicidio politico. Vista dal basso, è il sintomo di una potente sindrome sadica. In una delle sue magistrali lezioni di filosofia morale, Hannah Arendt osservava che il sadismo è curiosamente assente nel catalogo canonico dei vizi umani. Eppure il puro piacere di infliggere il dolore e di contemplare la sofferenza dovrebbe essere considerato il vizio di tutti i vizi. Per secoli è stato rappresentato solo nella letteratura pornografica e nell’arte della perversione. Oggi, invece, sembra praticato liberamente e alla luce del sole dalle parti di Largo del Nazareno. Tertulliano e Tommaso d’Aquino annoveravano, in perfetta innocenza, la visione dei dannati all’inferno tra i piaceri che attendono i santi in paradiso. Gli attuali dirigenti del Pd non sono santi, e quindi non avranno questa opportunità. Ma anche per loro dovrebbe valere la prescrizione somma dell’etica cristiana: “Non fare agli altri ciò che non desideri sia fatto a te stesso”.

Michele Magno

 

Il Pd in Puglia ha scelto di diventare una costola più estremista della Casaleggio Associati.

 

Al direttore - Come il Foglio del 16 novembre ha notato, alla base della tentata controriforma delle Bcc, da parte del senatore Alberto Bagnai vi è una visione distorta del localismo. Ai tempi il governatore Ciampi, nell’affrontare temi riguardanti banche locali, parlava di un localismo correttamente inteso e che possiamo ora dire interprete del principio di sussidiarietà. L’attenzione alle banche locali è stata costante nella Banca d’Italia, a cominciare da Antonio Fazio. Ma la difesa dell’istituto locale non può prescindere dalla cura della stabilità e dalla sana e prudente gestione. La legge che si vuole smontare opera una equilibrata sintesi tra l’arte pura del banchiere e le finalità solidaristiche delle Bcc. Queste hanno bisogno di un baluardo centrale per un sostegno nella governance, nell’assetto patrimoniale, nell’efficienza della gestione e per i casi di difficoltà. Il gruppo al quale la Bcc aderisce è una protezione. Stabilire la volontarietà come si vorrebbe fare, e non la obbligatorietà, della partecipazione al gruppo stesso può corrispondere alla volontà solo di poche grandi Bcc. E qui sta il germe, al quale il Foglio fa riferimento, della lottizzazione partitica. Di questo passo, visto quanto si starebbe progettando per altre istituzioni, organi e imprese le spartizioni della prima Repubblica, se non altro per lo stile, impallidirebbero. Almeno, allora Andreatta scelse professori di alto livello; ora siamo alla selezione dei dipendenti.

Angelo De Mattia

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